2023-01-26
Le carte della ragioniera in mano ai pm belgi
Qatargate, il giudice Michel Claise a Milano. Ha ritirato il materiale sequestrato in Italia, in particolare i documenti prelevati nello studio di Monica Rossana Bellini. Pezzo forte il cd con i file su Antonio Panzeri. Moglie e figlia dell’ex sindacalista attendono la libertà. Poi parleranno a Bruxelles.All’insediamento del Csm Sergio Mattarella dice ovvietà ignorando i disastri cui non pose rimedio.Lo speciale contiene due articoli.Trasferta milanese per i magistrati belgi che lavorano all’inchiesta su cosiddetto Qatargate. Il giudice istruttore Michel Claise, titolare dell’indagine, e il procuratore federale Raphael Malagnini, sono sbarcari ieri nel capoluogo lombardo, accompagnati nel viaggio in Italia anche da tre poliziotti dell’anticorruzione e da un tecnico informatico. Da ieri mattina, la delegazione di sei persone sta compulsando il materiale acquisito dalla Procura di Milano durante le perquisizioni, tra cui quello prelevato l’11 dicembre scorso nello studio della commercialista Monica Rossana Bellini. Nell’elenco del materiale sequestrato nello studio della commercialista, finita agli arresti la settimana scorsa, i finanzieri hanno acquisito un intero cd di documenti rinvenuti sul pc della donna attraverso la parola chiave «Panzeri», che potrebbero dare una svolta all’inchiesta. Pier Antonio Panzeri, l’ex eurodeputato arrestato il 9 dicembre scorso, che sta collaborando con gli investigatori belgi, è l’uomo chiave del Qatargate. Sarebbe stato lui infatti la principale interfaccia degli emissari di Doha per ammorbidire a suon di banconote, la posizione degli europarlamentari sulla questione dei diritti umani. Mentre la commercialista, nella richiesta di arresto ed estradizione inviata da Claise in Italia, viene descritta così: «La signora Bellini Monica Rossana sembra aver svolto un ruolo importante nel rimpatrio del contante dal Qatar creando, insieme a Silvia Panzeri, figlia di Pier Antonio, una struttura di società che desse al flusso di denaro una veste legale». Nello studio della donna è stata sequestrata anche tutta la documentazione contabile dello studio legale della figlia di Panzeri, Silvia. Ieri la delegazione belga si è recata in Procura a Milano dove ha incontrato il procuratore capo, Marcello Viola, l’aggiunto, Fabio De Pasquale, e gli ufficiali della Guardia di finanza che guidano le attività investigative sul versante italiano. L’incontro con inquirenti e militari milanesi è stato organizzato non solo per effettuare una serie di attività tecniche, ma anche per fare il punto della situazione e perfezionare un coordinamento.I belgi, molto abbottonati sulle dichiarazioni di Panzeri, che hanno portato alla rinuncia della consegna della figlia e della moglie da parte delle autorità di Bruxelles, hanno promesso di condividere con i colleghi il materiale che verrà considerato di competenza italiana. La magistratura tricolore finora si è limitata a dare esecuzione a ordini di investigazione europei che riguardano tra l’altro lo stesso Panzeri, ex eurodeputato in cella a Bruxelles, sua figlia e sua moglie, e appunto la Bellini. Claise e il suo gruppo stanno operando da ieri mattina negli uffici della Guardia di finanza di Milano, insieme a tecnici informatici e interpreti per lavorare a copie di supporti digitali, analisi e ricerche mirate sui dispositivi, cellulari e computer sequestrati ai membri della famiglia Panzeri. Le attività congiunte, da quanto si apprende, continueranno, nella migliore delle ipotesi, almeno per tutta la giornata di oggi, al fine di circoscrivere il più possibile la mole immensa di materiale, operazione a cui deve seguire una verbalizzazione per poi avviare la trasmissione in Belgio di quello selezionato. Intanto è attesa a breve la revoca della misura cautelare e la messa in libertà della moglie di Panzeri, Maria Dolores Colleoni e della loro figlia Silvia. Dal Belgio è infatti arrivato alla difesa, come detto, un documento con cui la Procura federale ha comunicato di aver rinunciato alla consegna e alla carcerazione delle due donne, ai domiciliari da dicembre, in seguito a un mandato d’arresto europeo. La nota con cui la magistratura belga spiega di non avere più interesse alla consegna è stata inviata ieri pomeriggio da Claise alla presidenza della Corte d’appello di Brescia e girata dal presidente della Corte, Claudio Castelli, ai due collegi che nelle scorse settimane avevano dato il via libera al trasferimento delle due arrestate in un carcere del Belgio.I giudici oggi si riuniranno per la decisione che, salvo colpi di scena, è scontata: revocheranno la misura cautelare con un non luogo a provvedere e quindi le due donne torneranno libere. Come è stato spiegato, in questo caso «particolare» non è necessaria la formalizzazione dell’atto di rinuncia da parte del ministero della Giustizia. Le due indagate avrebbero intenzione di farsi interrogare proprio da Claise, ma in Belgio. Come ha spiegato l’avvocato Angelo De Riso, che con il collega Nicola Colli difende le due signore, non appena saranno rimesse in libertà saranno accompagnate in Belgio per rendere interrogatorio. Sulla loro posizione era in corso una complessa battaglia legale che puntava a evitare la loro estradizione a Bruxelles, facendo leva anche sulle condizioni di detenzione nelle prigioni belghe. Finora però i tentativi dei difensori non avevano avuto alcun successo. Nei giorni scorsi, Michalis Dimitrakopoulos uno dei difensori dell’ex vicepresidente del Parlamento europeo, Eva Kaili, aveva fatto pesanti insinuazioni sui possibili benefici derivanti dalla collaborazione di Panzeri per le due donne. Secondo il legale, Panzeri agirebbe non tanto per garantire sé stesso, quanto per proteggere la moglie e la figlia: «Ora è completamente inaffidabile, e tutto ciò che gli interessa è salvare sua moglie e sua figlia, e qualsiasi cosa gli diano, lui firmerà».<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/carte-ragioniera-mano-pm-belgi-2659310209.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="il-colle-da-la-benedizione-alle-toghe-e-fischietta-sulla-consiliatura-incubo" data-post-id="2659310209" data-published-at="1674678486" data-use-pagination="False"> Il Colle dà la benedizione alle toghe e fischietta sulla consiliatura incubo Dice Repubblica che si è trattato di «un messaggio a Carlo Nordio», perché le parole del Capo dello Stato vanno lette «nel contesto della politica italiana di oggi»: e cioè «il contesto della riforma del regime delle intercettazioni, di cui è protagonista», appunto, il Guardasigilli. Dice Il Corriere della Sera che il presidente della Repubblica «tira un sospiro di sollievo» (sic). Sì, certo, il Quirinale «non dimentica i gravi episodi emersi dallo scandalo Palamara e dal cosiddetto mercato delle carriere». E però - afferma con un singolare grado di tassatività il quotidiano milanese - Sergio Mattarella non sciolse «quel Consiglio sopravvissuto e ora uscente perché non ne ricorrevano le condizioni imposte dalla legge, ossia un blocco di funzionalità». Ma ora - per carità - non si leda l’«autonomia della giurisdizione». Dice infine La Stampa, quanto al futuro, che «l’indipendenza delle toghe è pilastro della democrazia», e, quanto al passato e al mancato scioglimento del vecchio Csm, che «Mattarella rivendica la scelta di allora. Per ben due volte ha ringraziato i consiglieri uscenti del lavoro svolto, con una speciale menzione dedicata al vicepresidente David Ermini, del quale ha lodato responsabilità e alto senso delle istituzioni dimostrati nei passaggi più burrascosi». Conclusione? «Massimo rispetto per i consiglieri uscenti, ai quali va riconosciuto quanto meno l’onore delle armi». Con tutto il rispetto sia per le testate sia per le parole del capo dello Stato, c’è letteralmente da trasecolare. Il Csm che ha concluso la sua attività in questi giorni ha oggettivamente fatto segnare il punto più basso di fiducia dei cittadini nei confronti della giustizia italiana: anzi, dal correntismo al rischio di politicizzazione, le vicende di questi anni hanno plasticamente dato corpo ai peggiori timori, alle sensazioni più sgradevoli che già attraversavano il corpo della società italiana. Un po’ tutti temevamo che le cose stessero in un certo modo: l’ultima consiliatura del Csm si è incaricata di consegnarci una realtà ancora più cruda e indifendibile. Per questo, non convince né l’atteggiamento del capo dello Stato né il consueto plauso mediatico di cui è stato destinatario. Quanto al passato, anche ammesso che Sergio Mattarella non abbia ravvisato le circostanze per sciogliere anticipatamente il Csm, nulla -ma proprio nulla - gli impediva di parlare per tempo a voce alta, anzi altissima. Un’intemerata alla Francesco Cossiga, per capirci. Sarebbe bastato un duro speech presidenziale di tre minuti, quando esplose lo scandalo, per costringere di fatto (e immediatamente) tutti i vecchi membri alle dimissioni, a uscire dal Palazzo dei Marescialli con gli scatoloni in mano. Mica si sarebbero potuti asserragliare nella sede del Csm, a quel punto, se il loro presidente (il capo dello Stato, mai dimenticarlo, è anche presidente del Consiglio superiore della magistratura) li avesse inequivocabilmente richiamati alle loro responsabilità. Del resto, su ogni altro tema, non è che il capo dello Stato si risparmi, in termini di esternazioni pubbliche: dal Covid all’Ue, è assai frequente che parli, non di rado con posizioni a elevatissimo tasso di politicità. E invece, in questi anni, ha scelto la strada del minimo sindacale di condanna pubblica degli eventi legati al Csm e alla magistratura. Quanto al futuro, Mattarella - vista la sua lunga esperienza politica - sapeva perfettamente che il suo inciso di ieri sull’autonomia della magistratura sarebbe stato pressoché unanimemente letto come un altolà preventivo a Nordio. Peccato che il Guardasigilli e il governo non abbiano ancora presentato né decreti legge né disegni di legge in materia di giustizia. E allora che senso ha questo avviso preventivo? Perché offrire una sponda istituzionale al fuoco di sbarramento già in atto nei confronti della persona e delle intenzioni di un ministro, prim’ancora che un solo provvedimento governativo sia stato presentato alle Camere? Sono interrogativi che addolorano ma illustrano bene il «contesto» in cui Nordio sarà chiamato ad agire.
«The Iris Affair» (Sky Atlantic)
La nuova serie The Iris Affair, in onda su Sky Atlantic, intreccia azione e riflessione sul potere dell’Intelligenza Artificiale. Niamh Algar interpreta Iris Nixon, una programmatrice in fuga dopo aver scoperto i pericoli nascosti del suo stesso lavoro.