2024-03-06
Le carte dell’indagine sul calcio di Gravina
Gabriele Gravina (Imagoeconomica)
Dal dossier contro il presidente della Figc nasce un fascicolo attorno a tre accuse: una gara per i diritti tv della Lega Pro del 2018, la compravendita di una biblioteca di libri antichi da 1,2 milioni di euro e l’acquisto sospetto di un appartamento.Il dossier che per la Procura di Perugia aveva la finalità di danneggiare l’Indiana Jones della Figc, grande collezionista di libri antichi e presidente della Lega Pro fino al 2018, Gabriele Gravina, e il relativo fascicolo contro ignoti che era già stato aperto a Roma e che sembra avere avuto nuovo impulso dopo gli atti trasmessi a Piazzale Clodio dal pool di Raffaele Cantone, come svelato dalla Verità affonderebbe le sue basi su tre pietre angolari: una gara del 2018 per i diritti tv della Lega Pro, due compravendite tra privati (che poi non sono andate in porto) di una delle collezioni di Gravina dal valore stimato di 1.200.000 euro e l’acquisto di un appartamento.E se per i diritti tv l’investigatore del gruppo Sos Pasquale Striano, finito nei guai insieme al pm della Procura nazionale antimafia Antonio Laudati, stando alle accuse perugine, si sarebbe introdotto nei sistemi informatici in uso alle forze di polizia per raccogliere informazioni su persone e società, gli altri due snodi importanti di questa storia La Verità è riuscita a ricostruirli risalendo a una serie di documenti. Il primo è una relazione inviata a fine estate 2019 a Gravina da un consulente d’arte titolare di una società che, coincidenza, è stata cercata nei sistemi informatici da Striano. L’esperto, che si occupa di mediare sulla vendita, informa Gravina sullo stato della trattativa e gli riferisce che la chiusura dell’accordo dovrebbe essere vicina. Ma probabilmente teme che gli sviluppi della compravendita non soddisfino completamente il venditore. Tant’è che premette che i termini sono un po’ cambiati strada facendo, anche perché la trattativa, stando al consulente, sarebbe stata condotta in un periodo di pesantissimo ribasso. L’importo appare comunque molto consistente: tra gli 850.000 e i 900.000 euro. Stando all’esperto il potenziale acquirente fornirebbe ampie garanzie, anche quanto a consistenza patrimoniale. In precedenza però Gravina aveva ottenuto, questa volta in modo diretto, un’altra proposta. Risale al 28 giugno 2019 ed è firmata da un altro collezionista che, coincidenza, si muove negli ambienti dei diritti televisivi. Nella comunicazione sostiene di essere a conoscenza dell’intenzione di Gravina di vendere oggetti antichi e preziosi volumi di sua proprietà. Ma sostiene di sapere anche che ci sono terzi già interessati agli stessi pezzi. E avanza una proposta economica: 350.000 euro come «opzione» per poter entrare in possesso di tutta la collezione o di una parte di essa da concordare con Gravina. Il prezzo dell’opzione, stando alla proposta, alla fine sarebbe stato imputato come acconto rispetto ai pezzi della collezione scelti. Ecco perché le attività investigative e, soprattutto, le domande che gli inquirenti avrebbero posto ai testimoni si sarebbero concentrate sulle caparre. Una delle «caparre» potrebbe essere proprio questa opzione d’acquisto. Alla fine Striano, probabilmente a conoscenza di questa opzione d’acquisto, ha effettuato ricerche anche sul nominativo del proponente, incuriosito forse anche da una stranissima clausola riportata nella coda del documento: se una delle due parti avesse infranto il riserbo sarebbe stato costretto ad aggiungere al prezzo dell’opzione una penale. Gravina avrebbe dovuto restituire i 350.000 euro caricandoci sopra un 10 per cento, mentre l’acquirente, che avrebbe perso la caparra, si sarebbe dovuto trovare a versare un sovrapprezzo di 50.000 euro. Il catalogo raccolto da Gravina negli anni doveva fare gola a molti. Si va dai titoli su cavalleria e duello, su feste, giostre, spettacoli e tradizioni, sulla ginnastica, su nuoto e sport in acqua, con libri del 1500, 1600 e 1700, fino alle prime edizioni di grandi classici (Dionigi di Alicarnasso, Giovenale, Petrarca, Boccaccio) e alle enciclopedie. Chi ha potuto consultare il catalogo lo descrive come connotato da pezzi antichi ma non rarissimi, dalla valutazione che sul mercato antiquario si aggirerebbe tra i 5.000 e i 20.000 euro a pezzo. Ma si parla di una collezione davvero vasta e, se proposta in blocco, i costi non si presenterebbero come esigui, visto che solo una parte sarebbe stata stimata proprio in 1.200.000 euro. E ci sarebbe anche un pezzo pregiato: il fiore all’occhiello di Gravina, che l’Indiana Jones del libro da prima edizione deve aver scovato chissà dove. Si tratta di un libro sul gioco del pallone stampato nel 1600 a Firenze. Oltre all’opzione con la penale, quindi, ci deve essere stata anche una seconda proposta d’acquisto, con caparra da 250.000 euro.Proprio sulle due «caparre» sembrano essersi concentrati gli accertamenti, con tanto di accessi al database delle Segnalazioni di operazioni sospette e a quello dei precedenti di polizia. Come per l’acquisto di una casa a Milano. Anche questa operazione risale al 2019, ovvero a quando era in corso la trattativa da 900.000 euro per il catalogo di libri antichi. La proposta d’acquisto per l’appartamento è da 650.000 euro, con firma del rogito slittata in almeno un’occasione. Gravina intanto resta in silenzio. Da fonti della Figc trapela che «c’è massima serenità ma per correttezza istituzionale si ritiene non opportuno, sino alla chiusura degli accertamenti della magistratura, riferire in sedi diverse fatti che sono oggetto di una verifica giudiziaria e che sono già stati esposti alle competenti autorità». Così come si sostiene che nulla delle due caparre sarebbe stato trattenuto. Aspetti che il numero uno della Figc ritiene di aver chiarito a Perugia. Poi c’è stata la trasmissione degli atti, con un fascicolo che a Piazzale Clodio hanno aperto sul modello 44, ovvero senza indagati.
Jose Mourinho (Getty Images)