2020-10-24
Cartelle arretrate per 954 miliardi. Ma non è il momento di riscuoterle
Mazzata finale per le imprese piegate dal virus. Serve un vero condono mirato.Sembra, diciamo sembra, che dal 1° gennaio partiranno le cartelle esattoriali. Cioè 9 milioni di procedimenti di riscossione coattivi, cioè obbligatori, cioè forzosi, cioè che possono arrivare al pignoramento di beni per debiti che i contribuenti italiani hanno nei confronti della pubblica amministrazione. Si tratta di 954,7 miliardi di euro che sono stati accumulati negli ultimi 20 anni. Questo dato, insieme agli altri che stiamo per dare, sono stati comunicati dal direttore dell'Agenzia delle entrate, Ernesto Maria Ruffini, durante l'audizione con la commissione finanze e attività produttive della Camera dei deputati del 22 aprile 2020. Questi debiti dei contribuenti, che per l'Agenzia sono crediti nei confronti degli stessi contribuenti, sono stati accumulati dal 1° gennaio del 2000 al 31 dicembre del 2019 e riguardano 17,4 milioni di contribuenti. L'83,4% riguarda le vere e proprie tasse, il 13,1% è di natura contributiva o previdenziale ed è stato affidato dall'Inps e dall'Inail all'Agenzia, l'1,9% viene dai Comuni, il restante 1,6% viene da Regioni, Casse di previdenza, Camere di commercio, Ordini professionali, eccetera. Un ultimo dato, oltre il 50% del totale secondo Ruffini, cioè 570 miliardi su 954, sarà «difficilmente esigibile» perché 153,1 miliardi sono dovuti da soggetti falliti, 117,9 miliardi sono dovuti da persone decedute o da imprese cessate, 109,5 miliardi dovrebbero arrivare da nullatenenti, che non rappresentano un grado militare ma sono contribuenti che non hanno un euro, cioè che non possono contribuire un fico secco. Queste sono le cifre sulle quali occorre fare qualche considerazione. Ma in questi 20 anni si doveva scegliere l'anno in assoluto peggiore, dal dopoguerra a oggi, per risolvere la questione? È vero che dal 2000 a oggi ci sono stati governi di tutti i colori, ma questo non toglie che il momento attuale sia quello nel quale è più irragionevole pensare di sanare questa situazione. Sarebbe come far mangiare una salsiccia a uno che sta per uscire da una lungo degenza per la cura di problemi epatici gravi. Questo paragone non è un'esagerazione. Chi pensa che lo sia vuol dire che è lontano anni luce dalla realtà. Perché tutti parlano dei 950 miliardi e nessuno dice che 570 non saranno esigibili, cioè disponibili? Forse perché vogliono metterli nel bilancio del prossimo anno in modo da mandarlo in Europa con 1.000 miliardi di entrate che non ci saranno? Ora, noi non pensiamo che le istituzioni europee siano popolate da soggetti simili ai profeti dell'Antico Testamento, da chiaroveggenti o da sapienti del giudaismo antico, pensiamo però che ci sia gente capace di fare le pulci ai bilanci degli Stati membri. Pensano i signori del governo che a questi funzionari europei sia sfuggita la relazione di Ernesto Maria Ruffini? Sappiano che non è così e che saremo accusati di mettere nel bilancio una voce di entrata fasulla. Sanno al governo quanto pesano sulle famiglie e sulle imprese le peraltro necessarie misure anti contagio? Ha detto bene Giorgia Meloni, «come macigni». Vogliamo aggiungere macigno a macigno? Non sarebbe il caso di verificare la cosiddetta capacità dei contribuenti ai quali inviare queste cartelle? Perché inviarle in modo indiscriminato, senza verificare che per alcuni pagare ora è semplicemente impossibile? Ad esempio, per quelli che hanno cartelle sotto i 1.000 euro (e che sono il 45,4 % dei contribuenti interessati e che pesano sul valore complessivo l'1,8%) e per i quali quei 1.000 euro sono esiziali, non si potrebbe pensare a una sanatoria? Ha detto Antonio Misiani, viceministro dell'Economia, che il condono non gli sembra una soluzione giusta perché chi le tasse le paga regolarmente fa la figura del fesso. Bene. Ma qui non è questione di fessi o furbi, è questione di chi può pagare e chi no. Si vada a verificare, anche tra quelli che hanno debiti oltre i 500.000 euro (che sono l'1,3 % dei contribuenti stessi), la loro attuale capacità contributiva, perché magari si tratta di imprese che, in questo momento, stanno provando ad andare avanti, a non licenziare, a mettere i loro risparmi nelle aziende per ripartire. Non si colpisca ad alzo zero, si colpisca in modo chirurgico perché tra questi sì che ci saranno i furbi (che magari quest'anno hanno anche incrementato i loro affari), e si vada su quelli non sugli altri.
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