2024-12-11
«L’Ue è ko, basta Patto di stabilità»
Paolo Agnelli (Imagoeconomica)
L’imprenditore: «La manifattura soffre, l’Europa si è fatta fregare le materie prime Italia penalizzata dalle differenze su salari ed energia. Con queste regole moriamo».Non è solo il mondo dell’auto a essere in crisi, ma tutta la manifattura. La colpa è di una scarsa politica industriale a livello europeo e di una globalizzazione sfrenata che ha affossato i Paesi più sviluppati come l’Italia. A parlarne con la Verità è Paolo Agnelli, presidente di Confimi Industria e presidente del gruppo Alluminio Agnelli. Non è solo l’automotive a soffrire in questo momento in Italia, ma tutta la manifattura. Come mai?«È da 12 anni che parlo del problema dei costi della manifattura, in particolare quelli legati all’energia. Ci sono, poi, i salari dei dipendenti che non sono in linea con l’Europa perché noi soffriamo la concorrenza di Paesi come la Polonia dove si paga un lavoratore due euro l’ora, 4 zloty». Mali atavici, come mai la situazione si è aggravata?«Abbiamo un grosso problema legato alle materie prime. L’Europa ne è stata saccheggiata. I cinesi ci hanno portato via, già sei o sette anni fa, circa 2,5 milioni di tonnellate di rottami di alluminio. Lo ha denunciato la Aluminum Association di Bruxelles. Non possiamo più fare economia circolare come prima: con l’alluminio si risparmia il 95% dell’energia. E invece di estrarla dalla bauxite, viene estratta fondendo i rottami. Tutto questo, senza che l’Europa abbia alzato un dito. Nel caso dell’auto elettrica, poi, l’alluminio è uno dei componenti principali».Ci siamo svegliati tardi? «Dovevamo accorgercene già 12 o 13 anni fa, quando la manifattura stava diventando sempre meno un affare europeo, per non dire italiano. Molte aziende hanno lasciato l’Italia andando a posizionarsi in Paesi più competitivi come appunto la Polonia, dove si risparmia a livello fiscale e sulle paghe. Noi paghiamo dodici euro l’ora, là ne pagano due. Vi rendete conto dell’enormità di tutto questo per un conto economico? Sette-otto milioni di più per una media azienda».È per questo che le imprese stanno lasciando l’Italia?«Soffriamo maledettamente la concorrenza di altri Paesi europei. Le aziende vanno a fare auto dove costa nettamente meno. Ma non c’è solo l’automotive, noi abbiamo anche altri problemi. Abbiamo perso il 25% della produttività in questi anni. Noi abbiamo il costo del gas che è tre volte rispetto a quanto lo pagano i nostri concorrenti. Come facciamo ad essere competitivi, mancano le basi?Forse manca una politica industriale. «Non c’è una politica industriale europea perché l’Europa è un fallimento totale. Noi saremo sempre surclassati da Stati che possono permettere di pagare stipendi da fame, di non avere welfare, sindacato interno o sistemi di sicurezza aziendale. Tutte queste cose qui si sapevano dieci anni fa, ma la politica non ha voluto vederle e io aggiungo che non ha voluto vederle l’Europa e nemmeno l’Italia ha fatto molto. Inoltre, abbiamo riconfermato il Patto di stabilità, che vuol dire la morte». In che senso?«L’Italia deve liberarsi dal Patto di stabilità, se no chiudiamo veramente tutti. Se non è possibile fare investimenti che non siano in linea con quelli che il Patto di stabilità ci concede, per noi è la fine. Così, noi abbiamo già perso le grandi marche di moda, l’alimentare, il design. Per salvarci occorre spostare di 10-20 anni la scadenza dei motori termici al 2035. In Cina e in India lo sanno benissimo e per questo la loro scadenza è al 2050. Se anche in Europa si dovesse rispettare la stessa data cambierebbe tutto. Diversamente, mentre noi saremo a emissioni zero, loro faranno ciò che vogliono».
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.