
Dalle prime indicazioni sarà un'annata ricca in quantità e di qualità, consoliderà il primato economico nella viticoltura.Implacabile come l'oracolo di Delphi è arrivata la previsione della Coldiretti sulla vendemmia. Gli operatori che pure dicono di aspettare a fare previsioni precise sono però concordi nel dire che ci sono le premesse per avere tanto vino e assai migliore dello scorso anno. Con bianchi più profumati e rotondi e rossi complessi e meno alcolici. Anche se siamo a forbici fredde - pochissime le zone dove la raccolta è cominciata - la più consistente delle organizzazioni agricole si sbilancia nel dire che sarà un'annata record per quantità. È ipotizzabile un incremento di produzione di vino del 10% rispetto alla scorsa campagna che ci porterà a superare di nuovo la Francia - dove la vendemmia peraltro ha delle difficoltà - e a riacquisire il primato mondiale con 45-46 milioni di ettolitri. Azzardata come proiezione visto che si è cominciato a raccogliere solo nella zona del bresciano per le basi spumanti e qualcosa in Sicilia, ma per una volta non lontana dal vero. Certo è che i vignaioli dopo l'annus horribilis del 2017 e il mezzo disastro di due anni fa hanno di che sperare. Si scruta il meteo sperando che piova appena un po'per dare l'ultima spinta alle uve e scongiurando la grandine che già ha colpito nella tarda primavera e all'inizio d'estate. Tra le regioni più colpite ci sono state quelle alpine, Trentino e zona di Caldaro, del parmense, in parte dell'Oltrepò. In Toscana particolari condizioni si sono avute in val d'Orcia e nella bassa Maremma con qualche difficoltà per il Brunello. Anche in Piemonte tra Roero, astigiano e Langhe ci sono state grandinate e bombe d'acqua. In tarda primavera clima bizzarro anche al Sud tra Sardegna e Campania con danni alle vigne in fase di fioritura - ad esempio nell'avellinese - che potrebbero condizionare alla fine la quantità di raccolto.Ma l'attesa è positiva. Anche perché c'è da alimentare il più potente dei motori del made in Italy agricolo: le cantine. Gli ultimi dati segnalano che l'export continua a crescere. Secondo Coldiretti le esportazioni di vino made in Italy fanno registrare un aumento del 5,9% rispetto allo scorso anno quando avevano raggiunto su base annua 6 miliardi di euro collocando il vino in testa all'export agroalimentare. Cresce ancora il mercato Usa (4,7% in più in valore), bene la Germania che col più 5% compensa la perdita analoga in Gran Bretagna che resta comunque il nostro terzo mercato. Tuttavia l'organizzazione di Roberto Moncalvo segnala preoccupazione per la protezione dei nostri vini negli accordi internazionali tipo Ceta. Dalla vendemmia ci si aspetta una spinta economica considerevole visto che sono in gioco oltre 11 miliardi di fatturato interno e il lavoro di 1,3 milioni di addetti. Particolare attenzione va posta - sostiene l'Ice - nei rapporti con gli Usa che oggi sono per l'agroalimentare italiano il primo mercato. Nei primi sei mesi dell'anno abbiamo mandato in America prodotti per 2,5 miliardi (un miliardo solo di vino) con una crescita in valore del 13,8% e con l'extravergine di oliva a fare il balzo più consistente (più 20% di export). Ce n'è abbastanza per fare gli scongiuri e interrogare l'oracolo delle vigne. La Verità lo ha fato ascoltando le previsioni di alcuni dei più importanti produttori italiani. Cominciando da Sandro Boscaini, mister Amarone, che dalle vigne di Valpolicella vede una raccolta «di ottima qualità e sufficientemente ricca». L'andamento stagionale - sostiene il patron della Masi - è stato dopo le piogge primaverili molto buono: le uve sono piene e non hanno sofferto né particolare caldo, né stress. Ora si tratta di vedere se negli ultimi 15 giorni per le uve a bacca rossa c'è perfetta maturazione e se tiene il tempo. Sarà un'annata con incremento produttivo e qualità mediamente alta. Certo per noi che facciamo Amarone c'è da sperare che il tempo tenga. «In Collio siamo pronti a celebrare una delle vendemmie migliori degli ultimi dici anni», è l'opinione di Gianni Venica, friulano re del Sauvigon. «Abbiamo avuto un ciclo vegetativo molto regolare, l'acidità che temevamo decadesse invece si è mantenuta nonostante un notevole incremento del grado zuccherino. Per i bianchi del Collio sarà anno da profumi e morbidezza, i rossi che sono in ritardo li vedo in perfetto equilibrio». «Stiamo per celebrare un'ottima annata», sostiene Marco Caprai, il «profeta» del Sagrantino, «e credo che per l'Umbria sarà una vendemmia molto positiva sia dal punto di vista della quantità che della qualità. Forse non siamo ai fasti delle grandissime vendemmie d'inizio secolo, ma sto vedendo una perfetta maturazione. Se avevamo qualche preoccupazione per le uve bianche sulla tenuta di acidità negli ultimi giorni si sono dissolte: il grado zuccherino aumenta e l'acidità si mantiene. Buon segno. Noi cominceremo la raccolta tra breve, per il Sagrantino devo dire che uve sono perfettamente sane. C'è di che sperare». Chi di uva e per l'uva vive è Marco Simonit, divenuto il «maestro europeo della potatura» che apre l'orizzonte anche alla Francia: «Sono tornato da poco da Bordeaux e devo dire che per loro la vendemmia quest'anno è più complicata che da noi, dove peraltro l'inizio d'anno è stato difficile. Le piogge in fioritura lasciavano qualche dubbio sulla capacità delle piante di dare frutto. Invece l'impegno tecnico e la fatica quotidiana di sorvegliare la fase vegetativa delle piante dei vignaioli hanno preservato il raccolto. Non abbiamo avuto attacchi violenti di parassiti come in alcune zone della Francia e questo è già un vantaggio. Le uve in imminenza della raccolta si presentano ben mature, le piante hanno avuto un ciclo vegetativo molto regolare. È stata un'annata difficile, ma interessante. Sono convinto che dal punto di vista dei profumi per i bianchi e della struttura per i rossi avremo vini da ricordare. Per le quantità dipende dall'andamento climatico di quest' ultima settimana. Teniamo gli occhi incollati al cielo». Una signora delle vigne che ha anche un osservatorio privilegiato è Francesca Moretti, enologa, a capo di uno dei più importanti gruppi vitivinicoli italiani: Terra Moretti. «Ho fatto un giro d'Italia tra le nostre vigne e devo dire che la vendemmia promette assai bene. In Contadi Castaldi abbiamo appena iniziato a vendemmiare Chardonnay e un po' di Pinot nero, Bellavista vendemmia molto più tardi, ma facendo un giro in tutta la Franciacorta ho visto uve molto sane e una produzione abbondante. In Toscana il Merlot è addirittura in ritardo, ma le uve sono sanissime, belle piene, turgide con la buccia spessa il che ci dice che avremo vini rossi molto espressivi. Il Sangiovese è ancora indietro, ma è davvero in salute. La Vernaccia nella zona di San Gimignano è addirittura “cristallina": piena, solare esuberante, davvero uve molto sane e anche in Sardegna dove stiamo anticipando le vendemmie di una parte di Torbato per fare le basi spumanti - con Sella e Mosca abbiamo progettato un brut metodo classico di stile mediterraneo - ci sono uve ben maure, sane e vigne cariche. Credo che sarà una vendemmia appena un po' ritardata».Ultimo sguardo al versante adriatico con Alberto Mazzoni, direttore dell'Imt, l'istituto di tutela dei vini marchigiani, ed enologo di lungo corso. «La vendemmia dovrebbe ripagarci di un'annata assai faticosa e complicata in campagna. Abbiamo dovuto fare molti interventi quest'anno sul vigneto soprattutto di chi coltiva in regime biologico. C'è stata prima una preoccupazione legata alle piogge in fioritura, poi una eccessiva esuberanza vegetativa e chi ha fatto potatura a verde e diradamento fogliare con accortezza avrà ottimi frutti. Mi aspetto bianchi molto profumati e di buona struttura mentre per i rossi dovremmo avere uve con bucce spesse e dunque vini intensi. La produzione ci farà recuperare il gap degli anni scorsi. E per il Verdicchio credo che sarà una delle migliori vendemmie dell'ultimo decennio».
Robert Redford (Getty Images)
Incastrato nel ruolo del «bellone», Robert Redford si è progressivamente distaccato da Hollywood e dai suoi conformismi. Grazie al suo festival indipendente abbiamo Tarantino.
Leone XIV (Ansa)
Nella sua prima intervista, il Papa si conferma non etichettabile: parla di disuguaglianze e cita l’esempio di Musk, ma per rimarcare come la perdita del senso della vita porti all’idolatria del denaro. E chiarisce: il sinodo non deve diventare il parlamento del clero.