2021-12-16
Bruxelles s’infuria, ma china la testa Draghi tira dritto sui test ai vaccinati
La vice presidente della Commissione europea, Vera Jourova (Ansa)
Dopo i malumori per i limiti agli ingressi in Italia, l’Europa ne auspica la breve durata. Ma il premier glissa: «Non c’è molto da riflettere». E l’Ue replica: «Le restrizioni vanno comunicate. Nessuna notifica ricevuta»Mario Draghi tampona l’Europa: tra i tanti paradossi di questo Natale 2021, quello forse più curioso è lo scontro tra il premier italiano, pupillo dell’establishment del vecchio continente, e la Commissione europea. Il braccio di ferro ruota intorno all’ordinanza valida fino al 31 gennaio 2022 che prevede che chi arriva in Italia da tutti i paesi dell’Unione Europea e non è vaccinato dovrà rimanere in quarantena per cinque giorni oltre ad effettuare un test antigenico nelle 24 ore precedenti all’ingresso, oppure molecolare nelle 48 ore precedenti. Il tampone è obbligatorio anche per i vaccinati. Gli obblighi valgono anche per gli italiani che vanno all’estero e rientrano in patria. Per chi arriva in Italia da paesi non europei la durata della quarantena è di dieci giorni, chi è vaccinato deve effettuare un test molecolare nelle 72 ore antecedenti all’ingresso sul suolo italiano oppure un test antigenico nelle 24 ore antecedenti. Per chi arriva dalla Gran Bretagna e dall’Irlanda del nord il test molecolare deve essere effettuato nelle 48 precedenti all’ingresso. Draghi blinda l’Italia e l’Europa si ribella. A far infuriare Bruxelles è in particolare la decisione di tamponare anche i vaccinati, che rende sostanzialmente inutile il green pass. Evidentemente, Draghi si è accorto, come noi della Verità ripetiamo da settimane, che il certificato verde nulla può contro la trasmissione del virus, visto e considerato che anche chi è stato inoculato una o due volte si contagia e può contagiare. C’eravamo tanto amati: l’Europa, come dicevamo, va all’attacco di Draghi. «Quando gli Stati membri introducono condizioni aggiuntive al green pass», attacca la vice presidente della Commissione europea, Vera Jourova, «o rendono le condizioni più severe, come nel caso dell’Italia, la scelta deve essere giustificata sulla base della situazione reale. Immagino che questa decisione», aggiunge la Jourova, «verrà discussa al Consiglio europeo perché queste decisioni individuali degli Stati membri riducono la fiducia delle persone sul fatto che ci siano condizioni uguali ovunque in Europa. Quando la Commissione ha proposto il regolamento che ha consentito l’entrata in vigore del certificato, abbiamo voluto mantenere il principio che le persone saranno autorizzate a viaggiare liberamente nel caso in cui abbiano o la vaccinazione o il test negativo», sottolinea la vicepresidente della Commissione, «o il certificato di guarigione dal Covid». «Non abbiamo ricevuto», fa sapere Christian Wigand, uno dei portavoce della Commissione, «nessuna notifica dall’Italia in relazione all’ordinanza sul tampone obbligatorio per l’ingresso. I paesi membri sono obbligati ad informare la Commissione su eventuali misure restrittive. Le restrizioni restino in vigore per un breve periodo». La notifica delle restrizioni alla Commissione da parte dell’esecutivo è infine arrivata nel pomeriggio di ieri. «La decisione del governo italiano sulle restrizioni sui viaggi anche all’interno dell’Ue», evidenzia un alto funzionario della Commissione, «avrà un impatto sul dibattito al summit dei leader Ue previsto per domani (oggi, ndr) sarà parte della discussione». E proprio nella bozza delle conclusioni del Consiglio Ue che si apre oggi, è contenuta la raccomandazione a «Non ostacolare in maniera sproporzionata la libertà di movimento» all’interno dell’Ue. Draghi, come detto, va avanti per la sua strada: «Da noi i contagi con Omicron sono meno dello 0,2%, in altri paesi la variante è molto diffusa, ad esempio in Danimarca, in Regno Unito diffusissima, per cui si è pensato di attuare la stessa pratica che si usa oggi per i visitatori che provengono dal Regno Unito. Non credo», aggiunge Draghi, «ci sia molto da riflettere su questo». «Nessuno scontro con l’Unione europea», commenta il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, «abbiamo la responsabilità di tutelare la vita degli italiani. Ogni decisione presa è frutto di un’attenta riflessione con la comunità scientifica. Il nostro faro è la salute e non possiamo rischiare di chiudere l’Italia dopo le feste», aggiunge Di Maio, «sarebbe un colpo anche per la nostra economia». Fratelli d’Italia attacca Draghi: la delegazione al parlamento europeo del partito di Giorgia Meloni ha presentato una interrogazione attraverso la quale chiede alla Commissione «di verificare se e quali violazioni del regolamento europeo ci siano state da parte del governo italiano nell’introduzione delle restrizioni sanitarie. La scelta del governo italiano», evidenziano gli europarlamentari di Fdi, «per la quale la stessa commissione ha manifestato stupore per i tempi e modi, metterà in difficoltà l’economia italiana e in particolare il settore del turismo alla vigilia delle festività, a beneficio degli altri Stati europei. Inoltre questa disposizione ostacolerà il rientro dei tanti connazionali che studiano o lavorano all’estero». Anche la Grecia ha reso obbligatorio, a partire dal 19 dicembre, un tampone negativo effettuato entro le 48 ore precedenti all’arrivo per poter entrare sul territorio nazionale. Dallo scorso 1 dicembre il tampone è obbligatorio per chi entra in Portogallo.
Giorgia Meloni ad Ancona per la campagna di Acquaroli (Ansa)
«Nessuno in Italia è oggetto di un discorso di odio come la sottoscritta e difficilmente mi posso odiare da sola. L'ultimo è un consigliere comunale di Genova, credo del Pd, che ha detto alla capogruppo di Fdi «Vi abbiamo appeso a testa in giù già una volta». «Calmiamoci, riportiamo il dibattito dove deve stare». Lo ha detto la premier Giorgia Meloni nel comizio di chiusura della campagna elettorale di Francesco Acquaroli ad Ancona. «C'é un business dell'odio» ha affermato Giorgia Meloni. «Riportiamo il dibattito dove deve stare. Per alcuni è difficile, perché non sanno che dire». «Alcuni lo fanno per strategia politica perché sono senza argomenti, altri per tornaconto personale perché c'e' un business dell'odio. Le lezioni di morale da questi qua non me le faccio fare».
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