Indagato per rivelazione di segreto pure l’ex numero 2 del Csm Legnini

la cosiddetta Squadra Fiore, il presunto team di spioni su cui indaga la Procura capitolina. Le voci riguardano soprattutto i nomi di alcuni nuovi indagati eccellenti: oltre a Legnini ci sarebbe anche un importante ex generale della Guardia di finanza.
Il primo a parlare della Squadretta è stato, a Milano, l’esperto informatico Samuele Calamucci nell’inchiesta milanese sui presunti dossieraggi dell’agenzia investigativa Equalize (di cui Calamucci faceva parte). I nomi che sono usciti sui giornali, per quanto riguarda il gruppo romano sono quelli di Francesco Renda, primo graduato di truppa (il vecchio caporalmaggiore in servizio permanente) del Secondo reggimento aviazione dell’esercito Sirio (elicotteristi) di Lamezia Terme e di Rosario Bonomo (ex finanziere e per quattro anni, dal 2011 al 2015, all’Agenzia informazioni e sicurezza interna). Entrambi, come abbiamo scritto in primavera, erano in qualche modo collegabili al Pd.
Il mondo dei presunti «spioni» e quello della politica si sarebbero incrociati nella casa romana dell’imprenditore Lorenzo Sbraccia (che si trova ai domiciliari per un’accusa di estorsione aggravata dal metodo mafioso). Un assiduo frequentatore della villa di Sbraccia sarebbe stato proprio Legnini. Infatti, come ci scrisse lo stesso ex vicepresidente del Csm, i due si conoscono da circa 20 anni e hanno «un rapporto di cordialità». Per Calamucci e per l’ex super poliziotto Carmine Gallo (nel frattempo deceduto per cause naturali) Legnini avrebbe brigato per far nominare procuratrice una pm imparentata con gli allora vertici della Banca popolare di Bari, alla cui presidenza avrebbe puntato lo stesso ex parlamentare. Legnini, con La Verità, aveva smentito queste ricostruzioni, definendole «destituite di ogni fondamento», «di carattere fantasioso» e calunniose e ha presentato querela a Milano. Adesso la Procura di Roma gli ha inviato un avviso di garanzia contestando la rivelazione di segreto e l’accesso abusivo a banca dati informatica. Nel capo d’accusa si legge che i reati contestati sono «ravvisabili nell’intermediazione compiuta, per conto di Sbraccia, presso ufficiali della Guardia di Finanza ed ex appartenenti al Corpo, tra cui Rosario Bonomo, al fine di consentire all’imprenditore Sbraccia di acquisire informazioni riservate sulle banche dati in uso al Corpo; servizio che Rosario Bonomo svolgeva in modo continuativo - in cambio di remunerazione - sotto forma di assistenza e sicurezza aziendale in favore di Sbraccia, comprensivo di acquisizione di informazioni dalle banche dati riservate protette da misure di sicurezza sull’esistenza di segnalazioni e indagini nei confronti di Sbraccia». Gli episodi illeciti si sarebbero svolti dall’aprile 2023 all’aprile 2025. Da queste parole si capisce che le investigazioni sono in una fase esplorativa, che coinvolgono più militari o ex militari e che l’inchiesta sta scandagliando anche ipotesi corruttive, non contestate a Legnini.
La Procura precisa anche che l’avvocato Antonio Villani, difensore di Legnini, «ha manifestato la disponibilità del proprio assistito a rendere interrogatorio investigativo». Per questo l’ex deputato, avvocato a sua volta, è stato convocato alle 12 di lunedì 22 dicembre a Piazzale Clodio per offrire ai pm la sua versione dei fatti. Con La Verità, ieri, Legnini ha aggiornato le sue dichiarazioni: «Sono totalmente estraneo alla contestazione che mi è stata formulata. Fornirò ai pm con assoluta serenità tutti i chiarimenti che mi saranno richiesti e confido in una rapida definizione del procedimento». Anche Bonomo, raggiunto dal cronista, respinge la tesi accusatoria: «Non ho mai avuto la possibilità di accedere a qualsivoglia banca dati istituzionale né tantomeno era nelle mie intenzioni farlo». Per capirne di più bisognerà attendere gli sviluppi dell’inchiesta.






