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Auto ibride, ora l’Ue cambia idea. Rinvio di cinque anni dei divieti
iStock
La pressione di Italia e Germania induce la Commissione a una maggiore prudenza.

Il 16 dicembre, salvo ripensamenti, la Commissione europea presenterà la revisione del regolamento in materia di emissioni delle autovetture, la famigerata norma che impone lo stop alle auto con motore a combustione interna dal 2035.

Secondo l’agenzia Bloomberg, conterrà un rinvio di cinque anni del divieto di immatricolazione di auto con motore a scoppio, spostandolo al 2040, ma solo per i veicoli ibridi plug-in e quelli con range extender (auto elettriche con motore a carburante che aiuta la batteria). Le emissioni di questi veicoli potranno essere compensate grazie all’utilizzo di biocarburanti avanzati e dei cosiddetti e-fuel, nonché all’utilizzo di acciaio green nella produzione di veicoli.

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Urso: «Pure i sindacati Ue contro il Green Deal»
Adolfo Urso (Imagoeconomica)
Il titolare del Mimit: «La lettera di Merz è un buon segno, dimostra che la nostra linea ha fatto breccia. La presenza dell’Italia emerge in tutte le istituzioni europee. Ora via i diktat verdi o diventeremo un museo. Chi frena è Madrid, Parigi si sta ravvedendo».

Giorni decisivi per il futuro del Green Deal europeo ma soprattutto di imprese e lavoratori, già massacrati da regole asfissianti e concorrenza extra Ue sempre più sofisticata. A partire dall’auto, dossier sul quale il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha dedicato centinaia di riunioni.

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(Totaleu)

Lo ha detto Graziano Verdi, presidente della Cet (Federazione Europea della Ceramica) e vicepresidente di Confindustria Ceramica, in un punto stampa alla sede di Confindustria Ceramica a Bruxelles, nel contesto degli European Ceramic Days 2025.

Buone notizie dalla Cop30: la Ue ha perso la sua guerra su tagli a fossili e emissioni
La Cop30 di Belém, Brasile (Ansa)
Il vertice ospitato da Luiz Inácio Lula da Silva nel caldo soffocante di Belém si chiude con impegni generici. Respinti i tentativi del commissario Wopke Hoekstra di forzare la mano per imporre più vincoli.

Dopo due settimane di acquazzoni, impianti di aria condizionata assenti e infuocati dibattiti sull’uso della cravatta, ha chiuso i battenti sabato scorso il caravanserraglio della Cop30. Il presidente del Brasile Luiz Inácio da Silva detto Lula ha voluto che l’adunata di 50.000 convenuti si tenesse nella poco ridente località di Belém, alle porte della foresta amazzonica, a un passo dall’Equatore. Si tratta di una città con 18.000 posti letto alberghieri mal contati, dove le piogge torrenziali sono la norma e dove il caldo umido è soffocante. Doveva essere un messaggio ai delegati: il mondo si scalda, provate l’esperienza. Insomma, le premesse non erano buone. E infatti la montagnola ha partorito uno squittìo, più che un topolino.

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Conflitti, clima e pandemia. Per controllarci va bene tutto
Ansa
La pandemia ha aperto il varco. Poi guerra e clima: Nicola Porro racconta l’inferno premuroso del potere delle buone intenzioni.

C’era una volta l’uomo forte. Oggi è stato sostituito dal-l’«uomo morbido», quello col camice bianco, la mascherina chirurgica in tinta con le calze compressive e il tono di voce da formicolio piacevole che si diffonde dal cuoio capelluto ministeriale. Entra in casa tua non per comandare, ma per prendersi cura di te, che è un modo elegante per dire che non puoi uscire, non puoi parlare e - se possibile - non puoi nemmeno respirare troppo forte. La sua arma non è la repressione, ma il consiglio non richiesto.Non minaccia con i manganelli, ma con le statistiche. E con i grafici, ovviamente. Soprattutto quelli con le curve rosse in salita che sembrano montagne russe del terrore.

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