2025-03-19
Bimba in un sacchetto per venderla in Italia
La neonata, ceduta dalla madre, è stata portata illegalmente in nave nel nostro Paese da una coppia marocchina, arrestata con altri due connazionali accusati di favoreggiamento. L’hanno trasportata in una busta della spesa e volevano darla al miglior offerente.L’avrebbero acquistata dalla mamma biologica, poi l’hanno infilata in una busta di plastica e l’hanno portata in Italia, pronti a venderla al miglior offerente. Una neonata trattata come un pacco da contrabbandare al mercato nero della disperazione. Avrebbero messo a repentaglio la sua vita per il profitto di trafficanti senza scrupoli. Un affare sporco e crudele.Gli investigatori della Squadra mobile di Torino e quelli della Sezione di polizia giudiziaria, su mandato della Procura, ieri hanno arrestato due marocchini, marito e moglie, entrambi con precedenti penali, accusati di aver introdotto «illegalmente» la piccola in Italia, esponendola a pericoli mortali. La loro rete di contatti li avrebbe poi aiutati a piazzare la neonata al miglior offerente, senza preoccuparsi delle conseguenze. Ma il meccanismo si è inceppato proprio quando il suk dei bambini stava per aprire i battenti. In manette, per favoreggiamento, anche i due custodi, pure loro marocchini, che avevano il compito di tenere la neonata nascosta in attesa della cessione. Tutto è cominciato con una segnalazione anonima molto dettagliata. Gli inquirenti hanno scoperto che la bambina, nata lo scorso agosto, era arrivata in Italia a ottobre, trasportata di nascosto su una nave partita da Tangeri e approdata a Genova.Niente passaporto, nessuna registrazione: solo un sacchetto della spesa come nascondiglio. Il viaggio, lungo e disumano, l’ha ridotta in condizioni critiche. Quando è arrivata a Torino, la piccola era già allo stremo. Ed è stata portata in ospedale dalla donna che l’aveva trasportata nella sportina. In quel momento, secondo gli investigatori, l’orribile piano era già in corso. Si è scoperto che la madre biologica, ancora da identificare, l’aveva venduta per farla arrivare in Italia e cederla a una famiglia disposta a pagare. Una transazione squallida. La donna accusata di aver portato in Italia la neonata, però, agli inquirenti ha raccontato un’altra storia. Quando gli investigatori le hanno contestato che era nella lista passeggeri della nave salpata da Tangeri e arrivata a Genova poco prima che la piccola venisse ricoverata, ha negato. Ha cercato di riscrivere i fatti, di costruire un alibi che potesse salvarla.Stando alla sua versione, la bimba era già in Italia. E avrebbe affrontato il viaggio con suo marito, un uomo violento che la soggiogava e che sarebbe stato già condannato per maltrattamenti. Una relazione tossica, che ora l’indagata cerca di usare come scudo. Sostiene anche che la piccola fosse stata adottata legalmente in Marocco. Ma gli inquirenti non le hanno creduto. E nemmeno il gip che ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare in carcere per entrambi. Fatto sta che gli inquirenti, all’ultimo metro investigativo, hanno dovuto premere sull’acceleratore: dalle intercettazioni (telefoniche e ambientali) sarebbe emerso il tentativo di far sparire la neonata. I due avrebbero cercato nell’ambiente della comunità marocchina qualcuno in grado di portare la bambina all’estero.Le indagini si sono, quindi, strette intorno al quartiere torinese in cui gli indagati pensavano di essere riusciti a nasconderla. Un labirinto di contatti e movimenti sospetti che, alla fine, ha portato gli investigatori sulla pista giusta. Il 12 marzo gli agenti della Squadra mobile hanno individuato l’appartamento dei «custodi». Un covo anonimo, ma strategico. Che sarebbe servito a tenere la piccola lontana da occhi indiscreti. E ieri è scattata l’operazione «Save the baby», che ha messo fine all’incubo.Quando la neonata è stata portata al pronto soccorso dell’ospedale infantile Regina Margherita era debilitata, segno evidente del trattamento subito. Ma i medici, dopo averla stabilizzata, l’hanno riconsegnata alla donna che l’aveva accompagnata. Da quel momento, nessuno l’ha più vista fino alla scorsa settimana, quando la polizia l’ha riportata in ospedale. Le ultime analisi hanno confermano che ora è in buone condizioni. È stata affidata ai servizi sociali del Comune di Torino e collocata, come disposto dai magistrati, in una struttura protetta.«Sempre più spesso vediamo persone senza documenti passare dai nostri reparti», ha spiegato il commissario di Città della salute, Thomas Schael. E i numeri fanno paura: nel 2024, quasi 300 ricoveri, oltre 4.300 prestazioni ambulatoriali e più di 2.900 accessi al pronto soccorso per pazienti senza identità accertata. Fantasmi. Bambini compresi. Vittime di un sistema crudele, che li trasforma in merce di scambio, strumenti di guadagno per chi non ha alcun rispetto per la vita umana. Al momento gli inquirenti sono molto abbottonati, ma le indagini potrebbero aprire squarci su un meccanismo più vasto. Perché, se c’è stato un acquirente pronto a pagare, ce ne potrebbero essere altri. E se c’è stato un canale per far entrare questa neonata, allora potrebbe esserne stato usato uno simile per altri bambini.D’altra parte i neonati, lo dimostra questa storia, non risultano in alcun registro, non sono mai stati dichiarati all’anagrafe, sono piccoli fantasmi che facilmente possono restare inghiottiti dal mercato nero dell’illegalità. Nessun nome, nessun volto, nessuna identità ufficiale. Un limbo in cui è facile per i trafficanti di esseri umani pescare a piene mani. E, come svela questa inchiesta, basta una busta per la spesa e un biglietto navale per spedirli dritti in Europa. Senza barconi questa volta.
Il primo ministro del Pakistan Shehbaz Sharif e il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman (Getty Images)
Riyadh e Islamabad hanno firmato un patto di difesa reciproca, che include anche la deterrenza nucleare pakistana. L’intesa rafforza la cooperazione militare e ridefinisce gli equilibri regionali dopo l’attacco israeliano a Doha.
Emanuele Orsini e Dario Scannapieco