2022-09-26
Caporetto per Di Maio. Perde perfino il collegio «sicuro»
Il disastro di Impegno civico: il partito finisce sotto l’1%, il ministro degli Esteri manca l’elezione a Fuorigrotta.Il combinato disposto tra l’ex grillino Luigi Di Maio e l’indomito democristiano Bruno Tabacci, che ha fornito il simbolo del Centro democratico da lui detenuto al primo per permettergli di schivare la difficile raccolta delle firme, non ha tradito le previsioni: alla terza proiezione Swg per il Senato (copertura quasi 50%) Impegno civico si è fermato allo 0,6%. Un dato che viene confermato dalle prime sezioni scrutinate: 0,38 dopo 60 sezioni in Lombardia, 0,7 dopo 112 sezioni calabresi, 0,8 dopo 204 sezioni in Puglia, 1,4 dopo 190 sezioni in Campania, considerata la roccaforte. Stando ai trend poll di Swg per La 7 il partito di Di Maio e Tabacci si attesta su una forbice tra lo 0,5 e l’1,5% (tra lo zero e il 2% per gli Exit di Opinio Rai). Sotto l’1% i voti non andrebbero agli alleati, come avviene qualora tale quota venga superata. Una percentuale che crea non pochi mugugni anche attorno a Enrico Letta, che da segretario Pd ha suggellato l’alleanza. Alla fine Impegno civico rischia di non portare nemmeno un voto alla coalizione di centrosinistra. E se così dovesse finire davvero, chi nel seggio ha scelto di barrare su Impegno civico scoprirà di non essere riuscito a dare una mano nemmeno al centrosinistra. La giornata era già cominciata con un velo di tristezza per il ministro degli Esteri uscente. Ieri mattina a Napoli è arrivato da solo al seggio alle 12, in una scuola di via Manso, con l’ombrello che l’ha protetto dalla pioggia. Che la situazione fosse molto difficile glielo avevano detto in molti. Ma lui sembrava non volerci credere. E anche dopo la chiusura della campagna elettorale nel teatro Sannazaro ha continuato a blaterare che «non ci sono imprese impossibili ma solo imprese da realizzare». Insomma, più che valutazioni politiche, quella dei «pronostici da ribaltare» per Impegno civico era una speranza. Disattesa. Non sono bastati neppure i proclami sul reddito di cittadinanza, «che non si tocca», a salvarlo. Al Sud è stata una strategia che ha funzionato solo per i grillini. Giggino ha cercato comunque di fare il gioco delle tre carte quando diceva di essere certo di «superare il 6%». Più si avvicinava il giorno del voto, però, più raddrizzava il tiro sulle cifre: «È possibile superare il 3%». E infine: «Mi aspetto un ottimo risultato, supereremo la soglia». Senza previsioni sulle percentuali.Anche quando i sondaggi lo valutavano tra lo zero virgola e l’1%, con tanto di esclusione dalla ripartizione proporzionale dei seggi della coalizione, lui ostentava sicurezza. Finché ieri al comitato, leggendo i primi exit poll, gli deve essere crollato il mondo addosso.L’alleanza con i dem di Enrico Letta, a conti fatti, sembra avergli garantito soltanto la partecipazione alla coalizione di centro-sinistra (con Pd, Si-Verdi e +Europa), ma non un’altra possibilità di restare in Parlamento. Sia a Di Maio sia a Tabacci sono stati assegnati collegi che erano considerati sicuri. Ma il primo ha fatto flop nell’uninominale di Napoli-Fuorigrotta alla Camera, staccato di quasi 20 punti percentuali dal candidato pentastellato Sergio Costa (41,81% contro il 23,70 di Di Maio) e buttando alle ortiche il seggio. Ma quello che è andato in frantumi è di certo il nuovo centro. «Avevo cercato di costruire una coalizione sempre più larga», aveva cantato in campagna elettorale Giggino. Prendendosela con Giuseppe Conte: «Il partito di Conte si è auto isolato come quello di Calenda, sono liste uniche che corrono da sole». Lui, sicuro della forza della coalizione. Dalle urne però esce con le ossa rotte. Salvo grazie al paracadute che gli ha concesso Letta. Ma senza alcun codazzo di parlamentari. Deputati e senatori che l’avevano seguito nello strappo dai grillini ora ringraziano. Dopo le urne ne rimarranno in piedi non più di sette, quelli dell’accordo col Pd. Gli altri devono aver passato la notte a pregare che dalla roulette dei resti salti fuori il loro nome per un seggio. Ieri sera Istant Quorum di Sky Tg 24 a Impegno civico ne assegnava solo uno alla Camera. «Ci poniamo come coloro che intercettano il voto moderato», ha continuato a ripetere fino alla chiusura della campagna elettorale Di Maio, confidando nella sponda della stampa amica (negli ultimi giorni, infatti, è riuscito a fare un tour de force mediatico impressionante), «con un partito fatto di proposte, pragmatismo e concretezza». Che, però, è stato completamente bocciato dall’elettorato.
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