2023-03-30
Le case di Milano spartite tra rom e africani
La sede Aler Milano in viale Romagna (Ansa)
Gli alloggi popolari sono ormai in balia degli stranieri: si contano quattro occupazioni al giorno. Le bande gestiscono perfino affitti e vendite. Tutto contro la legge, ma gli sgomberi sono un’eccezione. E con la prevista ondata di tunisini in arrivo si rischiano tumulti.Si stanno spartendo Milano. Rom e nordafricani hanno messo le mani sulla città. Non solo l’aumento dei borseggi sui mezzi pubblici e di altre forme di microcriminalità diffusa e capillare su tutto il territorio, ma da qualche tempo, è in atto l’occupazione progressiva e sistematica degli alloggi popolari. Li favorisce una normativa che paradossalmente garantisce quasi l’impunità agli abusivi, come accade ai borseggiatori, penalizzando coloro che avrebbero il diritto, perché indigenti, a una casa popolare. Ad aumentare la tensione c’è l’arrivo in massa degli immigrati dalla Tunisia. Milano sta cambiando volto. È una città sempre più polarizzata: da una parte i quartieri iper esclusivi abitati da una ristretta cerchia di super ricchi, dall’altra le aree periferiche con gli alloggi popolari preda delle occupazioni, e in mezzo, schiacciato, il ceto medio alle prese con il carovita e i prezzi stellari degli immobili, spinto ai margini della città, in balia dei soprusi quotidiani della malavita africana e rom. Una situazione esplosiva.Il meccanismo delle occupazioni è a macchia d’olio. I rom prendono di mira un quartiere, servendosi delle segnalazioni di qualche famiglia della stessa etnia in loco, studiano la situazione e appena un alloggio si libera, sfondano la porta e se ne impossessano. Si espandono a raggiera con occupazioni progressive fino ad avere il controllo di tutta un’area. A lanciare l’allarme è il presidente dell’Aler Milano, la più grande azienda di gestione di edilizia popolare in Italia, Angelo Sala. Il rapporto tra inquilini italiani e stranieri si è invertito negli ultimi anni. Su 47.000 alloggi, circa 2.900 sono abitati abusivamente. Si contano circa 4 occupazioni al giorno. E ora c’è anche il rischio dell’ondata dei migranti che fuggono dalla Tunisia. «L’Aler Milano ha una rotazione di circa 1.200 appartamenti l’anno e appena si liberano, i rom li occupano. Il meccanismo è lo stesso usato dalle borseggiatrici», spiega Sala. «Non occorre avere la pancia di una donna in gravidanza, basta dichiarare di essere incinte e si diventa intoccabili». Per avere un’idea di come occupano in modo massiccio il territorio, Sala fa l’esempio di via Bolla dove a novembre scorso è stata sgomberata una palazzina con 156 alloggi di cui 90 abitati abusivamente. «C’erano 56 famiglie, tutte rom. Un’intera comunità si era impossessata di un immobile. Quando sono stati sgomberati i campi dei rom, alcuni di loro sono stati sistemati dal Comune nei nostri palazzi. Hanno fatto da sentinelle, così appena si liberava qualche appartamento chiamavano altri della loro etnia e occupavano». Il fenomeno è in continua evoluzione ed è difficile da gestire, afferma il responsabile sicurezza dell’Aler Milano, Mirko Talamona. «C’è un’occupazione progressiva di alcuni quartieri. Ora hanno preso di mira Giambellino-Lorenteggio e qualche area a San Siro. Il meccanismo è ormai consolidato. Noi di fronte alla presenza di minori e di donne incinte, dobbiamo chiedere l’intervento del Comune e dei servizi sociali che hanno il compito di valutare lo stato di necessità dell’occupante e proporre una sistemazione alternativa provvisoria. Ma questi occupanti quasi sempre la rifiutano in modo categorico, anche perché sanno che nessuno può mandarli via da dove sono». Così, mentre per tante famiglie in difficoltà economica, una casa popolare è un miraggio e sono costrette a lunghe file d’attesa, le famiglie di zingari (si possono ancora chiamare così senza essere tacciati di razzismo?!) hanno anche la possibilità di scegliere la sistemazione a loro più gradita. «Se non escono nell’immediato durante la fragranza dell’occupazione abusiva, bisogna organizzare un intervento più importante con le forze dell’ordine che diventa uno sgombero programmato. Questo incide in termini di risorse economiche sia per l’Aler Milano sia per le istituzioni. Ogni famiglia sloggiata costa all’azienda dai 3.000 ai 4.000 euro a cui si aggiungono le risorse messe dalle forze dell’ordine. Si arriva anche a 6.000 euro complessivi», spiega il manager. Nonostante il monitoraggio giornaliero, h24, per cercare di prevenire il fenomeno, gestire tutto il territorio di Milano è complesso. «Noi interveniamo in base alle segnalazioni che ci arrivano e spesso gli inquilini hanno difficoltà ad esporsi per paura delle ritorsioni. Quindi ci capita di venire a conoscenza dell’inserimento di abusivi negli appartamenti, solo alcuni giorni dopo. Ci sono vere e proprie bande organizzate che prendono i locali e chiedono agli occupanti il pagamento di una sorta di affitto, se la permanenza è provvisoria, da 200 a 300 euro mensili in media, ma anche di più in base alla tipologia dell’alloggio e al quartiere, oppure vendono proprio l’alloggio e in questo caso si va da 1.000 a 3.000 euro. Non sono cifre da poco». L’unica arma che ha l’Aler per fermare il fenomeno è di querelare l’occupante abusivo ma la semplice querela di certo non spaventa i rom che sanno bene di riuscire a farla franca nella maggior parte delle situazioni, conoscono le leggi meglio di un avvocato e sono consapevoli che effettuare uno sgombero è complicato e oneroso. Il prefetto di Milano ha aggiornato il piano operativo, dando una maggiore incisività all’intervento congiunto dell’Aler e delle forze dell’ordine ma è come voler arginare il mare con un muro. «Finché non si usa fermezza non se ne esce» avverte il presidente Sala. E ora c’è il rischio dell’ondata di immigrati tunisini. La città è una polveriera.
Ursula von der Leyen (Ansa)
Antonio Filosa, ad Stellantis (Ansa)
Giancarlo Giorgetti (Ansa)