2024-09-07
Alla scoperta della pianta esotica che attira le farfalle con i suoi colori
Un esemplare di buddleja viola in compagnia di una farfalla monarca (Getty)
La buddleja cresce in Estremo oriente e in Sudamerica e conta un centinaio di varietà. In un angolo dell’orto di casa ne ho piantata una che, grazie alle abbondanti e profumate fioriture, ospita decine di lepidotteri.Esiste qualcosa di più delicato, fragile, incantevole del volo di una farfalla? Esiste qualcosa che incarni la grazie e al contempo l’inconsistenza della materia che ci circonda quanto le farfalle? Forse i petali di un fiore che resta aperto e intatto per un giorno, ma della vita vegetale abbiamo spesso un’idea distinta, poiché non è un insetto, un abitante vagamente cosciente del pianeta… d’altronde anche per farfalle, a modo loro, nei loro tempi rapidissimi, sapranno sognare? O no?In un angolo dell’orto di casa ho piantato una buddleja, una pianta che si trova in tanti campi e che è una acchiappa farfalle, non nel senso predatorio, ovviamente non si tratta di una simpatica pianta carnivora, o meglio insettivora; ma nel senso che le sue abbondanti e profumate fioriture color malva richiamano molte farfalle, attratte dalle potenzialità d’impollinazione.La buddleja è una pianta esotica, cresce naturalmente in estremo oriente e in Sudamerica, a seconda ovviamente della specie, ne esiste un centinaio. Nel corso del XIX secolo le prime buddleje sono state importante in Europa e da allora si sono naturalizzate e diffuse, tanto che sono diventate comuni. Forse l’esemplare più diffuso è la Buddleja davidii, in memoria del missionario francese Jean Pierre Armand David e del pastore britannico Adam Buddle. In certe giornate la pianta ospita decine di farfalle, vanesse bianche o marroni, girano da un fiore all’altro, ispezionano, se ne stanno per lungo tempo lì, con le ali semiaperte che oscillano lievemente. I gatti, più tardi, quando il sole sarà placato e i grilli stanchi nell’erba, giocheranno a rincorrerle, saltando o purtroppo afferrandole e portandocele come dono di caccia. Bravo micio, quanto sei bravo... bisogna pur contribuire ad irrobustire il suo orgoglio.Regredendo nei ricordo, se penso alla farfalla penso agli esemplari africani spillati nelle cornici che mio padre mi regalava da bambino. Al tempo infatti ero un patito di insetti, ahimè un temibile cercatore che scrutava il giardino e gli areali naturali nei suoi pressi e catturava, ingentilmente, disgraziatamente, qualsiasi animaletto che trovasse interessante o anche soltanto potenzialmente «carino». Queste mani hanno commesso, da bambine, terribili atrocità di cui è meglio e opportuno tacere.Queste vaste raccolte di insetti finivano, ahiloro, in una costellazione di vasetti di vetro che in una vita precedente avevano contenuto nutelle, marmellate, sottaceti, funghi e altro ancora, che andavo a sistemare in un ripiano all’ingresso della porta di casa, al primo piano. Mia madre era costretta a fare piazza pulita almeno una volta al mese, poiché la vita media degli ospiti era molto bassa, ovviamente, e l’odore che ne fuoriusciva non proprio gradevole e invitante. E qui, la mia anima si porta appresso il peccato di aver sacrificato al nome della mia curiosità, centinaia di esseri viventi, e non basteranno quaranta vite reincarnate così come prescrive il buddismo, per scontare l’eventuale pena che quel signore barbuto lassù mi potrebbe adeguatamente infliggere. Tra queste malcapitate creature ci sono state alcune farfalle, e anche i bruchi, soprattutto quelli smeraldinamente verdi brillanti della specie macaone, che spesso i miei occhietti vispi incontravano lì attorno, anzitutto sui rametti di finocchio nell’orto.I primi libri che lessi erano tutti dedicati agli insetti o agli animali. Poche foto, molte immagini disegnate, com’era consuetudine nell’editoria del tempo. E ovviamente documentari in televisione. Le farfalle erano protagoniste. E poi, appunto, c’erano questi quadretti macabri che mio padre mi regalava, con una farfalla al centro, infilzata da uno spillo sottile e lunghissimo, o tre farfalle della medesima specie in fila verticale. Esistevano anche negozi che le vendevano, con tanti insetti «mostruosi» che mi fermavo ad ammirare: certi insetti stecco, certi coleotteri abnormi, certe tarantole pelose, efff! Mi viene la repulsione ora anche solo a pensarci… ma come facevo? Che cosa mi attraeva così tanto? Non lo ricordo affatto, ero io?Mi sono sempre chiesto come si scoprono le farfalle. Recentemente sono stato ospite di un festival in Basilicata, presso i laghi di Monticchio, nel potentino. Mi spiegavano che qui esiste una farfalla unica al mondo, che porta un nome davvero affascinante: la bramea, senti che bel nome? Come suona bene! In latino è Brahmaea europaea, così definita dal suo scopritore soltanto nel 1963, pochissimo tempo fa. Federico Artig (1900-1980) è stato un entomologo sudtirolese, le sue collezioni sono tra le più ricche d’Italia e, durante una delle sue campagne nel sud Italia scoprì la farfalla che ne prese poi il nome, una falena che abita le zone più boscose della Basilicata, nell’area del Vulture e nei canyon di specifici fiumi, l’Ofanto e il Basento, oltre che sulle sponde dei laghi di Monticchio. Stiamo parlando di un farfalla notturna con un’apertura alare di 6 o 7 centimetri, in volo nei mesi di marzo e aprile, vivendo per poche ore, giusto il tempo di riprodursi. Una vita davvero fugace! Le sue ali di colorazione grigio-cammello maculato, facilitano l’operazione di mimetizzazione sui tronchi degli alberi nelle ore diurne. La pianta su cui ama «incrisalidire» - temo che il termine non esista - è il frassino meridionale o angustifolia, non a caso ben diffuso sulle sponde dei laghi, anzitutto del piccolo, il più boscoso, e fitto, oggi riconosciuta riserva della specie. Proprio sulle sue sponde ho mediato una mattina all’alba, di fronte alla facciata lunatica dell’abbazia di San Michele Arcangelo, edificata in un primo momento nel VIII secolo laddove sorgeva una grotta frequentata dai monaci basiliani, e sospesa in un mare verde. Sotto le acque vivono anguille, tinche, carpe e addirittura esemplari di granchio d’acqua dolce, molto raro. Non ho ovviamente visto farfalle notturne ma una carpa affamata saltava a pelo d’acqua per colazione.L’Artig chiamò la sua falena in onore di Brahma, il dio della creazione del mondo sensibile e materiale degli induisti.Socchiudendo gli occhi ho tentato d’immaginare la felicità incontenibile, epidermica, che quell’entomologo, a spasso da una vita per boschi e fiumi a caccia di nuovi esemplari, provò alla scoperta, quando la sera del 21 aprile di 61 anni fa, si trovò di fronte una falena mai vista, sconosciuta: i suoi occhi increduli, l’entusiasmo crescente, la paura magari di perdersela… dove vai, chi sei? Da dove vieni? Sei un’eccezione o sei una famiglia? E poi lo studio, le conferme, altri esemplari, la definizione… che strana vita quella dell’entomologo ossessionato dai lepidotteri (le farfalle). Esiste una branca della scienza che si chiama Lepidopterologia, e così gli entomologi delle farfalle sono i lepidotterologi. Coltiveranno la buddleja nei loro giardini privati?
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.