2024-11-02
Il giudice «incastra» De Benedetti: «Sulle tangenti finì prescritto...»
Carlo De Benedetti (Imagoeconomica)
L’Ingegnere si dice assolto. Ma la gip: con me ammise, poi il processo «si addormentò».«Ingegnere, lei è in arresto». Quella frase, pronunciata in un pomeriggio di novembre del 1993 da un carabiniere nella caserma di via Moscova a Milano pesa ancora sul passato di Carlo De Benedetti che non riesce a darsi pace. Così a 90 anni di età e trentuno dai fatti non solo non invoca il diritto all’oblio, come certamente potrebbe, ma si ostina a fornire una ricostruzione che non corrisponde alla realtà. In una intervista al Corriere della Sera rilasciata il 26 ottobre, alla vigilia del compleanno, l’Ingegnere usa i toni dell’amarcord. Ad Aldo Cazzullo racconta che da quell’accusa costata un breve soggiorno in carcere (appena dodici ore) «fui ovviamente assolto». Gli veniva contestato il pagamento di una tangente di dieci miliardi di lire per la fornitura di un sistema di telescriventi Olivetti al ministero delle Poste.Ma quell’assoluzione, in realtà non c’è mai stata, come tiene a precisare Augusta Iannini, moglie di Bruno Vespa, che in quel processo rivestiva la funzione di gip (giudice per le indagini preliminari). In una lettera cui forse il Corriere non ha dato il giusto rilievo (soprattutto in confronto alle due pagine offerte all’Ingegnere) ricorda che «il processo», durato inspiegabilmente dieci anni, «si addormentò fino alla declaratoria di prescrizione». Una formula, recita la conclusione al veleno della lettera di Augusta Iannini «spesso ritenuta riprovevole dai giornali di cui all’epoca De Benedetti era editore». Così come l’ex gip ricorda anche che l’Ingegnere «ammise nel suo interrogatorio quei fatti davanti a me».Non è la prima volta che la moglie di Vespa torna su quegli avvenimenti tanto da aver già ottenuto un risarcimento da Repubblica che ripeteva «le stesse inesattezze» citate dal suo ex editore. In particolare per quanto riguarda il ruolo di Fininvest. Soprattutto Adriano Galliani, storico collaboratore del Cavaliere. «La pm Cordova» ricorda l’Ingegnere nell’intervista a Cazzullo «emette due mandati di cattura: uno per Galliani, uno per me. La gip Iannini fa sapere che, avendo un legame di amicizia con il gruppo Fininvest, non può pronunciarsi su Galliani; a maggior ragione la logica doveva valere per me, che di Fininvest ero un avversario. Invece il mio arresto viene convalidato».Nuova precisazione della Iannini . «Non è vero che io avessi legami di amicizia con il «Gruppo» Fininvest ma esclusivamente con un loro autorevole rappresentante all’epoca indagato per vicende del tutto diverse da quelle contestate a De Benedetti e dalle quali venne - lui - assolto da altro giudice perché il fatto non sussiste. Fu questo rapporto di amicizia che mi impose una doverosa astensione».Ed ecco come la Iannini, in precedenti interventi, ricorda quelle concitate ore del novembre di trentuno anni fa: «È vero che il provvedimento di scarcerazione fu firmato nel mio ufficio a tarda sera perché la Procura della Repubblica aveva espresso il suo parere obbligatorio e favorevole alla revoca soltanto poco prima. Ritenni dunque doveroso assumere una decisione rapida e, nel merito, liberatoria: unica circostanza sulla quale ho poi, nel corso del tempo, maturato una diversa convinzione. Per amore di completezza è bene precisare che dal reato di corruzione, dopo lunghissimi anni, De Benedetti fu prosciolto da altro giudice per prescrizione, mentre Gianni Letta ed Adriano Galliani furono prosciolti in udienza preliminare perché il fatto non sussiste. E già questo mi appare risolutivo di tutta la questione. In ogni caso il Tribunale civile di Roma ha già fatto giustizia della ricostruzione di De Benedetti sulla mia astensione, condannando la Repubblica, che se ne era fatta portavoce, ad un consistente risarcimento in mio favore. Ma forse De Benedetti questo non lo sa».Insomma la gip Augusta Iannini quella concitata sera dei trentun anni fa firmò una scarcerazione per De Benedetti di cui adesso si pente.Ma c’è un precedente di sei mesi prima che forse vale la pena raccontare. Il 16 maggio 1993 De Benedetti si presentò davanti ai pm milanesi ammettendo di aver pagato le tangenti. Un atto di sincerità che avrebbe dovuto garantirgli un trattamento più favorevole. Non la pensava così Eugenio Scalfari, che su Repubblica, si dichiarò «ferito e sconvolto» da ciò che il suo editore aveva fatto.
Giorgia Meloni (Ansa)
Alla vigilia del Consiglio europeo di Bruxelles, Giorgia Meloni ha riferito alle Camere tracciando le priorità del governo italiano su difesa, Medio Oriente, clima ed economia. Un intervento che ha confermato la linea di continuità dell’esecutivo e la volontà di mantenere un ruolo attivo nei principali dossier internazionali.
Sull’Ucraina, la presidente del Consiglio ha ribadito che «la nostra posizione non cambia e non può cambiare davanti alle vittime civili e ai bombardamenti russi». L’Italia, ha spiegato, «rimane determinata nel sostenere il popolo ucraino nell’unico intento di arrivare alla pace», ma «non prevede l’invio di soldati nel territorio ucraino». Un chiarimento che giunge a pochi giorni dal vertice dei «volenterosi», mentre Meloni accusa Mosca di «porre condizioni impossibili per una seria iniziativa di pace».
Ampio spazio è stato dedicato alla crisi in Medio Oriente. La premier ha definito «un successo» il piano in venti punti promosso dal presidente americano Donald Trump, ringraziando Egitto, Qatar e Turchia per l’impegno diplomatico. «La violazione del cessate il fuoco da parte di Hamas dimostra chi sia il vero nemico dei palestinesi, ma non condividiamo la rappresaglia israeliana», ha affermato. L’Italia, ha proseguito, «è pronta a partecipare a una eventuale forza internazionale di stabilizzazione e a sostenere l’Autorità nazionale palestinese nell’addestramento delle forze di polizia». Quanto al riconoscimento dello Stato di Palestina, Meloni ha chiarito che «Hamas deve accettare di non avere alcun ruolo nella governance transitoria e deve essere disarmato. Il governo è pronto ad agire di conseguenza quando queste condizioni si saranno materializzate». In quest’ottica, ha aggiunto, sarà «opportuno un passaggio parlamentare» per definire i dettagli del contributo italiano alla pace.
Sul piano economico e della difesa, la premier ha ribadito la richiesta di «rendere permanente la flessibilità del Patto di stabilità e crescita» per gli investimenti militari, sottolineando che «il rafforzamento della difesa europea richiede soluzioni finanziarie più ambiziose». Ha poi rivendicato i recenti riconoscimenti del Fondo monetario internazionale e delle agenzie di rating, affermando che «l’Italia torna in Serie A» e «si presenta in Europa forte di una stabilità politica rara nella storia repubblicana».
Nel passaggio ambientale, Meloni ha annunciato che l’Italia «non potrà sostenere la proposta di revisione della legge sul clima europeo» se non accompagnata da «un vero cambio di approccio». Ha definito «ideologico e irragionevole» un metodo che «pone obiettivi insostenibili e rischia di compromettere la credibilità dell’Unione».
Fra i temi che l’Italia porterà in Consiglio, la premier ha citato anche la semplificazione normativa - al centro di una lettera firmata con altri 15 leader europei e indirizzata a Ursula von der Leyen - e le politiche abitative, «a fronte del problema crescente dei costi immobiliari, soprattutto per i giovani». In questo ambito, ha ricordato, «il governo sta lavorando con il vicepresidente Salvini a un piano casa a prezzi calmierati per le giovani coppie».
Nel giorno del terzo anniversario del suo insediamento, Meloni ha infine rivendicato sui social i risultati del governo e ha concluso in Aula con un messaggio politico: «Finché la maggioranza degli italiani sarà dalla nostra parte, andremo avanti con la testa alta e lo sguardo fiero».
Continua a leggereRiduci