2018-08-11
Cade la prima talpa in prefettura. Profugopoli perde un altro tassello
A Padova il viceprefetto vicario Pasquale Aversa è stato rimosso per irregolarità nella gestione dei migranti. Avrebbe favorito l'illegalità dei centri d'accoglienza, violando anche il segreto sulle indagini. Ora bisogna andare fino in fondo. Possibile che non s'indigni nessuno? L'altro giorno è uscita sul Gazzettino di Venezia la notizia che il prefetto di Padova (per essere precisi: il viceprefetto vicario) è indagato per l'irregolarità nella gestione dei profughi. La notizia non è stata riportata da nessun quotidiano nazionale. A parte La Verità, ovviamente. Ieri il viceprefetto vicario, Pasquale Aversa, è stato dirottato dal Viminale ad altro incarico. Ma la notizia non viene ripresa con evidenza da nessun sito web. I colleghi giornalisti sono troppo impegnati a cercare capotreni spazientiti dai ladri e ragazzetti in vena di monellerie per tenere alta la campagna contro i razzisti: non c'è tempo per raccontare la grande truffa che si è consumata e si consuma dietro le parole d'ordine del buonismo e dell'accoglienza.E pensare che la vicenda del viceprefetto è una di quelle che dovrebbe scuotere la coscienza di tutti. Non ci sono solo soldi, appalti sospetti, funzionari corrotti: ci sono paesi devastati, comunità stuprate, morti, violenze, rivolte, un'Italia che ora viene fatta passare per razzista dopo che è stata costretta a subire ogni tipo di sopruso. E perché? Perché le coop guadagnavano. In modo illecito, sospettano i magistrati. E coloro che dovevano vigilare su tutto ciò, cioè le prefetture, chiudevano un occhio o favorivano l'illegalità. Stiamo parlando di Conetta e Bagnoli, due dei più grandi centri di accoglienza d'Italia, racchiusi in un fazzoletto di terra nel Nord Est, senza rispetto per la logica e per i residenti della zona. A Conetta, 197 abitanti, sono arrivati a mettere fino a 1.700 immigrati. Lì si è visto di tutto: una ragazza morta in circostanze sospette per emorragia interna (che ci facevano cinque ragazze in un campo tutto maschile?), sospetti di prostituzione a basso costo (donne in vendita a 5 euro, si è scritto), rivolte, il solito boom di criminalità e violenze attorno al campo. E chi gestiva questa meraviglia? Una donna che si proclamava regina dell'accoglienza. E che in un video chiamava gli ospiti del suoi centri «macachi». A dimostrazione del fatto che non c'è peggior razzismo di quello dei sedicenti buonisti.La signora in questione si chiama Sara Felpati ed è la moglie di Simone Borile. Quest'ultimo, noto come il ras dei rifiuti, era l'ex patron di Padova Tre, l'ente per la gestione della monnezza nel basso Veneto. Ex di Forza Italia, poi passato a Ncd, un carriera nelle poltrone del sottogoverno, se n'è uscito dall'esperienza netturbina piuttosto ammaccato: l'hanno accusato di aver sottratto 30 milioni di euro (tasse dei cittadini) per finanziare imprese assurde, aziende decotte, attività di amici degli amici. Oltre alla ristrutturazione del suo chalet in montagna. E oltre alla coop della moglie, per l'appunto. Che in questo modo ha preso il volo.In principio la coop si chiamava Ecofficina e si occupava di doposcuola. Il suo fatturato era risibile: 114.000 euro nel 2014. Poi si è buttata sugli immigrati e gli affari hanno cominciato a girare: in tre anni ha superato i 40 milioni di euro,350 volte di più. Sara Felpati (con l'aiuto di Simone Borile, ormai dedito a tempo pieno alla causa profughi) ci è riuscita. Grazie ai suoi «macachi». Vincendo in pratica tutti gli appalti. Diventando di fatto monopolista dell'accoglienza nella zona di Padova e Venezia. E pazienza se, nel frattempo, in Procura si sono accumulati i fascicoli contro di lei e contro il marito, con le accuse più diverse: maltrattamento, truffa, turbativa d'asta, lavoro nero, corruzione e associazione a delinquere. Ora, siccome è da almeno tre anni che denunciamo questa situazione, in ogni luogo e in ogni modo, ci siamo chiesti mille volte anche in sedi pubbliche: ma perché diavolo Ecofficina (nel frattempo diventata Edeco) nonostante tutti quei sospetti e quelle accuse ha continuato a vincere gli appalti e a gestire quei centri? Perché le prefetture non sono intervenute prima? Perché i campi come Conetta non sono stati chiusi? Ora abbiamo una risposta. Almeno presunta. Forse tutto ciò non accadeva perché nelle prefetture c'erano i complici di questo sistema malato. L'avevamo sospettato, ma adesso il sospetto si fa inchiesta. E il sospettato si fa da parte, per volontà del Viminale. Atti concreti, che non possono non rilanciare qualche domanda su come è stata gestita l'immigrazione nel Paese in questi ultimi anni. Nell'interesse di chi. E perché.Purtroppo, però, alla rimozione del viceprefetto fa da contraltare la rimozione del problema da parte dell'informazione nazionale. E a noi questo sembra altrettanto sospetto. Perché se davvero, come c'insegnano ogni giorno i giornaloni, dobbiamo avere a cuore l'integrazione, forse dovremmo cominciare a capire perché l'integrazione in questi anni non c'è stata. E forse dovremmo capire fino in fondo il ruolo che hanno avuto le troppe Edeco-Ecofficina e perché nessuno le ha fermate, né le inutili commissioni d'inchiesta parlamentari (vero, Gennaro Migliore? Vero, Federico Gelli?) messe lì solo per coprire gli obbrobri. Né le prefetture, dove i Pasquale Aversa sono stati lasciati liberi di muoversi. Per anni ci siamo chiesti: ma perché queste coop indagate o sospette continuano a vincere gli appalti? Perché non vengono mai prese in castagna? Perché non le incastrano? Perché per anni (cioè fino a quando non è arrivata la Digos) le Misericordie di don Edoardo Scordio hanno continuato a gestire il centro di Isola di Capo Rizzuto nonostante l'ombra lunga del clan Arena? Perché per anni Stefano Mugnaini ha fatto il bello e il cattivo tempo in Toscana e quando arrivavano i parlamentari 5 stelle trovavano i centri in pessime condizioni e invece la prefettura non l'ha mai beccato? Perché l'immobiliarista Roberto Garavello faceva quel che voleva a Busto Arsizio fino a guadagnarsi il paradiso tropicale senza che nessuno fermasse il suo business? Se è accetto un piccolo consiglio non richiesto da parte di chi denuncia questo schifo da anni, il Viminale, dove l'aria sembra cambiata davvero, non dovrebbe fermarsi a Conetta e Bagnoli. Vadano avanti a capire quel che è successo in questi anni. E perché. Forse si scoprirà che i cittadini che protestavano non erano razzisti, ma avevano semplicemente ragione. Forse si scoprirà che negli uffici delle prefetture si sono nascosti e magari ancora si nascondono troppi Pasquale Aversa, che andrebbero, come lui, spostati ad altro incarico. Che ne dice, ministro Salvini?
Il cancelliere tedesco Friedrich Merz (Ansa)
Mario Draghi e Ursula von der Leyen (Ansa)