2023-07-03
Umido, secco o afoso. Ecco tutti i trucchi per difendersi dal caldo
L’estate è cominciata ed è già bollente, ma non sempre la temperatura misurata corrisponde a quella percepita. Quando il termometro sale sopra i 25 gradi, il nostro corpo reagisce per mantenere costante il calore interno. Con le giuste abitudini noi possiamo aiutarlo.Sono infine arrivate tutte e due le estati. Quella meteorologica e quella astronomica. Nell’emisfero boreale, il nostro, l’estate meteorologica comincia all’inizio di giugno e prosegue fino al 31 agosto (contemporaneamente, nell’emisfero australe c’è l’inverno meteorologico). I primi 15 giorni di estate meteorologica 2023 sono stati abbastanza primaverili, con temperature basse e, spesso e diffusamente lungo lo Stivale, maltempo. Poi, è arrivata l’estate astronomica. Il solstizio d’estate è un passaggio di stagione, dalla primavera all’estate, che cade il 21 giugno. Dal 1° giugno al 31 agosto in tutto l’emisfero settentrionale sarà estate, mentre in quello australe ci sarà l’inverno meteorologico. In questo periodo dell’anno il Sole, che ha raggiunto il punto più alto rispetto all’orizzonte, comincia una discesa che termina con il solstizio d’inverno, e durante questa discesa le temperature raggiungono i livelli più alti dell’anno, con annessa siccità. Le ore di luce sono di più, ma lo sono anche i gradi centigradi: la parola estate, infatti, deriva dal latino aestas ossia calore bruciante, mutato da aestus che come il greco aìthos vuol dire calore. Dal 21 giugno in poi può fare molto caldo anche prima della canicola, il segmento estivo, lungo circa un mese, più caldo dell’anno, che va dal 24 luglio al 24 agosto, perché la Terra il 21 giugno si trova alla sua massima distanza dal Sole, ma nell’emisfero boreale l’asse della Terra è quasi perpendicolare ai raggi del Sole che quindi, pur provenendo da una fonte più distante, scaldano di più. Il caldo, poi, può essere amplificato da un’altra variabile, l’umidità. Un’umidità più alta fa aumentare i gradi di temperatura percepiti: l’Italia dispiega la sua forma oblunga tra Nord Europa e Africa e perciò la Testa Gemella Occidentale, il punto più a nord della nazione, ha quasi 12 gradi di latitudine (la distanza dall’Equatore) in più rispetto al punto più meridionale, l’isola di Lampedusa. Al nord abbiamo clima temperato umido e al centro-sud clima mediterraneo con periodo estivo secco. Clima mediterraneo con periodo estivo secco vuol dire che in estate ci sono temperature alte ma con bassa umidità. Clima temperato umido vuol dire maggiore umidità e quindi si percepiscono maggiori gradi di caldo. Sembra un paradosso, ma 40 °C secchi sono più sopportabili di 35 °C con alta umidità. Il caldo umido è anche detto caldo afoso: per afa si intende la contemporaneità di tre condizioni ovvero caldo, umidità oltre il 70% e assenza di vento. L’afa non è solo difficile da sopportare, ma è anche pericolosa, perché può condurre a episodi di ipertermia, ecco perché devono fare attenzione tutti e in particolare soggetti a rischio come anziani, bimbi o ammalati. Per capire l’episodio di ipertermia e prevenirlo, dobbiamo capire come funziona la... termia!, intendiamo dire la regolazione della temperatura del corpo umano. Essa stanzia sui 36,5-37 °C e in parte dipende da quella esterna. La temperatura esterna ottimale che mantiene la temperatura interna, abbigliati con abiti leggeri, ai circa 37 gradi di norma si trova fra i 21 ed i 25 °C ed è una temperatura detta «comfort termo-igrometrico». Il comfort termo-igrometrico, tuttavia, quando siamo in spiaggia sotto l’ombrellone vestiti del solo costume si alza, tra 27,8 e 30 °C (in inverno, quando la temperatura ambientale è 10, 5 e anche 0 °C, basta che la temperatura al chiuso sia tra 18 e 22 °C per stare bene, con umidità relativa tra 40 e 50% per evitare che l’aria diventi troppo secca, perciò usiamo gli umidificatori da termosifoni da riempire d’acqua che evaporerà oppure quelli elettrici). Ma se la temperatura, sia che siamo in spiaggia, sia che siamo in giro vestiti di tutto punto, sale oltre i 30 °C (o scende sotto i 21 °C), il nostro centro termoregolatore deve mettersi a trottare per mantenere la nostra temperatura interna sui 36,5-37 °C, operando sul rapporto tra termogenesi e termodispersione. Situato nell’ipotalamo, il nostro centro termoregolatore è costituito da neuroni sensibili ad anche minime variazioni di temperatura rispetto ai canonici 36,5-37 °C. I neuroni recettivi recepiscono le variazioni sotto o sopra quella temperatura, mentre i neuroni effettori decidono cosa operare tra la termodispersione e la termoconservazione che divengono necessarie per contrastare quelle variazioni. Il nostro organismo (come quello degli altri mammiferi e degli uccelli) è omeotermo (dal greco: omòs = uguale; termos = calore), cioè agisce autonomamente per mantenere costante la propria temperatura corporea ideale a dispetto di quella ambientale. Ed è poi endotermo (dal greco: endon = da dentro; thermos = calore), cioè la sua temperatura corporea è regolata dalla produzione di calore metabolico interno. Gli altri vertebrati cioè pesci, anfibi e rettili e gli invertebrati sono invece ectotermi (dal greco: ektos = al di fuori; thermos = calore), cioè la temperatura corporea dipende dall’ambiente esterno. I rettili passano ore al sole e i pesci si spostano da correnti acquatiche fredde a calde per aumentare la propria temperatura corporea. Noi, predisposti a vedercela da soli, d’estate operiamo termodispersione e d’inverno termogenesi. Non tutto il nostro corpo ha la stessa temperatura: testa e torace, comprensivi di organi, costituiscono il cosiddetto «nucleo centrale» della temperatura che misura 36 gradi. Il resto del corpo, detto «guscio periferico», agisce da protezione del nucleo, presentando temperatura un pelo più bassa in condizioni di frescura ambientale: per le gambe è 31 gradi sui polpacci e 35 sulle cosce, per le braccia 36 sul colmo, 32 sul gomito e 28 sull’avambraccio, la pelle ha circa 21 gradi. D’inverno, la temperatura esterna agisce raffreddando il guscio col rischio di raffreddare anche il nucleo centrale, d’estate avviene il contrario, il guscio aumenta di temperatura giungendo anche a 36 gradi (per la pelle sono ben 14 gradi in più rispetto all’autunno-inverno...). Allora, mentre percepiamo questo caldo come sgradevole, ancor di più se molto umido, perché ci sembrerà ancora più caldo, i nostri neuroni effettori ordinano attività che servono a raffreddare la temperatura del guscio per evitare che, salita quella, possa salire anche quella interna oltre i 37 gradi. Se in inverno aumentiamo la termogenesi e contrastiamo la termodispersione, in estate, dicevamo, agiamo al contrario. In primo luogo, minimizziamo la produzione di calore interno: abbiamo meno fame rispetto all’inverno perché la digestione comporta una produzione di calore di cui in estate non abbiamo affatto bisogno, anzi. Poi, ci sentiamo più fiacchi perché siamo più accaldati, ma l’operatività «lenta» è anche voluta dal nostro cervello che opta per uno stato semipassivo anche per non produrre ulteriormente calore affaticandoci a fare mentre siamo già accaldati: non ci viene di correre, di giocare a tennis, di fare le pulizie di tutta casa in un pomeriggio agostano con 35 gradi e il 75% di umidità che percepiti sono 40, piuttosto ci viene di stenderci sul divano o sul lettino sotto l’ombrellone se siamo in vacanza e magari addormentarci. Il nostro organismo massimizza la perdita di calore cioè la termodispersione anche tramite la vasodilatazione e la sudorazione. La vasodilatazione dei vasi vicini alla cute permette una migliore dissipazione del calore corporeo, è un escamotage di breve durata e anche di relativa efficienza che però si somma alla sudorazione per potenziarne l’effetto (ed è l’opposto di quanto accade in inverno quando contrastiamo il freddo con la vasocostrizione cioè chiudendo la gran parte dei capillari sottocutanei per trattenere il calore e riservarlo, appunto, soprattutto al nucleo centrale, prassi da cui deriva la tipica temperatura più fredda di mani e piedi). Il sudore: quando la pelle registra una temperatura troppo alta, il sistema nervoso invia alle ghiandole sudoripare il comando di produrre quelle gocce di acqua salata (salata perché contiene i sali minerali, perciò è importante rimineralizzarci) che chiamiamo sudore. È lo stesso meccanismo dello sport: più fatichiamo, più scaldiamo il corpo, più sudiamo. In estate, questo meccanismo si attiva semplicemente stanziando ad una temperatura ambientale di 35-40 gradi. La sudorazione cambia lo stato dell’acqua da liquido a gassoso e per farlo disperde calore. Sudando, noi riusciamo a mantenere il corpo ai 37 gradi anche quando fuori ce ne sono 40. È la stessa cosa che fanno anche i mammiferi ricoperti di pelliccia e con poche ghiandole sudoripare come il cane, che non le ha sottopelle, ma solo vicino ai polpastrelli, e comunque non le usa per «sudare» fuori il caldo: l’acqua, nel cane, non evapora dalla sua pelle, ma dall’apparato respiratorio e dalla lingua con l’attivazione dell’ansimo.Capite come in tutto questo lavorìo del nostro organismo per trovare un equilibrio tra la sua temperatura ideale e quella esterna estiva, il condizionatore, che raffredda e deumidifica l’aria ambientale, che a sua volta condiziona la nostra temperatura, sia un grande alleato contro il caldo. Ma va usato correttamente, dunque leggete i consigli in box. Intanto vi diciamo che l’aria condizionata è prodotta dal condizionatore d’aria, complesso elettrodomestico detto «macchina termica» capace di alzare o abbassare la temperatura dell’ambiente in cui si trova tramite il calore sensibile. In termodinamica, il calore sensibile è la quantità di calore scambiata tra due corpi producendo una diminuzione della differenza di temperatura tra gli stessi finché vi è una differenza di temperatura tra i due corpi nulla, cioè finché non viene raggiunto l’equilibrio termico che è la temperatura alla quale impostiamo il condizionatore. I corpi, in questo caso, sono l’aria della stanza e la sua temperatura e l’aria prodotta dal condizionatore, che elabora quella ambientale finché non la porta alla temperatura che abbiamo indicato noi. Il climatizzatore raffresca e deumidifica l’ambiente in cui è installato trasferendo il calore e l’umidità all’esterno. Ecco perché non è mai consigliato impostare il condizionatore sotto il minimo del comfort igro-termico, ossia i 21 °C. Dai 21 ai 25 °C il corpo si ritroverà nella sua temperatura ideale ambientale. Optate più per 25 che per 21. Per quanto riguarda l’umidità, in inverno il tasso ideale in casa è tra il 45 e il 47%, in estate intorno al 55%.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/caldo-consigli-rimedi-2662220231.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="il-condizionatore-sotto-quota-21-e-un-pericolo-e-occhio-al-filtro-va-pulito-una-volta-al-mese" data-post-id="2662220231" data-published-at="1688391441" data-use-pagination="False"> Il condizionatore sotto quota 21 è un pericolo. E occhio al filtro: va pulito una volta al mese Non è mai consigliato impostare il condizionatore sotto il minimo del comfort igro-termico, ossia i 21 °C. Dai 21 ai 25 °C il corpo si ritroverà nella sua temperatura ideale ambientale, e optate più per 25 che per 21 °C, ricordandovi che, in linea di massima, già ottenere una temperatura interna di 5 gradi inferiore a quella esterna va bene. Se fuori ci sono 40 °C ed entriamo in un ambiente chiuso a 20 °C, capite che non siamo molto lontani dall’entrare in un frigorifero che funziona a 4 °C. Bisogna evitare il passaggio repentino dal grande caldo al troppo freddo e poi di stanziare in quest’ultimo, magari sudati e vestiti leggeri. Il colpo di freddo è dietro l’angolo e non è più simpatico dell’ipertermia. Respirare per troppo tempo aria condizionata troppo fredda e troppo secca riduce l’efficacia del sistema immunitario a causa della riduzione dell’afflusso del sangue alle mucose della gola, naso e trachea. Fate attenzione, se non volete quindi procurarvi rinite, faringite e perfino bronchite e se non potete evitare che l’aria ambientale sia troppo fredda, allora copritevi con un giacchetto o una stola, spalle, gola, braccia. E anche la pancia. Il colpo di freddo alla pancia può condurre a una congestione esattamente come quando beviamo acqua troppo fredda: il freddo improvviso sulla pancia è percepito come un attacco all’equilibrio termico, il cervello si allerta e dirotta il sangue dall’area digestiva a sé stesso con un conseguente squilibrio della circolazione che può condurre a spiacevoli conseguenze. Anche muscoli e nervi possono essere vittime di colpi d’aria condizionata: dalla paresi dei nervi facciali (temporanea, sì, ma non piacevole) alla contrattura muscolare passando per la cervicalgia. Oltre a impostare la corretta temperatura, quindi, orientate le bocchette del condizionatore in modo che il getto non vi arrivi dritto addosso. E poi, ogni tanto spegnete e riaccendete solo quando risentirete di nuovo caldo. Il condizionatore va manutenuto. Nei suoi filtri si possono annidare batteri, anche pericolosi come quello della Legionella, muffe, pollini, polveri (le polveri riducono lo spazio di passaggio dell’aria comportando maggiore lavoro della macchina - e consumo elettrico - fino al 30% in più). Se la pulizia dei filtri si può operare da soli anche una volta al mese, conviene sottoporre la macchina a controllo specializzato almeno una volta all’anno. Tenete chiuse le porte delle stanze in cui funziona il condizionatore per non disperdere l’aria condizionata. Non adagiatevi sul condizionatore abbandonando le strategie che aiutano a far scaldare meno la casa: cambiate l’aria in casa, certo, ma poi tenete le finestre chiuse e ricordatevi che tenendo chiuse anche le persiane creerete un ulteriore ostacolo alla penetrazione del caldo esterno sulla casa tramite i vetri. Di notte, di solito basta far circolare l’aria esterna notturna più fresca in casa tenendo le persiane chiuse e le finestre aperte, magari aiutandosi col ventilatore (sempre non puntato addosso). Ma se è troppo caldo anche di notte, allora usate il condizionatore in modalità notturna. Sappiate che potete usarlo anche come semplice deumidificatore. Per quanto riguarda l’umidità, in inverno il tasso ideale in casa è tra il 45 e il 47%, in estate intorno al 55%, abbiamo visto, e già abbassare di qualche grado l’umidità in casa può rinfrescare l’ambiente in maniera molto soddisfacente, soprattutto se siete in una zona di caldo umido. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem2" data-id="2" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/caldo-consigli-rimedi-2662220231.html?rebelltitem=2#rebelltitem2" data-basename="aria-condizionata-nel-1886-il-primo-brevetto-cosi-si-aumento-la-produttivita-delle-fabbriche" data-post-id="2662220231" data-published-at="1688391441" data-use-pagination="False"> Aria condizionata, nel 1886 il primo brevetto. Così si aumentò la produttività delle fabbriche Da alcune narrazioni esasperate sul riscaldamento globale può sembrare che il caldo estivo sia un problema odierno, ma non è così. Pensate che il primo apparecchio per il raffreddamento dell’aria fu brevettato nel 1886 dallo statunitense Lewis Latimer. Il nome «aria condizionata» si deve invece a Stuart Warren Cramer. All’inizio si operava solo sull’umidità. Per tentare di abbassare la temperatura nelle fabbriche, si aumentava la ventilazione, ma questo non abbassava né umidità, né temperatura e gli operai, ovviamente rallentati dal caldo, chiaramente rallentavano la produttività. L’ingegner Willis Carrier segna il passaggio vero e proprio all’aria condizionata. Prima di lui si deumidificava facendo evaporare un liquido refrigerante, ma questo rilasciava lo stesso fluido nell’aria, invece Carrier portò l’innovazione di recuperare il fluido in un circuito chiuso, intuizione vincente che testò con successo in una tipografia nella quale l’umidità rendeva la carta da stampa inutilizzabile. Il definitivo completamento del progetto del condizionatore a circuito chiuse si concluse il 17 luglio del 1902: era il sistema che gli attuali condizionatori d’aria ancora usano. Ci sono sì i condizionatori d’aria senza unità esterna (assai costosi, non efficientissimi e necessari solo in alcune particolari circostanze architettoniche), ma il normale condizionatore che tutti hanno in casa è costituito da due unità, una interna, in casa, detta split, che distribuisce l’aria attraverso le bocchette, una esterna, posizionata dunque fuori casa, che ospita il compressore e la ventola radiale del condizionatore. Le unità sono collegate da tubi in rame e tubi per i fili elettrici. Se si tratta di un inverter che oltre a raffreddare l’aria in estate può riscaldarla in inverno, ci sono anche i tubi di scarico per evacuare l’acqua che si forma per condensazione dell’evaporazione. Le unità interne possono essere a muro, ma anche a pavimento, a console nei soffitti senza controsoffitto, a cassetta nel soffitto con controsoffitto, canalizzabili. Il condizionatore può essere solo freddo, cioè potere solo raffreddare l’aria in casa, oppure inverter, caso in cui può raffreddarla oppure riscaldarla. Erroneamente, sentirete spesso definire quest’ultimo tipo «pompa di calore», ma la pompa di calore è il principio di funzionamento di tutti, anche del solo freddo. Sul principio della pompa di calore si basano anche frigoriferi e congelatori. Si tratta di un ciclo termodinamico svolto su un fluido refrigerante racchiuso in un circuito atto a sottrarre calore da un lato del circuito cederlo dal lato opposto. Il condizionatore che scalda anche ha in più un invertitore, inverter, appunto, in grado di invertire il flusso del refrigerante tramite una valvola a più vie, sottraendo in inverno il calore all’aria esterna per poi immetterlo in casa. Se avete un condizionatore portatile, il cui tubo per scaricare l’aria calda non passa attraverso un foro nel muro, ma sia lasciato volante a fuoriuscire dalla finestra tramite l’anta lasciata necessariamente aperta lo spazio necessario per farlo passare, acquistate uno di quei kit finestra composto da triangoli di stoffa tecnica con velcro per chiudere quello spazio.
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