2018-12-20
Bonus da 21 milioni ai tecnici del Mef per fare il loro lavoro
Si chiama indennità «Prelex» e verrà divisa tra 1.500 dipendenti. Un regalo ingiustificato, che si somma al normale trattamento. Ventuno milioni non sono pochi se si pensa che per le nuove assunzioni nella Pubblica amministrazione nel 2019 di milioni ne sono stati stanziati appena 130. La sproporzione è evidente: 21 milioni per premiare inspiegabilmente chi non fa niente di più di quello che dovrebbe fare, 130 milioni per ringiovanire l'intero settore statale.Quanto ci costerà la manovra economica, di preciso, ancora non lo sappiamo. Ma intanto abbiamo scoperto che ci costano un po' di più quelli che ci hanno lavorato. Per i tecnici del ministero dell'Economia, infatti, è prevista una speciale indennità, in gergo chiamata «Prelex», che spetta a coloro che supportano il governo nella stesura delle norme e nelle verifica delle relative coperture finanziarie. Si tratta di 21 milioni di euro per tre anni, 7 milioni l'anno, che si spartiscono, per l'appunto, all'incirca 1.500 dipendenti del Mef. I quali vengono premiati perché, incredibilmente, fanno ciò che sono pagati per fare. In effetti: l'idea di dare un'indennità speciale a un dipendente del ministero dell'Economia perché verifica le coperture finanziarie alle leggi è un po' come dare un'indennità speciale a un panettiere perché sforna pagnotte anziché suole di scarpe o a un macellaio perché affetta bistecche anziché gommapiuma. Se valesse per tutti sarebbe un mondo meraviglioso, non trovate? «Io faccio il barista, vorrei l'indennità caffè». «Io sono muratore, mi spetta l'indennità mattone». E avanti con l'indennità scontrino per la commessa, l'indennità semaforo per il tassista, l'indennità forbici per il parrucchiere e l'indennità mocho vileda per la donna delle pulizie. Se vi siete illusi, spiace deludervi: per il momento questo privilegio è concesso solo ai dipendenti del mitico Mef. Voi direte a chi è venuta in mente una follia simile? Ve lo diciamo subito: legge numero 205 del 2017 (in pratica la finanziaria dell'anno scorso), articolo 1 comma 685. E già arrivare al comma 685 la dice lunga sul fatto che si sta sconfinando nel terreno dell'assurdo. Infatti, è così. La maggiorazione viene giustificata con lo sforzo richiesto ai tecnici e agli impiegati che lavorano alla stesura della manovra economica, roba considerata evidentemente al pari delle fatiche di Ercole. Per carità: disponibilità di orari, possibilità di straordinari, richieste di modifiche e conseguente stress, tutte cose vere, tanto più con il lavoro fatto quest'anno per evitare la procedura d'infrazione Ue. Ma vorremmo sommessamente ricordare che tutti questi titanici ed eroici sforzi sono già ampiamente retribuiti, anche senza bisogno dell'indennità «Prelex». I dipendenti del ministero, infatti, non solo sono retribuiti come da contratto per il loro lavoro (con tutte le tutele e le garanzie del caso). Ma godono pure di un'altra serie di voci aggiuntive in busta paga, fra cui l'indennità per il lavoro straordinario, l'indennità di turno e l'indennità di reperibilità. Che senso ha, allora, inserire ancora un'altra indennità, aggiuntiva, soltanto per chi lavora alla legge finanziaria? Che senso ha inventare il bonus manovra? Il gettoncino della stabilità? Se al travet del ministero vengono già pagate le ore che fa in più, se gli vengono dovutamente ricompensati l'eventuale disagio per il cambiamento di turno e il disturbo per essere richiamato in ufficio, perché diavolo bisogna aggiungere un'altra mancia speciale? Dove sta scritto (a parte che nel comma 685)? E non è assurdo che nel momento in cui si cerca di recuperare soldi da tutte le parti, quelli che dovrebbero lavorare per recuperarli, come prima cosa, si mettono in tasca un gruzzoletto in più? Ventuno milioni non sono pochi se si pensa che per le nuove assunzioni nella Pubblica amministrazione nel 2019 di milioni ne sono stati stanziati appena 130. La sproporzione è evidente: 21 milioni per premiare inspiegabilmente chi non fa niente di più di quello che dovrebbe fare, 130 milioni per ringiovanire l'intero settore statale. Un po' sbilanciato, non vi pare? Il fatto è, confesso la mia ignoranza, che io manco sapevo dell'esistenza di questa indennità assurda. Ho scoperto, invece, che essa da mesi è oggetto di un braccio di ferro serrato all'interno del ministero e fra vari soggetti istituzionali. Il tutto giocato a norma di codici e cavilli, circolari interpretative e note giuridiche, per stabilire come sia meglio applicarla. Senza che nessuno dica, invece, in modo chiaro, che il modo migliore per applicare questa norma sarebbe semplicemente quello di abolirla. Il motivo del contendere? L'indennità «Prelex» viene contestata sia dai sindacati che dalla Corte dei conti. I sindacati lamentano il fatto che a usufruirne siano soltanto 1.500 lavoratori su oltre 9.000 del ministero, per esempio, escludendo tutte le sedi periferiche. Hanno anche organizzato petizioni e raccolte di firme online per protestare. I magistrati contabili, invece, hanno sollevato con apposito documento una serie di rilievi: hanno definito i criteri per l'assegnazione del premo «generici» e «non facilmente riscontrabili», e hanno sottolineato che «il limite di spesa 7 milioni l'anno non implica che le risorse stanziate debbano necessariamente essere utilizzate per intero». Come a dire: perché non risparmiare quei soldi anziché buttarli in modo così incomprensibile? Ora tocca al ministro Giovanni Tria rispondere alle osservazioni. E vista la fatica che è stata fatta nelle ultime settimane e anche nelle ultime ore per recuperare nelle pieghe della manovra i centesimi necessari per soddisfare la sete europea, quello che ci aspettiamo è che il responsabile del Mef esca dal naturale riserbo per dire la cosa più sensata possibile. E cioè che l'indennità «Prelex», Fantozzi permettendo, è una boiata pazzesca. E che dunque va abolita seduta stante, o per lo meno svuotata, utilizzando quei 21 milioni per qualcosa di più utile. Qualunque cosa. Anche perché, a dirla tutta, considerata l'esperienza degli ultimi anni, l'indennità sulla legge finanziaria non andrebbe affatto concessa a chi la scrive. Al massimo, a chi la subisce.
Lo ha dichiarato il presidente del Consiglio europeo in occasione del suo incontro con il premier greco Kyriakos Mitsotakis.
Antonella Bundu (Imagoeconomica)
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