2022-12-03
Biopotere, la sfida politica dei prossimi anni
Antonio Polito solleva dei dubbi etici sulla carne sintetica, Gabriele Romagnoli è inquietato dai chip da inserire in testa su cui lavora Elon Musk. La domanda su quale sia il confine tra libertà individuale e presunte esigenze collettive è sacrosanta. Ma vale anche per i vaccini.Ieri due tra le penne più brillanti del giornalismo di sinistra italiano, occupandosi di due questioni superficialmente molto diverse tra loro, hanno toccato un punto fondamentale non soltanto per il dibattito politico dei prossimi anni, ma anche per la nostra stessa permanenza sulla Terra. Antonio Polito, sul Corriere della Sera, ha ragionato su quella che viene chiamata «carne artificiale», un cibo sintetico attorno al quale si sta sviluppando un nuovo mercato, e che viene presentato come alternativa «ecologica» e «animalista» al consumo di manzo, pollo eccetera. Polito, giustamente, ha notato come la ribellione allo strapotere della tecnologia sia un tratto distintivo degli odierni conservatori.«Può darsi che questo dilemma, questa divisione tra chi guarda alle origini della natura umana e chi ne immagina un nuovo salto evolutivo grazie alla tecnologia, sia destinato a diventare il vero spartiacque tra destra e sinistra nel XXI secolo, e forse oltre», scrive l’editorialista, che aggiunge un suggerimento al suo universo culturale di riferimento: «La sinistra deve perciò rifuggire dall’eccesso di semplificazione in cui troppo spesso cade, per cui tutto ciò che avviene in un laboratorio è progresso e avanzamento scientifico: nemmeno la scienza pensa questo di sé, e anzi rifiuta ogni dogma, limitandosi ad accertare ciò che non si può dimostrare falso. Un neo-positivismo non darebbe risposte a chi teme la progressiva perdita di tratti tipici ed essenziali del genere umano». Bersaglio centrato. La sfida dei prossimi anni sarà esattamente quella a cui Polito fa riferimento, una lotta fra chi sostiene il progresso illimitato e fra chi invece ritiene che servano limiti, e che il limite invalicabile sia quello della natura umana. Il terreno di scontro sarà la biopolitica, per la precisione il possesso del corpo: chi, e come, stabilirà che cosa dobbiamo introdurre nel nostro organismo? E quanto sarà lecito modificarlo, quel corpo, potenziarlo o ridisegnarlo? Non si tratta esclusivamente del cibo sintetico, che è già una realtà da alcuni anni. Qui parliamo di questioni molto più rilevanti e invasive: da tempo è disponibile Crispr, un sistema di editing genetico messo a punto da Jennifer Doudna, premio Nobel per la chimica. Costei, in un libro, l’ha definito «una bomba atomica», riferendosi ovviamente alle conseguenze potenzialmente disastrose che il suo impiego può produrre. Poi c’è Neuralink, azienda fondata da Elon Musk, il quale promette di sanare alcune disabilità umane tramite l’inserimento di un chip nel cranio. Musk è cauto, per ora si è limitato a presentare documentazione prima di passare alla sperimentazione umana, ma chi ne conosce il lato transumanista non ha dubbi su che cosa il magnate di Tesla abbia in mente: un essere umano potenziato, fuso con la macchina, di cui più volte ha anticipato l’avvento.Proprio commentando le ultime promesse di Musk, Gabriele Romagnoli (altra grande firma del giornalismo italico di sinistra) ha sollevato alcuni interrogativi più che condivisibili. «Il chip impiantato per necessità non potrebbe diventarlo per eventualità?», argomenta Romagnoli. «Saremmo disponibili a far leggere nella mente di tutti per accudire il fisico di alcuni? Dovremmo, per solidarietà. E quante frazioni di un istante durerebbe il dubbio se il rimedio fosse per qualcuno che amiamo o, addirittura, per noi stessi? Al confine della salvezza c’è spesso, quasi sempre, un dilemma morale. Il sole dell’avvenire è lo stesso che ha sciolto le ali di Icaro. Chi ha creduto nei miracoli ha creduto nel mistero e in un’entità benevola. Lo sarà anche l’uomo che cerca di farsi Dio?».Sono domande fondamentali, del tutto analoghe a quelle che si pone Antonio Polito a proposito della carne sintetica. Il punto è sempre quello: fin dove possiamo spingerci? Siamo destinati a perdere la sovranità sul nostro corpo? E quali saranno le ricadute di evoluzioni tecnologiche che intendono consentire all’uomo di trascendersi? Siamo dalle parti del libro della Genesi, e dell’antica promessa del serpente: «Sarete come dei». Di fronte a tali dilemmi sulfurei, sia Romagnoli sia Polito – da progressisti – esibiscono legittimamente un certo grado di diffidenza. Polito, ad esempio, ammette: «Persino chi, come chi scrive, crede nella libertà della ricerca scientifica e approva l’impiego della tecnologia al servizio degli interessi dell’uomo, prova un certo irrazionale ribrezzo all’idea di mangiare della carne che non venga dalla macellazione di una mucca».Ecco il nodo. Forse inavvertitamente l’editorialista del Corriere della Sera solleva perplessità che paiono condivise, pur se in modo meno marcato, dal collega di Repubblica. Perplessità che – legittimamente – potrebbero riferirsi anche al vaccino. Perché qualcuno dovrebbe essere obbligato a introdurre nel proprio corpo una sostanza artificiale a prescindere dalle conseguenze, solo perché è stato stabilito che sia «giusto così»? Se è in nome della solidarietà (argomento campato per aria, tra l’altro) si può essere forzati a iniettarsi un siero mRna, perché non si potrebbe essere costretti a cibarsi di carne artificiale che «salva l’ambiente»?Nei prossimi anni, la definizione dei limiti della tecnologia sarà la questione politica per eccellenza, a prescindere dalle tradizionali categorie. Il confronto non si svolgerà più tra destra e sinistra, ma tra progresso e conservazione, tra transumanesimo e difesa del limite, tra chi rivendica la sovranità sul proprio corpo e chi preferisce cederla alla tecnica. La discussione sul vaccino – tanto più che riguarda prodotti a Rna messaggero – rientra a pieno titolo in questo campo minato. E il modo in cui finora l’abbiamo condotta a livello pubblico non ci lascia tranquilli.In fondo, è facile tirare il freno quando si ragiona di hamburger sintetici e microchip nel cervello, trovate che ci sembrano fantascientifiche e lontanissime da noi. Ma riprendiamo il dubbio che pone Romagnoli: «Il chip impiantato per necessità non potrebbe diventarlo per eventualità?». Non vale forse pure per i sieri? Certo che sì. Ma con la scusa dell’emergenza e la leva della paura, abbiamo cancellato orni remora e dato il via libera al dispiegarsi della tecnica. Dunque attenzione: i rilievi mossi all’idea gnostica di «salvezza attraverso la conoscenza» propagandata dal cosmista Elon Musk valgono per l’intero campo biopolitico.La tecnologia, per definizione, progredisce e supera le frontiere. Tocca alla politica porre dei limiti, agire da potere frenante. Ma essa ha del tutto abdicato a tale funzione. Anzi, a ben vedere ne svolge una contraria. Oggi il potere sfrutta la scienza come scudo, come scusa. Accade perché la tecnologia non è neutra: è uno strumento che il potere – la politica – controlla. E se lo strumento è usato per fini oscuri, come possiamo proteggerci? Dovremmo farlo tramite corpi intermedi (chiese, partiti, giornali, organi istituzionali) che negli ultimi anni si sono limitati a inchinarsi ai messia tecnologici.Arriva il biopotere e non sappiamo cosa metterci.
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