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2023-07-03
Umido, secco o afoso. Ecco tutti i trucchi per difendersi dal caldo
(IStock)
Sono infine arrivate tutte e due le estati. Quella meteorologica e quella astronomica. Nell’emisfero boreale, il nostro, l’estate meteorologica comincia all’inizio di giugno e prosegue fino al 31 agosto (contemporaneamente, nell’emisfero australe c’è l’inverno meteorologico). I primi 15 giorni di estate meteorologica 2023 sono stati abbastanza primaverili, con temperature basse e, spesso e diffusamente lungo lo Stivale, maltempo. Poi, è arrivata l’estate astronomica. Il solstizio d’estate è un passaggio di stagione, dalla primavera all’estate, che cade il 21 giugno. Dal 1° giugno al 31 agosto in tutto l’emisfero settentrionale sarà estate, mentre in quello australe ci sarà l’inverno meteorologico. In questo periodo dell’anno il Sole, che ha raggiunto il punto più alto rispetto all’orizzonte, comincia una discesa che termina con il solstizio d’inverno, e durante questa discesa le temperature raggiungono i livelli più alti dell’anno, con annessa siccità. Le ore di luce sono di più, ma lo sono anche i gradi centigradi: la parola estate, infatti, deriva dal latino aestas ossia calore bruciante, mutato da aestus che come il greco aìthos vuol dire calore.
Dal 21 giugno in poi può fare molto caldo anche prima della canicola, il segmento estivo, lungo circa un mese, più caldo dell’anno, che va dal 24 luglio al 24 agosto, perché la Terra il 21 giugno si trova alla sua massima distanza dal Sole, ma nell’emisfero boreale l’asse della Terra è quasi perpendicolare ai raggi del Sole che quindi, pur provenendo da una fonte più distante, scaldano di più. Il caldo, poi, può essere amplificato da un’altra variabile, l’umidità. Un’umidità più alta fa aumentare i gradi di temperatura percepiti: l’Italia dispiega la sua forma oblunga tra Nord Europa e Africa e perciò la Testa Gemella Occidentale, il punto più a nord della nazione, ha quasi 12 gradi di latitudine (la distanza dall’Equatore) in più rispetto al punto più meridionale, l’isola di Lampedusa. Al nord abbiamo clima temperato umido e al centro-sud clima mediterraneo con periodo estivo secco. Clima mediterraneo con periodo estivo secco vuol dire che in estate ci sono temperature alte ma con bassa umidità. Clima temperato umido vuol dire maggiore umidità e quindi si percepiscono maggiori gradi di caldo. Sembra un paradosso, ma 40 °C secchi sono più sopportabili di 35 °C con alta umidità.
Il caldo umido è anche detto caldo afoso: per afa si intende la contemporaneità di tre condizioni ovvero caldo, umidità oltre il 70% e assenza di vento. L’afa non è solo difficile da sopportare, ma è anche pericolosa, perché può condurre a episodi di ipertermia, ecco perché devono fare attenzione tutti e in particolare soggetti a rischio come anziani, bimbi o ammalati. Per capire l’episodio di ipertermia e prevenirlo, dobbiamo capire come funziona la... termia!, intendiamo dire la regolazione della temperatura del corpo umano. Essa stanzia sui 36,5-37 °C e in parte dipende da quella esterna. La temperatura esterna ottimale che mantiene la temperatura interna, abbigliati con abiti leggeri, ai circa 37 gradi di norma si trova fra i 21 ed i 25 °C ed è una temperatura detta «comfort termo-igrometrico». Il comfort termo-igrometrico, tuttavia, quando siamo in spiaggia sotto l’ombrellone vestiti del solo costume si alza, tra 27,8 e 30 °C (in inverno, quando la temperatura ambientale è 10, 5 e anche 0 °C, basta che la temperatura al chiuso sia tra 18 e 22 °C per stare bene, con umidità relativa tra 40 e 50% per evitare che l’aria diventi troppo secca, perciò usiamo gli umidificatori da termosifoni da riempire d’acqua che evaporerà oppure quelli elettrici). Ma se la temperatura, sia che siamo in spiaggia, sia che siamo in giro vestiti di tutto punto, sale oltre i 30 °C (o scende sotto i 21 °C), il nostro centro termoregolatore deve mettersi a trottare per mantenere la nostra temperatura interna sui 36,5-37 °C, operando sul rapporto tra termogenesi e termodispersione. Situato nell’ipotalamo, il nostro centro termoregolatore è costituito da neuroni sensibili ad anche minime variazioni di temperatura rispetto ai canonici 36,5-37 °C. I neuroni recettivi recepiscono le variazioni sotto o sopra quella temperatura, mentre i neuroni effettori decidono cosa operare tra la termodispersione e la termoconservazione che divengono necessarie per contrastare quelle variazioni. Il nostro organismo (come quello degli altri mammiferi e degli uccelli) è omeotermo (dal greco: omòs = uguale; termos = calore), cioè agisce autonomamente per mantenere costante la propria temperatura corporea ideale a dispetto di quella ambientale. Ed è poi endotermo (dal greco: endon = da dentro; thermos = calore), cioè la sua temperatura corporea è regolata dalla produzione di calore metabolico interno. Gli altri vertebrati cioè pesci, anfibi e rettili e gli invertebrati sono invece ectotermi (dal greco: ektos = al di fuori; thermos = calore), cioè la temperatura corporea dipende dall’ambiente esterno. I rettili passano ore al sole e i pesci si spostano da correnti acquatiche fredde a calde per aumentare la propria temperatura corporea. Noi, predisposti a vedercela da soli, d’estate operiamo termodispersione e d’inverno termogenesi.
Non tutto il nostro corpo ha la stessa temperatura: testa e torace, comprensivi di organi, costituiscono il cosiddetto «nucleo centrale» della temperatura che misura 36 gradi. Il resto del corpo, detto «guscio periferico», agisce da protezione del nucleo, presentando temperatura un pelo più bassa in condizioni di frescura ambientale: per le gambe è 31 gradi sui polpacci e 35 sulle cosce, per le braccia 36 sul colmo, 32 sul gomito e 28 sull’avambraccio, la pelle ha circa 21 gradi. D’inverno, la temperatura esterna agisce raffreddando il guscio col rischio di raffreddare anche il nucleo centrale, d’estate avviene il contrario, il guscio aumenta di temperatura giungendo anche a 36 gradi (per la pelle sono ben 14 gradi in più rispetto all’autunno-inverno...). Allora, mentre percepiamo questo caldo come sgradevole, ancor di più se molto umido, perché ci sembrerà ancora più caldo, i nostri neuroni effettori ordinano attività che servono a raffreddare la temperatura del guscio per evitare che, salita quella, possa salire anche quella interna oltre i 37 gradi.
Se in inverno aumentiamo la termogenesi e contrastiamo la termodispersione, in estate, dicevamo, agiamo al contrario. In primo luogo, minimizziamo la produzione di calore interno: abbiamo meno fame rispetto all’inverno perché la digestione comporta una produzione di calore di cui in estate non abbiamo affatto bisogno, anzi. Poi, ci sentiamo più fiacchi perché siamo più accaldati, ma l’operatività «lenta» è anche voluta dal nostro cervello che opta per uno stato semipassivo anche per non produrre ulteriormente calore affaticandoci a fare mentre siamo già accaldati: non ci viene di correre, di giocare a tennis, di fare le pulizie di tutta casa in un pomeriggio agostano con 35 gradi e il 75% di umidità che percepiti sono 40, piuttosto ci viene di stenderci sul divano o sul lettino sotto l’ombrellone se siamo in vacanza e magari addormentarci. Il nostro organismo massimizza la perdita di calore cioè la termodispersione anche tramite la vasodilatazione e la sudorazione. La vasodilatazione dei vasi vicini alla cute permette una migliore dissipazione del calore corporeo, è un escamotage di breve durata e anche di relativa efficienza che però si somma alla sudorazione per potenziarne l’effetto (ed è l’opposto di quanto accade in inverno quando contrastiamo il freddo con la vasocostrizione cioè chiudendo la gran parte dei capillari sottocutanei per trattenere il calore e riservarlo, appunto, soprattutto al nucleo centrale, prassi da cui deriva la tipica temperatura più fredda di mani e piedi). Il sudore: quando la pelle registra una temperatura troppo alta, il sistema nervoso invia alle ghiandole sudoripare il comando di produrre quelle gocce di acqua salata (salata perché contiene i sali minerali, perciò è importante rimineralizzarci) che chiamiamo sudore. È lo stesso meccanismo dello sport: più fatichiamo, più scaldiamo il corpo, più sudiamo. In estate, questo meccanismo si attiva semplicemente stanziando ad una temperatura ambientale di 35-40 gradi. La sudorazione cambia lo stato dell’acqua da liquido a gassoso e per farlo disperde calore. Sudando, noi riusciamo a mantenere il corpo ai 37 gradi anche quando fuori ce ne sono 40. È la stessa cosa che fanno anche i mammiferi ricoperti di pelliccia e con poche ghiandole sudoripare come il cane, che non le ha sottopelle, ma solo vicino ai polpastrelli, e comunque non le usa per «sudare» fuori il caldo: l’acqua, nel cane, non evapora dalla sua pelle, ma dall’apparato respiratorio e dalla lingua con l’attivazione dell’ansimo.
Capite come in tutto questo lavorìo del nostro organismo per trovare un equilibrio tra la sua temperatura ideale e quella esterna estiva, il condizionatore, che raffredda e deumidifica l’aria ambientale, che a sua volta condiziona la nostra temperatura, sia un grande alleato contro il caldo. Ma va usato correttamente, dunque leggete i consigli in box. Intanto vi diciamo che l’aria condizionata è prodotta dal condizionatore d’aria, complesso elettrodomestico detto «macchina termica» capace di alzare o abbassare la temperatura dell’ambiente in cui si trova tramite il calore sensibile. In termodinamica, il calore sensibile è la quantità di calore scambiata tra due corpi producendo una diminuzione della differenza di temperatura tra gli stessi finché vi è una differenza di temperatura tra i due corpi nulla, cioè finché non viene raggiunto l’equilibrio termico che è la temperatura alla quale impostiamo il condizionatore. I corpi, in questo caso, sono l’aria della stanza e la sua temperatura e l’aria prodotta dal condizionatore, che elabora quella ambientale finché non la porta alla temperatura che abbiamo indicato noi. Il climatizzatore raffresca e deumidifica l’ambiente in cui è installato trasferendo il calore e l’umidità all’esterno.
Ecco perché non è mai consigliato impostare il condizionatore sotto il minimo del comfort igro-termico, ossia i 21 °C. Dai 21 ai 25 °C il corpo si ritroverà nella sua temperatura ideale ambientale. Optate più per 25 che per 21. Per quanto riguarda l’umidità, in inverno il tasso ideale in casa è tra il 45 e il 47%, in estate intorno al 55%.
Il condizionatore sotto quota 21 è un pericolo. E occhio al filtro: va pulito una volta al mese
Non è mai consigliato impostare il condizionatore sotto il minimo del comfort igro-termico, ossia i 21 °C. Dai 21 ai 25 °C il corpo si ritroverà nella sua temperatura ideale ambientale, e optate più per 25 che per 21 °C, ricordandovi che, in linea di massima, già ottenere una temperatura interna di 5 gradi inferiore a quella esterna va bene. Se fuori ci sono 40 °C ed entriamo in un ambiente chiuso a 20 °C, capite che non siamo molto lontani dall’entrare in un frigorifero che funziona a 4 °C. Bisogna evitare il passaggio repentino dal grande caldo al troppo freddo e poi di stanziare in quest’ultimo, magari sudati e vestiti leggeri. Il colpo di freddo è dietro l’angolo e non è più simpatico dell’ipertermia. Respirare per troppo tempo aria condizionata troppo fredda e troppo secca riduce l’efficacia del sistema immunitario a causa della riduzione dell’afflusso del sangue alle mucose della gola, naso e trachea. Fate attenzione, se non volete quindi procurarvi rinite, faringite e perfino bronchite e se non potete evitare che l’aria ambientale sia troppo fredda, allora copritevi con un giacchetto o una stola, spalle, gola, braccia. E anche la pancia. Il colpo di freddo alla pancia può condurre a una congestione esattamente come quando beviamo acqua troppo fredda: il freddo improvviso sulla pancia è percepito come un attacco all’equilibrio termico, il cervello si allerta e dirotta il sangue dall’area digestiva a sé stesso con un conseguente squilibrio della circolazione che può condurre a spiacevoli conseguenze. Anche muscoli e nervi possono essere vittime di colpi d’aria condizionata: dalla paresi dei nervi facciali (temporanea, sì, ma non piacevole) alla contrattura muscolare passando per la cervicalgia. Oltre a impostare la corretta temperatura, quindi, orientate le bocchette del condizionatore in modo che il getto non vi arrivi dritto addosso. E poi, ogni tanto spegnete e riaccendete solo quando risentirete di nuovo caldo.
Il condizionatore va manutenuto. Nei suoi filtri si possono annidare batteri, anche pericolosi come quello della Legionella, muffe, pollini, polveri (le polveri riducono lo spazio di passaggio dell’aria comportando maggiore lavoro della macchina - e consumo elettrico - fino al 30% in più). Se la pulizia dei filtri si può operare da soli anche una volta al mese, conviene sottoporre la macchina a controllo specializzato almeno una volta all’anno. Tenete chiuse le porte delle stanze in cui funziona il condizionatore per non disperdere l’aria condizionata. Non adagiatevi sul condizionatore abbandonando le strategie che aiutano a far scaldare meno la casa: cambiate l’aria in casa, certo, ma poi tenete le finestre chiuse e ricordatevi che tenendo chiuse anche le persiane creerete un ulteriore ostacolo alla penetrazione del caldo esterno sulla casa tramite i vetri. Di notte, di solito basta far circolare l’aria esterna notturna più fresca in casa tenendo le persiane chiuse e le finestre aperte, magari aiutandosi col ventilatore (sempre non puntato addosso). Ma se è troppo caldo anche di notte, allora usate il condizionatore in modalità notturna.
Sappiate che potete usarlo anche come semplice deumidificatore. Per quanto riguarda l’umidità, in inverno il tasso ideale in casa è tra il 45 e il 47%, in estate intorno al 55%, abbiamo visto, e già abbassare di qualche grado l’umidità in casa può rinfrescare l’ambiente in maniera molto soddisfacente, soprattutto se siete in una zona di caldo umido.
Aria condizionata, nel 1886 il primo brevetto. Così si aumentò la produttività delle fabbriche
Da alcune narrazioni esasperate sul riscaldamento globale può sembrare che il caldo estivo sia un problema odierno, ma non è così. Pensate che il primo apparecchio per il raffreddamento dell’aria fu brevettato nel 1886 dallo statunitense Lewis Latimer. Il nome «aria condizionata» si deve invece a Stuart Warren Cramer. All’inizio si operava solo sull’umidità. Per tentare di abbassare la temperatura nelle fabbriche, si aumentava la ventilazione, ma questo non abbassava né umidità, né temperatura e gli operai, ovviamente rallentati dal caldo, chiaramente rallentavano la produttività. L’ingegner Willis Carrier segna il passaggio vero e proprio all’aria condizionata. Prima di lui si deumidificava facendo evaporare un liquido refrigerante, ma questo rilasciava lo stesso fluido nell’aria, invece Carrier portò l’innovazione di recuperare il fluido in un circuito chiuso, intuizione vincente che testò con successo in una tipografia nella quale l’umidità rendeva la carta da stampa inutilizzabile. Il definitivo completamento del progetto del condizionatore a circuito chiuse si concluse il 17 luglio del 1902: era il sistema che gli attuali condizionatori d’aria ancora usano.
Ci sono sì i condizionatori d’aria senza unità esterna (assai costosi, non efficientissimi e necessari solo in alcune particolari circostanze architettoniche), ma il normale condizionatore che tutti hanno in casa è costituito da due unità, una interna, in casa, detta split, che distribuisce l’aria attraverso le bocchette, una esterna, posizionata dunque fuori casa, che ospita il compressore e la ventola radiale del condizionatore. Le unità sono collegate da tubi in rame e tubi per i fili elettrici. Se si tratta di un inverter che oltre a raffreddare l’aria in estate può riscaldarla in inverno, ci sono anche i tubi di scarico per evacuare l’acqua che si forma per condensazione dell’evaporazione. Le unità interne possono essere a muro, ma anche a pavimento, a console nei soffitti senza controsoffitto, a cassetta nel soffitto con controsoffitto, canalizzabili. Il condizionatore può essere solo freddo, cioè potere solo raffreddare l’aria in casa, oppure inverter, caso in cui può raffreddarla oppure riscaldarla. Erroneamente, sentirete spesso definire quest’ultimo tipo «pompa di calore», ma la pompa di calore è il principio di funzionamento di tutti, anche del solo freddo. Sul principio della pompa di calore si basano anche frigoriferi e congelatori. Si tratta di un ciclo termodinamico svolto su un fluido refrigerante racchiuso in un circuito atto a sottrarre calore da un lato del circuito cederlo dal lato opposto.
Il condizionatore che scalda anche ha in più un invertitore, inverter, appunto, in grado di invertire il flusso del refrigerante tramite una valvola a più vie, sottraendo in inverno il calore all’aria esterna per poi immetterlo in casa. Se avete un condizionatore portatile, il cui tubo per scaricare l’aria calda non passa attraverso un foro nel muro, ma sia lasciato volante a fuoriuscire dalla finestra tramite l’anta lasciata necessariamente aperta lo spazio necessario per farlo passare, acquistate uno di quei kit finestra composto da triangoli di stoffa tecnica con velcro per chiudere quello spazio.
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L’estate è cominciata ed è già bollente, ma non sempre la temperatura misurata corrisponde a quella percepita. Quando il termometro sale sopra i 25 gradi, il nostro corpo reagisce per mantenere costante il calore interno. Con le giuste abitudini noi possiamo aiutarlo.Sono infine arrivate tutte e due le estati. Quella meteorologica e quella astronomica. Nell’emisfero boreale, il nostro, l’estate meteorologica comincia all’inizio di giugno e prosegue fino al 31 agosto (contemporaneamente, nell’emisfero australe c’è l’inverno meteorologico). I primi 15 giorni di estate meteorologica 2023 sono stati abbastanza primaverili, con temperature basse e, spesso e diffusamente lungo lo Stivale, maltempo. Poi, è arrivata l’estate astronomica. Il solstizio d’estate è un passaggio di stagione, dalla primavera all’estate, che cade il 21 giugno. Dal 1° giugno al 31 agosto in tutto l’emisfero settentrionale sarà estate, mentre in quello australe ci sarà l’inverno meteorologico. In questo periodo dell’anno il Sole, che ha raggiunto il punto più alto rispetto all’orizzonte, comincia una discesa che termina con il solstizio d’inverno, e durante questa discesa le temperature raggiungono i livelli più alti dell’anno, con annessa siccità. Le ore di luce sono di più, ma lo sono anche i gradi centigradi: la parola estate, infatti, deriva dal latino aestas ossia calore bruciante, mutato da aestus che come il greco aìthos vuol dire calore. Dal 21 giugno in poi può fare molto caldo anche prima della canicola, il segmento estivo, lungo circa un mese, più caldo dell’anno, che va dal 24 luglio al 24 agosto, perché la Terra il 21 giugno si trova alla sua massima distanza dal Sole, ma nell’emisfero boreale l’asse della Terra è quasi perpendicolare ai raggi del Sole che quindi, pur provenendo da una fonte più distante, scaldano di più. Il caldo, poi, può essere amplificato da un’altra variabile, l’umidità. Un’umidità più alta fa aumentare i gradi di temperatura percepiti: l’Italia dispiega la sua forma oblunga tra Nord Europa e Africa e perciò la Testa Gemella Occidentale, il punto più a nord della nazione, ha quasi 12 gradi di latitudine (la distanza dall’Equatore) in più rispetto al punto più meridionale, l’isola di Lampedusa. Al nord abbiamo clima temperato umido e al centro-sud clima mediterraneo con periodo estivo secco. Clima mediterraneo con periodo estivo secco vuol dire che in estate ci sono temperature alte ma con bassa umidità. Clima temperato umido vuol dire maggiore umidità e quindi si percepiscono maggiori gradi di caldo. Sembra un paradosso, ma 40 °C secchi sono più sopportabili di 35 °C con alta umidità. Il caldo umido è anche detto caldo afoso: per afa si intende la contemporaneità di tre condizioni ovvero caldo, umidità oltre il 70% e assenza di vento. L’afa non è solo difficile da sopportare, ma è anche pericolosa, perché può condurre a episodi di ipertermia, ecco perché devono fare attenzione tutti e in particolare soggetti a rischio come anziani, bimbi o ammalati. Per capire l’episodio di ipertermia e prevenirlo, dobbiamo capire come funziona la... termia!, intendiamo dire la regolazione della temperatura del corpo umano. Essa stanzia sui 36,5-37 °C e in parte dipende da quella esterna. La temperatura esterna ottimale che mantiene la temperatura interna, abbigliati con abiti leggeri, ai circa 37 gradi di norma si trova fra i 21 ed i 25 °C ed è una temperatura detta «comfort termo-igrometrico». Il comfort termo-igrometrico, tuttavia, quando siamo in spiaggia sotto l’ombrellone vestiti del solo costume si alza, tra 27,8 e 30 °C (in inverno, quando la temperatura ambientale è 10, 5 e anche 0 °C, basta che la temperatura al chiuso sia tra 18 e 22 °C per stare bene, con umidità relativa tra 40 e 50% per evitare che l’aria diventi troppo secca, perciò usiamo gli umidificatori da termosifoni da riempire d’acqua che evaporerà oppure quelli elettrici). Ma se la temperatura, sia che siamo in spiaggia, sia che siamo in giro vestiti di tutto punto, sale oltre i 30 °C (o scende sotto i 21 °C), il nostro centro termoregolatore deve mettersi a trottare per mantenere la nostra temperatura interna sui 36,5-37 °C, operando sul rapporto tra termogenesi e termodispersione. Situato nell’ipotalamo, il nostro centro termoregolatore è costituito da neuroni sensibili ad anche minime variazioni di temperatura rispetto ai canonici 36,5-37 °C. I neuroni recettivi recepiscono le variazioni sotto o sopra quella temperatura, mentre i neuroni effettori decidono cosa operare tra la termodispersione e la termoconservazione che divengono necessarie per contrastare quelle variazioni. Il nostro organismo (come quello degli altri mammiferi e degli uccelli) è omeotermo (dal greco: omòs = uguale; termos = calore), cioè agisce autonomamente per mantenere costante la propria temperatura corporea ideale a dispetto di quella ambientale. Ed è poi endotermo (dal greco: endon = da dentro; thermos = calore), cioè la sua temperatura corporea è regolata dalla produzione di calore metabolico interno. Gli altri vertebrati cioè pesci, anfibi e rettili e gli invertebrati sono invece ectotermi (dal greco: ektos = al di fuori; thermos = calore), cioè la temperatura corporea dipende dall’ambiente esterno. I rettili passano ore al sole e i pesci si spostano da correnti acquatiche fredde a calde per aumentare la propria temperatura corporea. Noi, predisposti a vedercela da soli, d’estate operiamo termodispersione e d’inverno termogenesi. Non tutto il nostro corpo ha la stessa temperatura: testa e torace, comprensivi di organi, costituiscono il cosiddetto «nucleo centrale» della temperatura che misura 36 gradi. Il resto del corpo, detto «guscio periferico», agisce da protezione del nucleo, presentando temperatura un pelo più bassa in condizioni di frescura ambientale: per le gambe è 31 gradi sui polpacci e 35 sulle cosce, per le braccia 36 sul colmo, 32 sul gomito e 28 sull’avambraccio, la pelle ha circa 21 gradi. D’inverno, la temperatura esterna agisce raffreddando il guscio col rischio di raffreddare anche il nucleo centrale, d’estate avviene il contrario, il guscio aumenta di temperatura giungendo anche a 36 gradi (per la pelle sono ben 14 gradi in più rispetto all’autunno-inverno...). Allora, mentre percepiamo questo caldo come sgradevole, ancor di più se molto umido, perché ci sembrerà ancora più caldo, i nostri neuroni effettori ordinano attività che servono a raffreddare la temperatura del guscio per evitare che, salita quella, possa salire anche quella interna oltre i 37 gradi. Se in inverno aumentiamo la termogenesi e contrastiamo la termodispersione, in estate, dicevamo, agiamo al contrario. In primo luogo, minimizziamo la produzione di calore interno: abbiamo meno fame rispetto all’inverno perché la digestione comporta una produzione di calore di cui in estate non abbiamo affatto bisogno, anzi. Poi, ci sentiamo più fiacchi perché siamo più accaldati, ma l’operatività «lenta» è anche voluta dal nostro cervello che opta per uno stato semipassivo anche per non produrre ulteriormente calore affaticandoci a fare mentre siamo già accaldati: non ci viene di correre, di giocare a tennis, di fare le pulizie di tutta casa in un pomeriggio agostano con 35 gradi e il 75% di umidità che percepiti sono 40, piuttosto ci viene di stenderci sul divano o sul lettino sotto l’ombrellone se siamo in vacanza e magari addormentarci. Il nostro organismo massimizza la perdita di calore cioè la termodispersione anche tramite la vasodilatazione e la sudorazione. La vasodilatazione dei vasi vicini alla cute permette una migliore dissipazione del calore corporeo, è un escamotage di breve durata e anche di relativa efficienza che però si somma alla sudorazione per potenziarne l’effetto (ed è l’opposto di quanto accade in inverno quando contrastiamo il freddo con la vasocostrizione cioè chiudendo la gran parte dei capillari sottocutanei per trattenere il calore e riservarlo, appunto, soprattutto al nucleo centrale, prassi da cui deriva la tipica temperatura più fredda di mani e piedi). Il sudore: quando la pelle registra una temperatura troppo alta, il sistema nervoso invia alle ghiandole sudoripare il comando di produrre quelle gocce di acqua salata (salata perché contiene i sali minerali, perciò è importante rimineralizzarci) che chiamiamo sudore. È lo stesso meccanismo dello sport: più fatichiamo, più scaldiamo il corpo, più sudiamo. In estate, questo meccanismo si attiva semplicemente stanziando ad una temperatura ambientale di 35-40 gradi. La sudorazione cambia lo stato dell’acqua da liquido a gassoso e per farlo disperde calore. Sudando, noi riusciamo a mantenere il corpo ai 37 gradi anche quando fuori ce ne sono 40. È la stessa cosa che fanno anche i mammiferi ricoperti di pelliccia e con poche ghiandole sudoripare come il cane, che non le ha sottopelle, ma solo vicino ai polpastrelli, e comunque non le usa per «sudare» fuori il caldo: l’acqua, nel cane, non evapora dalla sua pelle, ma dall’apparato respiratorio e dalla lingua con l’attivazione dell’ansimo.Capite come in tutto questo lavorìo del nostro organismo per trovare un equilibrio tra la sua temperatura ideale e quella esterna estiva, il condizionatore, che raffredda e deumidifica l’aria ambientale, che a sua volta condiziona la nostra temperatura, sia un grande alleato contro il caldo. Ma va usato correttamente, dunque leggete i consigli in box. Intanto vi diciamo che l’aria condizionata è prodotta dal condizionatore d’aria, complesso elettrodomestico detto «macchina termica» capace di alzare o abbassare la temperatura dell’ambiente in cui si trova tramite il calore sensibile. In termodinamica, il calore sensibile è la quantità di calore scambiata tra due corpi producendo una diminuzione della differenza di temperatura tra gli stessi finché vi è una differenza di temperatura tra i due corpi nulla, cioè finché non viene raggiunto l’equilibrio termico che è la temperatura alla quale impostiamo il condizionatore. I corpi, in questo caso, sono l’aria della stanza e la sua temperatura e l’aria prodotta dal condizionatore, che elabora quella ambientale finché non la porta alla temperatura che abbiamo indicato noi. Il climatizzatore raffresca e deumidifica l’ambiente in cui è installato trasferendo il calore e l’umidità all’esterno. Ecco perché non è mai consigliato impostare il condizionatore sotto il minimo del comfort igro-termico, ossia i 21 °C. Dai 21 ai 25 °C il corpo si ritroverà nella sua temperatura ideale ambientale. Optate più per 25 che per 21. Per quanto riguarda l’umidità, in inverno il tasso ideale in casa è tra il 45 e il 47%, in estate intorno al 55%.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/caldo-consigli-rimedi-2662220231.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="il-condizionatore-sotto-quota-21-e-un-pericolo-e-occhio-al-filtro-va-pulito-una-volta-al-mese" data-post-id="2662220231" data-published-at="1688391441" data-use-pagination="False"> Il condizionatore sotto quota 21 è un pericolo. E occhio al filtro: va pulito una volta al mese Non è mai consigliato impostare il condizionatore sotto il minimo del comfort igro-termico, ossia i 21 °C. Dai 21 ai 25 °C il corpo si ritroverà nella sua temperatura ideale ambientale, e optate più per 25 che per 21 °C, ricordandovi che, in linea di massima, già ottenere una temperatura interna di 5 gradi inferiore a quella esterna va bene. Se fuori ci sono 40 °C ed entriamo in un ambiente chiuso a 20 °C, capite che non siamo molto lontani dall’entrare in un frigorifero che funziona a 4 °C. Bisogna evitare il passaggio repentino dal grande caldo al troppo freddo e poi di stanziare in quest’ultimo, magari sudati e vestiti leggeri. Il colpo di freddo è dietro l’angolo e non è più simpatico dell’ipertermia. Respirare per troppo tempo aria condizionata troppo fredda e troppo secca riduce l’efficacia del sistema immunitario a causa della riduzione dell’afflusso del sangue alle mucose della gola, naso e trachea. Fate attenzione, se non volete quindi procurarvi rinite, faringite e perfino bronchite e se non potete evitare che l’aria ambientale sia troppo fredda, allora copritevi con un giacchetto o una stola, spalle, gola, braccia. E anche la pancia. Il colpo di freddo alla pancia può condurre a una congestione esattamente come quando beviamo acqua troppo fredda: il freddo improvviso sulla pancia è percepito come un attacco all’equilibrio termico, il cervello si allerta e dirotta il sangue dall’area digestiva a sé stesso con un conseguente squilibrio della circolazione che può condurre a spiacevoli conseguenze. Anche muscoli e nervi possono essere vittime di colpi d’aria condizionata: dalla paresi dei nervi facciali (temporanea, sì, ma non piacevole) alla contrattura muscolare passando per la cervicalgia. Oltre a impostare la corretta temperatura, quindi, orientate le bocchette del condizionatore in modo che il getto non vi arrivi dritto addosso. E poi, ogni tanto spegnete e riaccendete solo quando risentirete di nuovo caldo. Il condizionatore va manutenuto. Nei suoi filtri si possono annidare batteri, anche pericolosi come quello della Legionella, muffe, pollini, polveri (le polveri riducono lo spazio di passaggio dell’aria comportando maggiore lavoro della macchina - e consumo elettrico - fino al 30% in più). Se la pulizia dei filtri si può operare da soli anche una volta al mese, conviene sottoporre la macchina a controllo specializzato almeno una volta all’anno. Tenete chiuse le porte delle stanze in cui funziona il condizionatore per non disperdere l’aria condizionata. Non adagiatevi sul condizionatore abbandonando le strategie che aiutano a far scaldare meno la casa: cambiate l’aria in casa, certo, ma poi tenete le finestre chiuse e ricordatevi che tenendo chiuse anche le persiane creerete un ulteriore ostacolo alla penetrazione del caldo esterno sulla casa tramite i vetri. Di notte, di solito basta far circolare l’aria esterna notturna più fresca in casa tenendo le persiane chiuse e le finestre aperte, magari aiutandosi col ventilatore (sempre non puntato addosso). Ma se è troppo caldo anche di notte, allora usate il condizionatore in modalità notturna. Sappiate che potete usarlo anche come semplice deumidificatore. Per quanto riguarda l’umidità, in inverno il tasso ideale in casa è tra il 45 e il 47%, in estate intorno al 55%, abbiamo visto, e già abbassare di qualche grado l’umidità in casa può rinfrescare l’ambiente in maniera molto soddisfacente, soprattutto se siete in una zona di caldo umido. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem2" data-id="2" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/caldo-consigli-rimedi-2662220231.html?rebelltitem=2#rebelltitem2" data-basename="aria-condizionata-nel-1886-il-primo-brevetto-cosi-si-aumento-la-produttivita-delle-fabbriche" data-post-id="2662220231" data-published-at="1688391441" data-use-pagination="False"> Aria condizionata, nel 1886 il primo brevetto. Così si aumentò la produttività delle fabbriche Da alcune narrazioni esasperate sul riscaldamento globale può sembrare che il caldo estivo sia un problema odierno, ma non è così. Pensate che il primo apparecchio per il raffreddamento dell’aria fu brevettato nel 1886 dallo statunitense Lewis Latimer. Il nome «aria condizionata» si deve invece a Stuart Warren Cramer. All’inizio si operava solo sull’umidità. Per tentare di abbassare la temperatura nelle fabbriche, si aumentava la ventilazione, ma questo non abbassava né umidità, né temperatura e gli operai, ovviamente rallentati dal caldo, chiaramente rallentavano la produttività. L’ingegner Willis Carrier segna il passaggio vero e proprio all’aria condizionata. Prima di lui si deumidificava facendo evaporare un liquido refrigerante, ma questo rilasciava lo stesso fluido nell’aria, invece Carrier portò l’innovazione di recuperare il fluido in un circuito chiuso, intuizione vincente che testò con successo in una tipografia nella quale l’umidità rendeva la carta da stampa inutilizzabile. Il definitivo completamento del progetto del condizionatore a circuito chiuse si concluse il 17 luglio del 1902: era il sistema che gli attuali condizionatori d’aria ancora usano. Ci sono sì i condizionatori d’aria senza unità esterna (assai costosi, non efficientissimi e necessari solo in alcune particolari circostanze architettoniche), ma il normale condizionatore che tutti hanno in casa è costituito da due unità, una interna, in casa, detta split, che distribuisce l’aria attraverso le bocchette, una esterna, posizionata dunque fuori casa, che ospita il compressore e la ventola radiale del condizionatore. Le unità sono collegate da tubi in rame e tubi per i fili elettrici. Se si tratta di un inverter che oltre a raffreddare l’aria in estate può riscaldarla in inverno, ci sono anche i tubi di scarico per evacuare l’acqua che si forma per condensazione dell’evaporazione. Le unità interne possono essere a muro, ma anche a pavimento, a console nei soffitti senza controsoffitto, a cassetta nel soffitto con controsoffitto, canalizzabili. Il condizionatore può essere solo freddo, cioè potere solo raffreddare l’aria in casa, oppure inverter, caso in cui può raffreddarla oppure riscaldarla. Erroneamente, sentirete spesso definire quest’ultimo tipo «pompa di calore», ma la pompa di calore è il principio di funzionamento di tutti, anche del solo freddo. Sul principio della pompa di calore si basano anche frigoriferi e congelatori. Si tratta di un ciclo termodinamico svolto su un fluido refrigerante racchiuso in un circuito atto a sottrarre calore da un lato del circuito cederlo dal lato opposto. Il condizionatore che scalda anche ha in più un invertitore, inverter, appunto, in grado di invertire il flusso del refrigerante tramite una valvola a più vie, sottraendo in inverno il calore all’aria esterna per poi immetterlo in casa. Se avete un condizionatore portatile, il cui tubo per scaricare l’aria calda non passa attraverso un foro nel muro, ma sia lasciato volante a fuoriuscire dalla finestra tramite l’anta lasciata necessariamente aperta lo spazio necessario per farlo passare, acquistate uno di quei kit finestra composto da triangoli di stoffa tecnica con velcro per chiudere quello spazio.
Friedrich Merz (Ansa)
Il dissenso della gioventù aveva provocato forti tensioni all’interno della maggioranza tanto da far rischiare la prima crisi di governo seria per Merz. Il via libera del parlamento tedesco, dunque, segna di fatto una crisi politica enorme e pure lo scollamento della democrazia tra maggioranza effettiva e maggioranza dopata. Come già era accaduto in Francia, la materia pensionistica è l’iceberg contro cui si schiantano i… Titanic: Macron prima, Merz adesso. Il presidente francese sulle pensioni ha visto la rottura dei suoi governi per l’incalzare di rivolte popolari e questo in carica guidato da Lecornu ha dovuto congelare la materia per non lasciarci le penne. Del resto in Europa non è il solo che naviga a vista, non curante della sfiducia nel Paese: in Spagna il governo Sánchez è in piena crisi di consensi per i casi di corruzione scoppiati nel partito e in casa, e pure l’accordo coi i catalani e coi baschi rischia di far deragliare l’esecutivo sulla finanziaria. In Olanda non c’è ancora un governo. In Belgio il primo ministro De Wever ha chiesto altro tempo al re Filippo per superare lo stallo sulla legge di bilancio che si annuncia lacrime e sangue. In Germania - dicevamo - il governo si è salvato per l’appoggio determinante della sinistra radicale, aprendo quindi un tema politico che lascerà strascichi dei quali beneficerà Afd, partito assai attrattivo proprio tra i giovani.
I tre voti con i quali Merz si è salvato peseranno tantissimo e manterranno acceso il dibattito proprio su una questione ancestrale: l’aumento del debito pubblico. «Questo disegno di legge va contro le mie convinzioni fondamentali, contro tutto ciò per cui sono entrato in politica», ha dichiarato a nome della Junge Union Gruppe Pascal Reddig durante il dibattito. Lui è uno dei diciotto che avrebbe voluto affossare la stabilizzazione previdenziale anche a costo di mandare sotto il governo: il gruppo dei giovani non aveva mai preso in considerazione l’idea di caricare sulle spalle delle future generazioni 115 miliardi di costi aggiuntivi a partire dal 2031.
E senza quei 18 sì, il governo sarebbe finito al tappeto. Quindi ecco la solita minestrina riscaldata della sopravvivenza politica a qualsiasi costo: l’astensione dai banchi dell’opposizione del partito di estrema sinistra Die Linke, per effetto della quale si è ridotto il numero di voti necessari per l'approvazione. E i giovani? E le loro idee?
Merz ha affermato che le preoccupazioni della Junge Union saranno prese in considerazione in una revisione più ampia del sistema pensionistico prevista per il 2026, che affronterà anche la spinosa questione dell'innalzamento dell'età pensionabile. Un bel modo per cercare di salvare il salvabile. Anche se ora arriva pure la tegola della riforma della leva: il parlamento tedesco ha infatti approvato la modernizzazione del servizio militare nel Paese, introducendo una visita medica obbligatoria per i giovani diciottenni e la possibilità di ripristinare la leva obbligatoria in caso di carenza di volontari. Un altro passo verso la piena militarizzazione, materia su cui l’opinione pubblica tedesca è in profondo disaccordo e che Afd sta cavalcando. Sempre che la democrazia non deciderà di fermare Afd…
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«The Rainmaker» (Sky)
The Rainmaker, versione serie televisiva, sarà disponibile su Sky Exclusive a partire dalla prima serata di venerdì 5 dicembre. E allora l'abisso immenso della legalità, i suoi chiaroscuri, le zone d'ombra soggette a manovre e interpretazioni personali torneranno protagonisti. Non a Memphis, dov'era ambientato il romanzo originale, bensì a Charleston, nella Carolina del Sud.
Il rainmaker di Grisham, il ragazzo che - fresco di laurea - aveva fantasticato sulla possibilità di essere l'uomo della pioggia in uno degli studi legali più prestigiosi di Memphis, è lontano dal suo corrispettivo moderno. E non solo per via di una città diversa. Rudy Baylor, stesso nome, stesso percorso dell'originale, ha l'anima candida del giovane di belle speranze, certo che sia tutto possibile, che le idee valgano più dei fatti. Ma quando, appena dopo la laurea in Giurisprudenza, si trova tirocinante all'interno di uno studio fra i più blasonati, capisce bene di aver peccato: troppo romanticismo, troppo incanto. In una parola, troppa ingenuità.
Rudy Baylor avrebbe voluto essere colui che poteva portare più clienti al suddetto studio. Invece, finisce per scontrarsi con un collega più anziano nel giorno dell'esordio, i suoi sogni impacchettati come fossero cosa di poco conto. Rudy deve trovare altro: un altro impiego, un'altra strada. E finisce per trovarla accanto a Bruiser Stone, qui donna, ben lontana dall'essere una professionista integerrima. Qui, i percorsi divergono.
The Rainmaker, versione serie televisiva, si discosta da The Rainmaker versione carta o versione film. Cambia la trama, non, però, la sostanza. Quel che lo show, in dieci episodi, vuole cercare di raccontare quanto complessa possa essere l'applicazione nel mondo reale di categorie di pensiero apprese in astratto. I confini sono labili, ciascuno disposto ad estenderli così da inglobarvi il proprio interesse personale. Quel che dovrebbe essere scontato e oggettivo, la definizione di giusto o sbagliato, sfuma. E non vi è più certezza. Nemmeno quella basilare del singolo, che credeva di aver capito quanto meno se stesso. Rudy Baylor, all'interno di questa serie, a mezza via tra giallo e legal drama, deve, dunque, fare quel che ha fatto il suo predecessore: smettere ogni sua certezza e camminare al di fuori della propria zona di comfort, alla ricerca perpetua di un compromesso che non gli tolga il sonno.
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Ursula von der Leyen (Ansa)
Mentre l’Europa è strangolata da una crisi industriale senza precedenti, la Commissione europea offre alla casa automobilistica tedesca una tregua dalle misure anti-sovvenzioni. Questo armistizio, richiesto da VW Anhui, che produce il modello Cupra in Cina, rappresenta la chiusura del cerchio della de-industrializzazione europea. Attualmente, la VW paga un dazio anti-sovvenzione del 20,7 per cento sui modelli Cupra fabbricati in Cina, che si aggiunge alla tariffa base del 10 per cento. L’offerta di VW, avanzata attraverso la sua sussidiaria Seat/Cupra, propone, in alternativa al dazio, una quota di importazione annuale e un prezzo minimo di importazione, meccanismi che, se accettati da Bruxelles, esenterebbero il colosso tedesco dal pagare i dazi. Non si tratta di una congiuntura, ma di un disegno premeditato. Pochi giorni fa, la stessa Volkswagen ha annunciato come un trionfo di essere in grado di produrre veicoli elettrici interamente sviluppati e realizzati in Cina per la metà del costo rispetto alla produzione in Europa, grazie alle efficienze della catena di approvvigionamento, all’acquisto di batterie e ai costi del lavoro notevolmente inferiori. Per dare un’idea della voragine competitiva, secondo una analisi Reuters del 2024 un operaio VW tedesco costa in media 59 euro l’ora, contro i soli 3 dollari l’ora in Cina. L’intera base produttiva europea è già in ginocchio. La pressione dei sindacati e dei politici tedeschi per produrre veicoli elettrici in patria, nel tentativo di tutelare i posti di lavoro, si è trasformata in un calice avvelenato, secondo una azzeccata espressione dell’analista Justin Cox.
I dati sono impietosi: l’utilizzo medio della capacità produttiva nelle fabbriche di veicoli leggeri in Europa è sceso al 60% nel 2023, ma nei paesi ad alto costo (Germania, Francia, Italia e Regno Unito) è crollato al 54%. Una capacità di utilizzo inferiore al 70% è considerata il minimo per la redditività.
Il risultato? Centinaia di migliaia di posti di lavoro che rischiano di scomparire in breve tempo. Volkswagen, che ha investito miliardi in Cina nel tentativo di rimanere competitiva su quel mercato, sta tagliando drasticamente l’occupazione in patria. L’accordo con i sindacati prevede la soppressione di 35.000 posti di lavoro entro il 2030 in Germania. Il marchio VW sta già riducendo la capacità produttiva in Germania del 40%, chiudendo linee per 734.000 veicoli. Persino stabilimenti storici come quello di Osnabrück rischiano la chiusura entro il 2027.
Anziché imporre una protezione doganale forte contro la concorrenza cinese, l’Ue si siede al tavolo per negoziare esenzioni personalizzate per le sue stesse aziende che delocalizzano in Oriente.
Questa politica di suicidio economico ha molto padri, tra cui le case automobilistiche tedesche. Mercedes e Bmw, insieme a VW, fecero pressioni a suo tempo contro l’imposizione di dazi Ue più elevati, temendo che una guerra commerciale potesse danneggiare le loro vendite in Cina, il mercato più grande del mondo e cruciale per i loro profitti. L’Associazione dell’industria automobilistica tedesca (Vda) ha definito i dazi «un errore» e ha sostenuto una soluzione negoziata con Pechino.
La disastrosa svolta all’elettrico imposta da Bruxelles si avvia a essere attenuata con l’apertura (forse) alle immatricolazioni di motori a combustione e ibridi anche dopo il 2035, ma ha creato l’instabilità perfetta per l’ingresso trionfale della Cina nel settore. I produttori europei, combattendo con veicoli elettrici ad alto costo che non vendono come previsto (l’Ev più economico di VW, l’ID.3, costa oltre 36.000 euro), hanno perso quote di mercato e hanno dovuto ridimensionare obiettivi, profitti e occupazione in Europa. A tal riguardo, ieri il premier Giorgia Meloni, insieme ai leader di Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Bulgaria e Ungheria, in una lettera ai vertici Ue, ha esortato l’Unione ad abbandonare, una volta per tutte, il dogmatismo ideologico che ha messo in ginocchio interi settori produttivi, senza peraltro apportare benefici tangibili in termini di emissioni globali». Nel testo, si chiede di mantenere anche dopo il 2035 le ibride e di riconoscere i biocarburanti come carburanti a emissioni zero.
L’Ue, che sempre pretende un primato morale, ha in realtà creato le condizioni perfette per svuotare il continente di produzione industriale. Accettare esenzioni dai dazi sull’import dalle aziende che hanno traslocato in Cina è la beatificazione della delocalizzazione. L’Europa si avvia a diventare uno showroom per prodotti asiatici, con le sue fabbriche ridotte a ruderi. Paradossalmente, diverse case automobilistiche cinesi stanno delocalizzando in Europa, dove progettano di assemblare i veicoli e venderli localmente, aggirando così i dazi europei. La Great Wall Motors progetta di aprire stabilimenti in Spagna e Ungheria per assemblare i veicoli. Anche considerando i più alti costi del lavoro europei (16 euro in Ungheria, dato Reuters), i cinesi pensano di riuscire ad essere più competitivi dei concorrenti locali. Per convenienza, i marchi europei vanno in Cina e quelli cinesi vengono in Europa, insomma. A perderci sono i lavoratori europei.
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