2022-11-08
Scatto Ue sull’euro digitale, a nostro rischio
Fabio Panetta (Imagoeconomica)
La Commissione punta a una proposta entro metà 2023. Fabio Panetta (Bce): «Pericoli per la stabilità finanziaria».L’euro digitale potrebbe essere realtà già a partire dalla prima metà dell’anno prossimo. A dirlo è stato il vicepresidente della Commissione Ue, Valdis Dombrovskis, nel suo intervento alla conferenza congiunta con la Bce sull’euro digitale.«Le società e le economie europee si stanno rapidamente digitalizzando, dobbiamo abbracciare l’era digitale» e «anche il nostro sistema monetario deve adattarsi a un futuro digitalizzato», ha detto Dombrovskis. In Europa «c’è una chiara domanda di pagamenti digitali», in crescita con la pandemia: «la Bce», ha ricordato Dombrovskis, «stima che i pagamenti non in contanti effettuati nell’area dell’euro nel 2021 siano aumentati del 12,5% a 114 miliardi e il valore totale sia stato di 197 trilioni di euro». I pagamenti con carta «rappresentavano quasi la metà di queste transazioni».«Il denaro» contante, ha continuato il vicepresidente Ue, «è ancora molto importante nella vita delle persone, ma il suo utilizzo è in declino in molte parti del mondo». «Un euro digitale integrerebbe i contanti». Dombrovskis ha anche evidenziato la volontà di trovare «un buon equilibrio» tra le sfide e le opportunità portate da questa prospettiva. Nella sua proposta, Bruxelles intende «preservare l’attuale ruolo delle banche come intermediari», disegnare «una moneta digitale efficace, che possa essere utilizzata anche al di fuori dell’area dell’euro», ha spiegato.Certo è che l’arrivo di un euro digitale pone più di qualche interrogativo. Il primo è chiaramente quello legato alla tracciabilità del denaro - soprattutto nel caso delle piccole somme - e quindi alla privacy di chi ne fa uso. C’è poi il tema del rapporto tra euro fisico e controparte digitale. Già oggi le transazioni digitali sono all’ordine del giorno e viene quindi da chiedersi quale potrebbe essere il valore aggiunto di una divisa europea digitale quando già esistono diversi sistemi di pagamento che digitalizzano l’euro. Inoltre, anche sull’azzeramento delle commissioni c’è da riflettere. Viene da dubitare che le banche non faranno pagare alcunché quando per utilizzare l’euro digitale serviranno infrastrutture molto costose ed energivore, anche questa una tematica da tenere d’occhio in questi tempi di crisi. D’altronde, anche a Francoforte i dubbi su un euro digitale non mancano. «Se diamo accesso a un sistema privo di rischi, liquido e senza costi di transizioni, ci sarebbe il rischio che qualcuno sposti interi depositi fuori dalle banche e questo in periodi di crisi potrebbe creare instabilità», ha detto Fabio Panetta, membro del consiglio direttivo della Bce, parlando a una conferenza organizzata dalla stessa Bce e dalla Commissione europea sul tema dell’euro digitale. Per questo, l’Eurotower sta pensando a limiti all’uso e al possesso di euro digitale, che «è un mezzo di pagamento, non uno strumento per accumulare valore». Analoghe valutazioni, ha ribadito rispondendo a una domanda, entrano in gioco nel decidere se dare accesso all’euro digitale, ad esempio, ai consumatori dei Paesi in via di sviluppo. «Potremmo facilmente destabilizzare un Paese dando accesso a tutti i suoi consumatori all’euro digitale e innescando così una corsa agli sportelli bancari», ha fatto sapere Panetta.Intanto, anche la numero uno della Bce ha già iniziato a mettere i «puntini sulle i», spianando ancora di più la strada a dubbi sui vantaggi di un euro digitale. «Il pieno anonimato non è un’opzione disponibile», ha detto la presidente della Bce, Christine Lagarde. Il problema è che con il contante, invece, l’anonimato è garantito. Nel caso della divisa digitale no. Niente privacy, «perché contraddirebbe altre istanze, come la lotta al riciclaggio o il finanziamento al terrorismo».Insomma, tra la garanzia di una privacy ancora tutta da dimostrare e i costi che le banche dovranno sostenere per la diffusione di una valuta digitale di Stato, viene da domandarsi se questa sia la strada corretta per rendere più alla portata di tutti i pagamenti digitali. Anche perché, è il caso di sottolinearlo, mentre si parla di euro digitale, in Italia ci sono ancora 15 milioni di persone senza un conto bancario.
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