
Quella fu un'epoca straordinaria, quella di Dante e di Giotto, quella in cui si costruirono cattedrali di una bellezza sublime, in grado di sfidare i secoli: ci ha insegnato che il valore più alto della libertà è rimanere sempre al fianco della stessa persona.Mancanza di empatia Con il termine capacità empatica si intende la capacità di comprendere gli altri, di partecipare ai loro sentimenti, di capirne le intime motivazioni. Tenendo presente che l'incomprensione sta ai rapporti umani come l'attrito sta ai fenomeni fisici - ovvero, è sempre presente - è meglio avere un po' di comprensione della mente altrui. Coloro che ne sono privi rischiano, infatti, di avere comportamenti perfino feroci, visto che non capiscono il dolore che infliggono agli altri. Soprattutto, rischiano di perdere le persone che hanno intorno nella vita quotidiana. A volte, semplicemente per la spettacolare capacità di dire la cosa sbagliata, al momento sbagliato, con il tono di voce sbagliato. Altre, perché le persone si stancano dei loro modi. La mancanza di capacità empatica, poi, rende il mondo imprevedibile. Mentre per renderlo più chiaro bastano alcune note elementari sul sentire umano.Tutti noi, esseri umani, ci relazioniamo con gli altri seguendo linee direttive che sono innate, genetiche. L'etologia e la neurobiologia hanno sostituito al vecchio termine di «istinto», quello di «sistema relazionale». Il primo istinto, il primo sistema motivazionale del bambino che viene al mondo, è l'attaccamento. L'attaccamento è la forza che spinge il neonato verso il papà e la mamma. L'attaccamento equivale a una richiesta di cura. Il neonato viene già al mondo sapendo che deve esserci qualcuno che non solo lo tiene caldo e gli dà il latte, ma lo coccola, gli parla e gli vuole bene. Se questo non succede, il sistema limbico - ovvero quell'insieme di strutture cerebrali interconnesse tra loro conosciuto anche come «cervello emotivo» - deraglia. La necessità del bambino di essere amato è una scoperta recentissima. Risale all'osservazione di John Bowlby medico e psicanalista britannico che elaborò la «teoria dell'attaccamento» dopo aver osservato l'assoluta disperazione dei bambini in orfanotrofio nel secondo dopoguerra. Un lavoro iniziato nel 1951 per l'Organizzazione mondiale della Sanità e poi sfociato in una sua trilogia fra il 1969 e il 1980. Fino a questa data, la scienza ufficiale non annoverava tra i suoi valori il concetto che un bambino non amato diventa un adulto deficitario. In pratica, la scienza ufficiale non aveva ancora capito che per un bambino anche piccolissimo la mancanza di affetto è una sofferenza terribile, è la sofferenza per antonomasia. I successivi sistemi di sviluppo sono 1. l'affiliazione al gruppo; 2. la competizione; 3. la cooperazione; 4. la sessualità; 5. l'accudimento, quando sarà il proprio turno di essere genitori.Affinché ogni successivo sistema di sviluppo si possa evolvere adeguatamente il sistema o i sistemi precedenti devono essere stati sperimentati in modo soddisfacente. Se il sistema dell'attaccamento non ha funzionato bene il danno sarà a carico di quella che con termine scientifico chiamiamo «metaconoscenza», la comprensione delle dinamiche di apprendimento o, con una parola più moderna, «intelligenza emotiva». Se l'attaccamento è stato deficitario, non si forma la capacità di sentire gli altri come essere simili a noi e neppure quella di capire i sentimenti degli altri e di risentirli dentro di noi. L'altro resta solo una cosa, un oggetto. Un bimbo di dodici mesi che, vedendo un suo coetaneo piangere, scoppia a piangere anche lui di sicuro ha un alto quoziente di intelligenza emotiva. Lo stesso si può dire se un bambino di diciotto mesi, vedendo un altro bambino piangere, cerca di consolarlo dandogli un giocattolo o cercando di portarlo dalla propria mamma. Viceversa, i serial killer, i torturatori e quelli che buttano sassi dal cavalcavia non hanno la capacità di sentire il dolore degli altri e di soffrirne. Non solo sono un pericolo costante per il resto della società, ma vivono malissimo. Non sono in grado di capire i propri amici, i coniugi, i datori di lavoro e i propri figli. Passano la vita a non capire perché, a un certo punto, gli altri se ne vanno lasciandoli soli. Quando questo succede la loro incapacità di sentire gli altri come altro e non come cosa, magari li spingerà a imbracciare il fucile e sparare per sfogare la rabbia dell'abbandono, esattamente come un bambino prende a calci il giocattolo che non funziona.Anche i grandi dittatori perdono per la loro mancanza di comprensione empatica. Adolf Hitler dichiarò che avrebbe conquistato il mondo. Ma il mondo non ne volle sapere. Lui non se lo aspettava. Così come Lord Voldemort, il cattivo mago oscuro di Harry Potter, non si aspetta che una donna sua seguace, alla fine, ami suo marito e suo figlio più di lui. Quindi, non prevede l'ovvio tradimento di lei proprio mentre sta per eliminare il marito e il figlio. Semplicemente, non prevede che coloro che amano combattono per coloro che amano.Marcia delle donnePeriodicamente le donne del mondo occidentale marciano. Ci sono grandi cartelli. Qualche volta c'è scritto io sono mia - e questo potrebbe essere uno slogan carino anche se, in effetti, un po' triste - oppure ci sono frasi più sottilmente creative sulle frontiere aperte della propria anatomia, oppure riferimenti al termine popolare dell'erotismo orale che fa rima col cognome di un uomo politico. Domanda: e se la stessa cosa la scrivesse un uomo? Orrore, accusa di sessismo, espulsione dal genere umano.Le donne non hanno marciato per le sorelle condannate a morte dai talebani per aver mostrato una caviglia scoperta da una folata di vento. Le donne non hanno marciato per la dodicenne lapidata in Iran. Le donne non hanno marciato per le bambine cristiane e yazide stuprate a Mosul, vendute come oggetti sessuali per pochi dollari. Le donne occidentali, invece, dovrebbero battersi sempre per le altre donne. E non solo. Nell'agosto del 1990, al congresso del Cairo, i paesi islamici stabilirono (sotto il nome di Libertà dell'Uomo islamico) di seguire la Umma, l'introduzione della Sharia come legge dello Stato. La dichiarazione vieta l'uccisione di un essere umano, salvo i casi previsti dalla Umma come l'adulterio, l'apostasia e la blasfemia. Lo stesso vale per il divieto di mutilare un essere umano (ammettendo, per esempio, il taglio della mano destra ai ladri). Ecco, questa è una cosa per cui marciare.MatrimonioIl matrimonio è fatto di amore, fedeltà e capacità di perdono. Come la castità, anche la fedeltà - impossibile negarlo - è un valore medioevale, appartiene cioè ad un'epoca straordinaria: quel tempo incredibile quando capomastri semianalfabeti costruivano cattedrali di una bellezza sublime e in grado di sfidare i secoli (in assoluto, le mie opere architettoniche preferite). In questa epoca, Dante Alighieri scriveva la Divina Commedia (in assoluto, il mio libro preferito), Giotto affrescava la sua Natività (in assoluto, l'immagine artistica che preferisco). La fedeltà, come la castità, è qualcosa per gente seria. Gli isterici sempre in balia delle proprie emozioni, non sono in grado di tenere fede a questo impegno e, anzi, lo disprezzano. Nel loro totale squilibrio, la ritengono una perdita di libertà. La fedeltà, invece, è la più alta forma di libertà: la sublime libertà di tenere fede. Se tu morirai prima di me, io ti terrò la mano. Se io morirò prima di te, tu mi terrai la mano. Dopo aver giurato fedeltà non non ci innamoriamo di nessun altro, perché quando sei concentrato su qualcuno, lealmente disposta a sostenerlo sempre, non puoi innamorarti di altri. L'innamoramento nasce nel cervello, non nel cuore, nasce cioè nello stesso posto dove c'è il pensiero. Se il pensiero non lo vuole, l'innamoramento non avviene. Quindi, noi cavalieri medioevali teniamo fede. Anche fare l'amore ha senso solo con la persona che amiamo e che resta per tutta la vita all'interno di un nostro impegno. Perché il corpo umano paga alla promiscuità sessuale un costo altissimo e la mente ancora più grave. E poi c'è la sessualità sacra, quella all'interno di un rapporto di fedeltà, di unicità, dopo essersi giurati amore e fedeltà reciproca davanti a Dio, fino alla fine dei propri giorni in vita. Ma questa è roba per noi, cavalieri medioevali, questa non è roba per tutti, mi dispiace. Occorre essere senza paura. Chi è terrorizzato di perdere la sua libertà, chi è in balia del «ma se poi cambio idea», non ce la può fare. Quindi, signori, io cavaliere medievale vi saluto e vado a dirmi il Rosario.
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