2025-11-02
Burioni sproloquia anche sul morbillo
Roberto Burioni (Imagoeconomica)
Su «Repubblica» parla di epidemia e morti in Italia prima della Lorenzin: nel 2016 i decessi furono zero.C’è un’epidemia che sta colpendo il nostro Paese, quella delle sciocchezze che stanno diffondendo i nostri scienziati pur di continuare a presidiare gli spazi gentilmente offerti dai media. Ha dato il «la» l’infettivologo dell’Ospedale San Martino di Genova, Matteo Bassetti, scrivendo su X che «bere acqua dalle bottiglie di plastica è come mangiare una carta di credito a settimana». Bacchettato pesantemente dalla federazione Mineracqua, il coraggioso studioso di microplastiche ha dovuto chinare il capo e cancellare il tweet. Gli ha fatto eco, dalle colonne di Repubblica, il collega Roberto Burioni. Il lungo articolo del virologo dell’Ospedale San Raffaele era dedicato al suo addio ai social network, annunciato mercoledì su X. Decantando una velleitaria correlazione tra la sua attività di divulgatore scientifico iniziata nel 2015 («tutto incominciò con la mia presenza in una trasmissione in prima serata sulla Rai») e un non meglio precisato progresso dell’informazione scientifica («non ho ovviamente alcuna prova di quanto siano stati rilevanti i miei interventi, ma la stampa iniziò a parlare in maniera più corretta di argomenti scientifici»), Burioni ha infilato, nelle prime righe del suo scritto, una «lieve» imprecisione sul morbillo. «Quando dieci anni fa cominciai la mia attività di divulgazione su temi scientifici la situazione, almeno per i vaccini, era disastrosa: le coperture erano in caduta libera e in Italia, per il morbillo, avevamo percentuali inferiori a quelle del Ghana. Le conseguenze arrivarono l’anno dopo con un’epidemia che fece contare migliaia di casi e diversi morti». Ebbene, l’anno successivo era il 2016 e i bollettini dell’epoca, ancora presenti sul sito di Epicentro, non registrarono alcuna «epidemia»: i dati nazionali della Sorveglianza Integrata del Morbillo e della Rosolia nel mese di novembre 2016 segnalarono 726 casi (dei quali 510 confermati, 131 possibili e 85 probabili) dall’inizio dell’anno e, nota bene, nessun decesso; un dato molto simile a quello registrato nel 2024 (753 casi, nonostante l’obbligo vaccinale contro il morbillo, che nel 2016 ancora non c’era). I dati europei all’epoca andarono nella stessa direzione: dall’1 novembre 2015 al 31 ottobre 2016 furono segnalati, in ben 30 Paesi dell’Ue/Eea (dunque non soltanto gli Stati membri), 3.037 casi e furono riportati sette decessi per morbillo, di cui sei in Romania e uno nel Regno Unito. Numeri non esattamente combacianti con la definizione di «epidemia». Soprattutto se si tengono presenti i dati degli anni precedenti ma anche successivi: oltre 5.000 casi nel solo Regno Unito nel 2008 e nel 2009, 4.211 nel 2012, 6.193 nel 2013, già scesi a 1.850 nel 2014 (senza alcuna imposizione vaccinale, peraltro). Si cita il Regno Unito perché l’allora ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, che stava per introdurre l’obbligo per dieci vaccinazioni - tra le quali, appunto, il morbillo - negli anni precedenti l’introduzione della legge del 2017 andò spesso in televisione in «format Burioni»: nel 2014, a Porta a Porta, disse che a Londra nel 2013 erano morti 270 bambini di morbillo, balla ribadita l’anno dopo a Piazzapulita, con buona pace dei dati dell’Ons, l’Istat britannico, che riportava nel 2013 un solo morto, adulto, per una forma acuta di morbillo e nel 2014 nessun decesso. Il vizietto dell’allarmismo, insomma, esisteva anche prima del Covid e - tra i media sedicenti indipendenti - nessuno si prendeva la briga di obiettare, sollevare dubbi, correggere. La scommessa di Burioni, dunque, appare coraggiosa: nel trasferirsi sulla piattaforma Substack, il virologo chiede ai suoi followers di aderire pagando una piccola quota («non mi arricchirà certamente, servirà per ora a tenere lontani quelli che non sono interessati») per pubblicare questo tipo di «news». E chissà in quanti lo seguiranno.