2022-07-09
Boccia manovrò per salvare Bnl dal crac Fse
Francesco Boccia (Imagoeconomica)
Il deputato del Pd cercò di far subentrare Fs nel dissesto delle Ferrovie pugliesi. Una memoria appena depositata potrebbe riscrivere lo scenario di una vicenda che coinvolge anche il governatore Michele Emiliano. Obiettivo: liberarsi di 230 milioni di buco a pochi mesi dal voto.Una memoria depositata dagli avvocati Luigi Panella e Leonardo Iannone, legali di uno degli imputati nel processo per il crac delle Ferrovie sud est, il manager di Bnl Giuseppe Maria Pignataro, apre uno scenario inedito nella vicenda della presunta bancarotta fraudolenta preferenziale della società che gestisce le ferrovie regionali pugliesi, per la quale il gup del Tribunale di Bari, Valeria Valenzi, ha disposto, il 21 giugno scorso, il rinvio a giudizio di 19 imputati, tra cui l’ex amministratore delegato di Bnl, Fabio Gallia. Sarà dunque un processo a stabilire chi ha portato al fallimento quello che per la Puglia è un asset strategico, tanto che, come ricorda la memoria, nelle prime settimane del 2018, al voto dei creditori per dare il via libera al concordato della società, partecipò direttamente il governatore della Puglia, Michele Emiliano. Che nei giorni precedenti all’udienza aveva preso parte, insieme al parlamentare pugliese del Partito democratico Francesco Boccia (che in quel momento era candidato alle elezioni politiche proprio nella circoscrizione Puglia), a una riunione con alcuni dirigenti di Bnl, principale creditrice del gestore ferroviario, con il 38 per cento dei crediti vantati, pari a circa 70 milioni di euro (il crac della società ammontava a complessivi 230 milioni e sarebbe stato provocato, stando alle indagini della magistratura barese, con spese pazze e incarichi d’oro nell’arco di oltre un decennio). E se Emiliano rilasciò anche dichiarazioni di «vivo apprezzamento» per l’operato di Fs e, in particolare, per il renziano Renato Mazzoncini, sul quale il fu Rottamatore puntava per trasformare, a suon di acquisizioni, le Ferrovie in una sorta di multiutility del trasporto, «mostrando», sottolineano gli avvocati, «un entusiastico e autorevole allineamento con la filiera dei fautori del concordato, con pesante decurtazione dei crediti a carico dei creditori», il ruolo di Boccia non è mai stato esplicitato. Nella memoria difensiva, però, si sostiene che «circa 15 giorni prima dell’adunanza dei creditori, Pignataro riceveva una telefonata da Emiliano (…), nel corso della quale il governatore gli proponeva un incontro da tenersialle 19 dello stesso giorno a Roma presso la sede della Regione Puglia, al fine di discutere della posizione di Bnl sul concordato; Pignataro non accettò». Ed ecco il retroscena: «L’incontro», svelano gli avvocati, «si è tenuto comunque con altri due dirigenti della banca e partecipava anche l’onorevole Boccia».Ma l’ondata di arresti della Procura di Bari ha portato all’esclusione della banca dalla partecipazione al voto sul concordato di Fse, società che nel novembre 2016, il Mit, all’epoca retto da Graziano Delrio, aveva interamente ceduto alle Ferrovie dello Stato. A firmare l’accordo era stato direttamente Mazzoncini. E secondo la difesa di Pignataro, il crac delle ferrovie pugliesi non dipenderebbe dal presunto rientro preferenziale dei crediti vantati da Bnl, poiché «il deficit doveva essere rimosso con immediatezza dalle Ferrovie dello Stato italiane e non da altri soggetti(…), e tale impegno doveva essere onorato in ogni caso, e cioè anche in caso del ricorso a procedure di ristrutturazione dei debiti», come quella avvenuta tra Bnl e la società pugliese. L’impegno alla «rimozione dello squilibrio patrimoniale» è in effetti parte del contratto tra il Mit e Fs. Secondo i due legali quindi, «il ceto creditorio doveva essere tutelato e non utilizzato per rimuovere in buona parte (il 50 per cento) lo squilibrio patrimoniale, e non sussisteva alcuna autorizzazione da parte del Mit, neanche implicita, a porre a carico dei creditori la rimozione del deficit patrimoniale». Il riferimento sembra essere proprio al via libera al concordato: «in assemblea dei creditori, si presentò in persona, oltre al procuratore aggiunto, proprio il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, per esprimere direttamente in assemblea il proprio voto favorevole al concordato, accettando in tal modo una cospicua riduzione dei crediti vantati dalla Regione Puglia verso Fse (circa 10 milioni di euro; la Regione costituiva il creditore più importante dopo la Bnl)». Ed è in quella circostanza che il presidente Emiliano rilasciò le dichiarazioni di vivo apprezzamento per l’operato di Fs e in particolare per Mazzoncini (riportate con risalto anche dalla stampa), «mostrando», sostengono i due legali, «un entusiastico e autorevole allineamento con la filiera dei fautori del concordato». Una scelta motivata dalla giunta regionale con l’esigenza di evitare «il fallimento della società con conseguenze più sfavorevoli per la Regione Puglia e per i propri cittadini, nonché per i possibili riflessi sui livelli occupazionali». L’assemblea dei creditori ha avuto luogo il 2 febbraio 2018, a un mese esatto dalle elezioni politiche. Se la bocciatura del concordato rischiava di aprire realmente gli scenari evocati da Emiliano, questo sarebbe quindi avvenuto nel pieno della campagna elettorale per il rinnovo del parlamento. Con tanti saluti all’enfasi data al salvataggio da parte di Fs.
Massimo Cacciari (Getty Images)
Nel riquadro Roberto Catalucci. Sullo sfondo il Centro Federale Tennis Brallo