2025-05-04
Sala e la demolizione di San Siro: c’è un esposto alla Corte dei conti
Secondo un comitato di cittadini l’amministrazione sta svalutando lo stadio nel quadro dell’operazione immobiliare impostata da Milan e Inter. Può essere la pietra tombale sulla gestione del sindaco. La vicenda dello stadio San Siro si è arricchita di un nuovo capitolo, con un gruppo di cittadini che ha presentato un esposto alla Corte dei conti per chiedere l’accertamento di un possibile danno erariale nella gestione del progetto di demolizione dell’impianto milanese e di costruzione di un nuovo stadio.Al centro della segnalazione ci sono le scelte dell’amministrazione comunale guidata da Beppe Sala, accusata di aver favorito gli interessi privati delle due società calcistiche, Inter e Milan, a discapito del patrimonio pubblico. Nel documento si denuncia l’assenza di un confronto trasparente tra opzioni alternative: in particolare, la possibilità di ristrutturare il Meazza, prolungandone la vita utile, non sarebbe mai stata valutata seriamente. Il rischio, secondo i firmatari, è che un bene del valore stimato superiore ai 100 milioni di euro venga dismesso senza una reale contropartita per il Comune e i cittadini. Inoltre, il progetto comporterebbe un’operazione immobiliare di vasta scala, con ricadute urbanistiche e ambientali rilevanti, su cui - si sottolinea - non è mai stata condotta una valutazione ambientale strategica. Luigi Corbani, presidente del Comitato «Sì Meazza» ed ex vicesindaco di Milano, entra nel dettaglio della vicenda. Raggiunto telefonicamente ha sottolineato le gravi problematiche che, secondo lui, emergono dalla gestione del progetto e dalle scelte dell’amministrazione comunale. «Abbiamo sollevato di fronte alla Corte dei conti il danno erariale gigantesco che si profila per il Comune di Milano e per i cittadini», ha dichiarato, spiegando che «il bene non è alienabile, avendo già 70 anni ed essendo quindi sotto vincolo». Secondo Corbani, la valutazione del valore dello stadio e delle aree circostanti sarebbe non solo inadeguata ma addirittura offensiva: «Quella di 440 euro al metro quadro per le aree di San Siro è una valutazione vergognosa. Vogliono venderlo a 70 milioni, pari a 10 anni di affitto dello stadio: una cifra ridicola, che non solo svaluta un bene storico ma è inferiore al costo di un giocatore di buon livello. È una svendita senza precedenti». Tra gli argomenti centrali dell’esposto c’è poi il valore culturale dell’impianto. Nel 2020 la Soprintendenza aveva già evidenziato la rilevanza architettonica e storica del Meazza, pur senza imporre un vincolo formale, ritenuto prematuro. Il carattere monumentale dello stadio, tuttavia, è testimoniato anche da fonti giornalistiche d’epoca: in una pagina del Corriere del 1955 compare una fotografia dello stadio con il secondo anello già pieno di tifosi, a conferma della centralità del Meazza nella storia sportiva e sociale del Paese. Si tratta di una testimonianza dell’importanza dell’impianto, con un valore che, secondo i firmatari, dovrebbe essere tenuto in conto nel dibattito attuale. Dibattito che a detta del comitato è stato fin qui assente: «Si vuole tenere l’operazione all’oscuro. In cinque anni e mezzo il consiglio comunale non ha adottato una delibera che sia una. La pubblica amministrazione non può funzionare così, con il sindaco che tratta. Cose assurde che possono succedere solo con il marchese Sala del Grillo», denuncia Corbani, sottolineando come la gestione dell’intera operazione sia stata centralizzata da Sala, senza il coinvolgimento degli enti preposti e senza un vero dibattito pubblico. «Tutta la procedura è stata fatta violando articoli di legge, norme urbanistiche, procedure amministrative. La legge sugli stadi prevede che le aree circostanti non possano essere vendute, a meno che non siano esclusivamente destinate ad attività sportive. Quindi se vogliono vendere quell’area, prima devono fare una delibera e poi una gara pubblica a cui possono partecipare anche società che con il calcio non c’entrano niente». Nel 2019, Inter e Milan avevano presentato il progetto di abbattimento dello stadio Meazza, proponendo la costruzione di un nuovo impianto multifunzionale da circa 60.000 posti. Nonostante le polemiche e i rallentamenti, Palazzo Marino, proprietario dello stadio, ha concesso nel tempo il suo via libera di principio. La proposta prevede che l’area venga concessa in diritto di superficie per 90 anni ai due club, senza però l’indizione di una gara pubblica, una procedura che solleva interrogativi sulla trasparenza e sull’equità dell’operazione. L’amministrazione comunale ha più volte sostenuto che l’attuale stadio non sarebbe più adatto alle esigenze moderne e che il nuovo impianto porterà benefici all’intera area. I promotori dell’esposto, al contrario, ritengono che esistano alternative più sostenibili e che l’interesse pubblico sia stato trascurato in favore di un progetto privato. Politicamente parlando, qualora l’esposto dovesse avere successo, dopo la vicenda dei mancati oneri, questa sarebbe la pietra tombale su Sala.
Volodymyr Zelensky (Getty Images)