2024-10-04
Il campo largo ristretto riapre le Regionali
Centrodestra ringalluzzito dallo scontro Schlein-Giuseppi e dal caos scatenato da Renzi. In Liguria Iv potrebbe portare voti a Bucci (indietro di qualche punto) per vendicarsi del veto. In Emilia-Romagna schiera il simbolo con il Pd, tenendo lontani i pentastellati.Se non ci fosse bisognerebbe inventarlo, il Pd: non c’è nessuna forza politica italiana che si avvicini neanche lontanamente al livello di comicità dei dirigenti di quello che dovrebbe essere il pilastro del campo progressista. Sono passati appena due anni da quando l’allora segretario Enrico Letta disse «no» all’alleanza con il Movimento 5 stelle (per motivi di fedeltà atlantista), disse «no» all’alleanza con Matteo Renzi (per motivi di rancore personale) e consegnò con tranquilla coscienza il governo a Giorgia Meloni, regalando al centrodestra la stragrande maggioranza dei collegi uninominali. Oggi, invece, il Partito democratico attacca Giuseppe Conte perché, facendo saltare il campo largo a causa dell’accordo tra Elly Schlein e lo stesso Renzi, metterebbe a rischio la possibilità di un’«alternativa» al governo Meloni, che poi nei sogni psichedelici della segretaria dem dovrebbe concretizzarsi nella sua scalata a Palazzo Chigi. Il risveglio, brusco, potrebbe però arrivare dalle Regionali: si vota tra poche settimane in Liguria, Umbria ed Emilia-Romagna, regioni dove la rottura tra Elly e Matteo da una parte e Giuseppi e la coppia Bonelli-Fratoianni dall’altra sta ringalluzzendo il centrodestra, partito indietro nei sondaggi (tranne che in Umbria) ma segnalato in rimonta. Partiamo dalla Liguria: qui Italia viva ha dovuto rinunciare a presentarsi a sostegno di Andrea Orlando a causa del veto di Conte. Quanto pesano i pentastellati? Nel 2010, alle precedenti regionali, appoggiarono Ferruccio Sansa, sconfitto da Giovanni Toti, e presero il 7,8%; alle Europee dello scorso giugno hanno raggiunto quota 10,2%. Stati Uniti d’Europa, la lista di Renzi alle Europee, ha preso il 3,7%. Andrea Orlando avrebbe voluto una coalizione piena, ma è evidente che di fronte all’aut aut di Conte ha preferito il M5s, per una questione sia politica (tra Orlando e Conte il rapporto è sempre stato saldo) che numerica. La botta, però, è stata forte lo stesso: dal giorno dell’esclusione dei candidati renziani dalle liste di Orlando (anche se qualcuno, sapientemente mascherato, è rimasto) nel centrosinistra ligure l’atmosfera è diventata pesante. I sondaggi che La Verità è in grado di rivelare segnalano una forbice tra Orlando e il candidato del centrodestra, il sindaco di Genova, Marco Bucci, di appena 2 o 3 punti. I renziani a Genova sono in maggioranza con Bucci: l’incubo di Orlando è che a questo punto gli elettori di Italia viva voteranno per il centrodestra, anche perché una sconfitta della sinistra darebbe modo a Renzi di dire: «Visto? Senza di noi, siete perdenti». «In Liguria», ha detto ieri Renzi a La 7, «ci è stato chiesto un passo indietro, motivato dal fatto che eravamo all’opposizione con Bucci: non siete coerenti. Ho preso atto. Ho parlato con Elly e Andrea, come si fa tra persone perbene. L’accordo con il Pd è quello di dare libertà di voto, ce l’hanno chiesto quelli del Pd e io la do volentieri». Conoscendo Matteo, questa dichiarazione conforta la nostra ipotesi. Dalla Liguria passiamo in Emilia-Romagna: qui Iv ha detto chiaramente che presenterà il simbolo a sostengo del candidato del Pd, Michele De Pascale: «Siamo stati per dieci anni al fianco di Bonaccini», ha sottolineato Renzi, «saremo al fianco di De Pascale. Ci sarà il nostro simbolo sulla scheda. E i candidati li scegliamo noi. Punto. Il nostro obiettivo è far vincere De Pascale. Per noi non è un problema se i 5 stelle entrano nella coalizione in cui noi siamo già da anni: noi non mettiamo veti. Ma quello che è certo e che noi avremo il simbolo e i nostri candidati li scegliamo da soli». Se Conte manterrà la parola, quindi, il M5s andrà da solo, così come avvenne nel 2020, quando il candidato pentastellato Simone Benini si fermò al 3,5% (la lista prese il 4,7). Alle Europee, il M5s ha preso il 9,99%, mentre Stati Uniti d’Europa si è fermata al 3,7%. La partita per il centrodestra resta dura, ma la candidata civica Elena Ugolini sta attirando molti consensi per la sua preparazione e competenza, e i sondaggi la segnalano a meno di 6 punti di distanza da De Pascale. «Qui», dice alla Verità una fonte molto informata sulla situazione, «se il M5s e Iv continuano a litigare può succedere di tutto. Vedrete però che alla fine Renzi accetterà di non presentare il simbolo, e la Schlein in cambio dovrà pagare un prezzo politico altissimo. In caso contrario, il M5s andrà da solo e la partita sarà completamente riaperta». Infine c’è l’Umbria, dove il centrodestra già governa e la presidente uscente, Donatella Tesei, può contare anche sul sostegno del sindaco di Terni, il pirotecnico Stefano Bandecchi, mentre il centrosinistra candida il sindaco di Assisi, Stefania Proietti. Qui il problema non si pone perché Iv ha già chiarito che non presenterà la lista. Nel 2019 il M5s prese il 7,4%, alle Europee ha raggiunto quota 8,9%, mentre Stati Uniti d’Europa si è fermata al 3%. In sostanza, alla fine di questa tornata elettorale, il risultato avrà comunque un significato politico nazionale. Un 3-0 per il centrodestra sarebbe l’avviso di sfratto per la Schlein, un 3-0 per il centrosinistra metterebbe in grandi difficoltà il governo. Un 2-1, per l’uno o l’altro schieramento, lascerebbe le cose come sono. «Speriamo che continuino a litigare», dice alla Verità un esponente del centrodestra emiliano, «i loro elettori davanti a queste polemiche si disaffezionano e possono decidere di restare a casa». A quanto pare non c’è bisogno neanche di sperare: all’ombra dei cipressi del camposanto del campo largo l’unica cosa che manca è proprio la pace.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)