2025-02-28
Bruxelles attende i dazi differenziati
L’ex presidente francese, François Hollande (Ansa)
Donald Trump annuncia tributi del 25% per Messico e Canada e del 10% per la Cina. Matteo Salvini critica le minacce europee. Parigi e Madrid sugli scudi. François Hollande: «Facciamogli male».I dazi al 25% annunciati dal presidente Usa Donald Trump rischiano di dividere l’Ue. Le implicazioni del diktat della Casa Bianca potrebbero essere devastanti per settori cruciali come l’alimentare, la moda e l’automotive, con stime che parlano di danni fino a 2 miliardi di euro per l'Italia per i soli prodotti agroalimentari.Preoccupa molto l’annuncio di ieri. I dazi doganali Usa del 25% sui prodotti importati dal Messico e dal Canada - sospesi il 3 febbraio per un mese - entreranno in vigore il 4 marzo, mentre un’ulteriore tariffa del 10% sarà applicata alla Cina. Tuttavia, il contesto di queste minacce è complesso e non privo di sfumature. L’Unione europea sta cercando di gestire la situazione con grande cautela, cercando di evitare la guerra commerciale. Un portavoce della Commissione europea ha affermato che «è tecnicamente possibile» che gli Stati Uniti impongano dazi selettivi, ossia scegliendo di applicare le tariffe solo a determinati Paesi dell’Unione, lasciando altri relativamente esenti. Questo scenario apre una serie di interrogativi sulla risposta che ogni singolo governo dovrà dare.Già oggi le reazioni appaiono contrastanti. Non solo a Bruxelles, ma anche a Roma. Mentre alcuni, come il ministro Adolfo Urso, sottolineano l’importanza di una risposta unitaria da parte dell’Europa, altri, come Matteo Salvini, sembrano considerare il ritorno di Trump alla Casa Bianca come un’«occasione irripetibile» per l’Italia di ritagliarsi un ruolo centrale sulla scena internazionale. Salvini infatti interpreta la politica commerciale della Casa Bianca come un’opportunità di negoziato, spiegando che l’Italia potrebbe trovare vantaggi nel dialogo diretto con Washington. Salvini critica le posizioni assunte da Ursula von der Leyen, definendo le minacce europee totalmente «ridicole».D’altra parte, la preoccupazione è molto forte in settori come l’agroalimentare italiano, dove si teme una perdita di export considerevole, con prodotti come il vino, l’olio d’oliva, la pasta e i formaggi, che potrebbero subire danni gravissimi. La Coldiretti ha previsto perdite per quasi 500 milioni di euro solo per il settore vitivinicolo, mentre l'intera filiera agroalimentare potrebbe affrontare un contraccolpo di quasi 2 miliardi. Il rischio di una tale misura è anche legato all’impatto sull’occupazione, con la previsione di circa 55.000 posti di lavoro in pericolo.I rischi si corrono anche dal punto di vista industriale perché «è saltato un paradigma», dice il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini. «Serve coraggio, bisogna agire subito con una visione di lungo termine», spiega. «L’Europa deve mettere al centro la competitività del sistema industriale e quindi la crescita sociale».In tutto questo, il concetto di «unità europea» è messo a dura prova, non solo dai contrasti interni tra i vari Stati membri, ma anche dalla possibilità che alcuni Paesi possano adottare misure diverse a seconda delle loro specifiche esigenze. La Spagna e la Francia, ad esempio, sembrano essere favorevoli a un approccio più fermo nei confronti degli Stati Uniti, proponendo misure «proporzionate» in risposta ai dazi. L’ex presidente francese, François Hollande, è stato molto diretto spiegando che la risposta a Trump sui dazi deve essere molto dura: «Bisogna fargli male, molto male». L’Italia invece è incline a un compromesso che tuteli al meglio gli interessi nazionali.Non è escluso che alla fine l’Ue si divida e la questione dei dazi venga affrontata da ciascuna nazione in modo diverso, adattandosi alle specifiche realtà economiche e politiche.
Volodymyr Zelensky (Ansa)