2025-10-14
Lecornu mazziato già prima del panettone?
Il premier succeduto a sé stesso nel giro di poche ore recluta ben 34 ministri: molti macronisti, non c’è Retailleau. I suoi repubblicani furiosi, lepenisti e sinistra radicale invocano subito la sfiducia. I socialisti abbozzano. L’ipotesi è che il governo veda sì e no il Natale.E sei. È questo il numero di governi che hanno guidato la Francia da quando Emmanuel Macron è stato rieletto alla presidenza della Repubblica, nel 2022. L’ultimo nato si chiama governo Lecornu II, ma solo perché il Lecornu I è durato poco più di 14 ore, tra la sera di domenica 5 e lunedì 6 ottobre scorsi. Anche il nuovo esecutivo ha visto la luce, ma sarebbe meglio dire le tenebre, una domenica sera, quasi a far nascere il sospetto che Macron si diverta a nominare un governo a settimana dopo il weekend. Il nuovo premier è anche il vecchio! Sébastien Lecornu. E dire che lui stesso, poco dopo la fine ingloriosa del suo primo effimero esecutivo, aveva detto di non essere più disposto a guidarne un altro.Nonostante l’annuncio della nascita del governo sia arrivato nottetempo, il che la dice lunga sulla poca importanza riservata al ruolo essenziale che un esecutivo gioca in una qualsiasi democrazia moderna, Lecornu è riuscito a reclutare una squadra di ben 34 personalità politiche, non sempre di primo piano. Tra queste, 19 ricopriranno incarichi da ministro a pieno titolo, le altre saranno invece ministri delegati. Dodici neo titolari di dicasteri facevano già parte della squadra governativa del Lecornu I (18 ministri). Restano al loro posto Gérald Darmanin, Jean-Noël Barrot, Rachida Dati, Roland Lescure, Annie Genevard, Amélie de Montchalin e Philippe Tabarot, rispettivamente ai ministeri della Giustizia, degli Rsteri, della Cultura, di Economia e finanze, dell’Agricoltura, dei Xonti pubblici e dei Trasporti. Catherine Vautrin lascia invece il ministero della Salute e arriva a quello della Difesa. Al suo posto è stata nominata Stéphanie Rist, medico e macronista della prima ora, che in passato si era espressa in favore della legge su eutanasia e suicidio assistito.Per il resto non ci sono grandissime novità o personalità di spicco. È tornata in scena una figura storiche del macronismo, Laurent Nuñez, che ha preso il posto di Bruno Retailleau, presidente del partito Les Républicains (Lr), al ministero dell’Interno. Nuñez conosce bene il dicastero, visto che, dal 2022 a ieri, è stato prefetto di Parigi, tra il 2020 e il 2022 è stato Coordinatore nazionale dell’intelligence e la lotta al terrorismo e, tra il 2018 e il 2020, Segretario di Stato presso il ministro dell’Interno. Da segnalare i due nuovi titolari del Lavoro e della Transizione ecologica: Jean-Pierre Farandou e Monique Barbut. Il primo è stato presidente della Sncf, la società ferroviaria pubblica francese, la seconda ha invece presieduto il Wwf France. Una volta presentata la nuova équipe de rêve (in inglese diremmo dream team, ma al di là delle Alpi detestano gli anglicismi) del nuovo governo, Lecornu in persona ha indicato che essa sarà chiamata a compiere una sola missione: «Oltrepassare la crisi politica». Lecornu ha raccomandato a tutti di fare prova di «umiltà» e «sobrietà» e ricordato che il «servire lo Stato» comporta un’esigenza di «esemplarità e discernimento nell’uso di soldi pubblici». Il primo ministro francese ha anche invitato i suoi ministri di lavorare sia «con chi ci sostiene» che «con le opposizioni, le associazioni di eletti e i sindacati».Tra i primi interventi del neo premier ce n’è stato uno rivolto alle forze armate. Lecornu, che prima di diventare primo ministro ha guidato il ministero della Difesa, ha definito «indispensabile» l’aumento di budget militare francese per far fronte a «un mondo sempre più duro». Sempre ieri, con un tempismo che lascia il pensare che dalle file macroniste si vogliano lanciare minuscoli ramoscelli d’ulivo alle opposizioni, si è appreso che 18 deputati macronisti, centristi del Modem (alleati dei primi), socialisti ed ecologisti, hanno presentato una proposta di legge per introdurre una quota di proporzionali nelle elezioni legislative per «sbloccare il Paese». Questa è una richiesta storica del Rassemblement national di Marine Le Pen (Rn) e Macron la promette dal suo arrivo all’Eliseo nel 2017, ma non l’ha concretizzata.Le parole gravi di Lecornu e la proposta di legge sulla proporzionale non sono però bastate a calmare le opposizioni e anche una parte dei Républicains, per le quali il nuovo governo è una riprova dell’arroganza di Macron. Non era scoccato ancora mezzogiorno che Rn ed estrema sinistra de La France insoumise (Lfi) avevano presentato due mozioni di censura, l’equivalente francese della sfiducia parlamentare. Il presidente Rn, Jordan Bardella, ha lanciato una frecciata al Partito socialista (Ps), invitandolo a decidere «se è con o contro Emmanuel Macron», perché non è più il momento di «nascondersi dietro a intrallazzi di corridoio». Pronta la risposta del deputato Ps, Boris Vallaud, che ha detto di voler lasciare «gli intrallazzi al Rn». Il fondatore di Lfi, Jean-Luc Mélenchon, ha invece definito la nomina del nuovo governo «una commedia». Marine Tondelier, leader ecologista, ha parlato della «tossicità della V Repubblica» francese e dell’«arroganza» dell’attuale inquilino dell’Eliseo.Da Sharm-el-Sheik, dove si trovava per partecipare ai negoziati su Gaza, Macron ha dichiarato che «le forze politiche che hanno deciso di censurare François Bayrou e di destabilizzare Sébastien Lecornu sono le uniche responsabili di questo disordine».Al di là delle Alpi c’è chi dà poche settimane di vita al governo Lecornu II e immagina già delle elezioni anticipate prima di Natale. La situazione resta molto mobile, difficile capire se Lecornu riuscirà o meno a mangiare il panettone.
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