2020-01-02
Carmelo Bene vide il «branco bestiale» delle sardine
Fiero dissacratore di ortodossie, il genio salentino aveva anticipato molti temi attuali. Come Greta Thunberg e i movimenti che «con la scusa di rivendicare e accattonare un mutamento, una riforma o altro, nidificano nell'autoconservazione». O come il papato di Jorge Bergoglio.«Gli eredi di Palmiro Togliatti, i nipoti di Pietro Nenni. Sia chiaro: tutto ciò che è rosso ma non è potabile, solido e non liquido, non mi piace». Quanto manca all'Italia Carmelo Bene. Quanto mancano le sue provocazioni, i suoi anatemi, le sue pose superomistiche; lui che in vita diceva: «Mi ostino a vivere perché anche da morto io continui a essere la causa di un disordine qualsiasi». Chissà quante ne avrebbe dette sui grillini, la sinistra sfasciata, l'Europa dei commissari tignosi, Greta Thunberg, le sardine «tutto il lager schiamazzante delle rivolte studentesche. Mummie foruncolose e imbellettate che, con la scusa di rivendicare e accattonare un mutamento, una riforma o altro, nidificano nell'autoconservazione. Questa perpetua assemblea è il comfort della bestialità del branco». Senza dimenticare il calcio (sua passione elevata a forma metafisica) o la letteratura (che cosa avrebbe detto di un Roberto Saviano e dei suoi romanzi grondanti di «morti sparati»). A colmare tale mancanza - in piccolissima parte dato l'ingombro del personaggio - esce ora il libro Amor morto. Concerto mistico che rende accessibili i materiali di Bene sulle «sante devozioni», nonché alcuni testi mistici di Maria Maddalena de' Pazzi e Giovanni della Croce sui quali il maestro lavorava in vista di un Concerto di fine Millennio ad Assisi, purtroppo per noi naufragato. Questo libro ci rammenta la vena latente di misticismo, genuinamente bizantino, in apparenza insospettabile, di quel fiero dissacratore di ortodossie. Ma Carmelo Bene, salentino di Campi, cresciuto da una madre religiosissima che lo volle «chierichetto da tre o quattro messe al giorno», studente prima degli scolopi e poi dei gesuiti, ha intrattenuto sempre un legame odiosamato col sacro e la religione. Ne rendono testimonianza alcuni titoli cruciali della sua opera: da Nostra Signora dei Turchi fino all'autobiografia Sono apparso alla Madonna. «I cretini che non hanno visto la Madonna, hanno orrore di sé, cercano altrove, nel prossimo, nelle donne - in convenevoli del quotidiano fatti di preghiere - e questo porta a miriadi di altari». A proposito di religione, manca oggi anche un giudizio di Bene su Bergoglio e il suo papato tutto volemose bene e ite missa est (ancor prima però che sia iniziata). Magari ne avrebbe fatto il personaggio di un suo spettacolo, simile a quel Giuseppe Desa da Copertino, conterraneo salentino del Seicento «illetterato et idiota» ma col dono miracoloso della levitazione, che tanto lo intrigava: «La Chiesa aspetterà duecento anni prima di farlo santo. Sempre circondato da poveri. Chi orbo, chi storpio, chi deforme. Si aggrappano alla sua tonaca e lui se li porta in alto, salvo poi lasciarli sfracellare al suolo quando la presa dei malcapitati manca. Analfabeta totale, parlava da ignorante ma, nella sua ignoranza, è degno di san Giovanni della Croce. Morì a Osimo. Disteso su un catafalco, appena coperto da un velo fu esposto ai fedeli. La ressa nella cattedrale era tanta e tale che scoppiò improvviso un grande incendio. Fu una carneficina, morti, ustionati. Il cadavere del frate rimase intatto. Gli fu asportato il cuore e tagliato un dito. Si possono ammirare queste reliquie nella bacheca sacra della grottella a Copertino». Altre reliquie, questa volta di Carmelo Bene, si potranno ammirare presto nel suo bel Salento. È recente infatti la notizia dell'acquisizione del vasto patrimonio librario, documentario, collezionistico e di scena dell'attore da parte dello Stato attraverso la regione Puglia. La memoria beniana, ricca anche di rilevanti inediti, dispersa tra le abitazioni di Roma e Otranto (memoria che avrebbe dovuto formare l'Immemoriale di Carmelo Bene in realtà mai decollato), verrà dunque esposta nella prestigiosa cornice del convitto Palmieri di Lecce; messa a disposizione di estimatori e studiosi in base a un accordo raggiunto con gli eredi del maestro. Eppure il genio di Bene li aveva già tutti anticipati e sbaragliati: «Ci sono cose che devono restare inedite per le masse anche se editate. Ezra Pound o Franz Kafka diffusi su internet non diventano più accessibili, al contrario. Quando l'arte era ancora un fenomeno estetico, la sua destinazione era per i privati. Un Velazquez, solo un principe poteva ammirarlo. Da quando è per le plebi, l'arte è diventata decorativa, consolatoria. L'abuso d'informazione dilata l'ignoranza con l'illusione di azzerarla».