2019-02-14
Basta improvvisare, sì alle alleanze. Di Maio rompe il tabù: M5s più partito
L'autocritica a due giorni dalla batosta Abruzzo: «Se non siamo pronti non dobbiamo presentarci, ci sono problemi di fondo da affrontare». Il cambio: «Voto on line per aprire a liste civiche». Bocciata la linea Dibba.Serve un paracadute. Luigi Di Maio ci ha pensato due giorni, ha digerito nella penombra una sconfitta pesante come un mastello di fagioli con le cotiche (quella in Abruzzo), poi ha riacceso la luce. Oggi davanti a sé vede un orizzonte diverso. Il Movimento chiamato a governare non può più essere una collezione di alternativi dall'aria ingenua e pulita, che inseguono le utopie e denunciano le pinguedini truffaldine della vecchia politica, ma qualcosa di più strutturato e concreto. Per esempio un partito. E non può più rincorrere i diari della motocicletta guevariani di sognatori da diporto, ma ha bisogno di leader credibili e rassicuranti come Giuseppe Conte. Un partito vero e un biglietto di sola andata per il Guatemala a nome Alessandro Di Battista: ecco ciò che Di Maio ha visto all'orizzonte, ecco ciò che perseguirà nei prossimi mesi con la benedizione di Davide Casaleggio.La svolta era nell'aria, ma le regionali abruzzesi l'hanno accelerata. È lo stesso vicepremier a spiegarla nella sostanza. Prima la disamina della sconfitta: «È necessario arrivare sempre alle amministrative con un percorso che preveda in lavoro sul territorio fatto di incontri con categorie, mondo del sociale, amministratori. Non possiamo arrivare improvvisando come a volte accade; questo vuol dire che dove non siamo pronti dobbiamo smetterla di presentarci». Il confronto con la Lega è impietoso nei numeri e nella percezione: il partito di Matteo Salvini è sui territori da 30 anni, amministra, conosce la macchina burocratica, è radicato nell'Italia più produttiva. «Non si inventa una storia in un minuto», è solito ripetere Roberto Calderoli che spiega così la sensibilità politica acquisita: «Se abbiamo i sensori per capire gli elettori, questi non si accendono a Roma, ma nelle valli».Di Maio vuol cominciare un percorso simile, dal basso, per non disperdere quella valanga di voti e di consensi che negli ultimi cinque anni ha portato il Movimento 5 stelle a diventare il primo partito italiano. Lo scrive sul Blog delle Stelle: «Nelle prossime settimane presenterò agli iscritti proposte che verranno sottoposte a consultazioni online su Rousseau. Dobbiamo aprire a mondi con i quali non abbiamo mai parlato, a partire dalle imprese. Dobbiamo decidere se guardare alle liste civiche radicate sul territorio». E anche questa - considerando la scelta primigenia di non allearsi mai con nessuno - è una mezza rivoluzione.La trasformazione in un partito, come sottolinea Di Maio «richiederà mesi». Il vicepremier ha ritrovato la fiducia, porta i numeri a supporto: «Ogni volta che il Movimento ottiene alle amministrative un risultato inferiore a quello delle politiche c'è chi non parla d'altro che della sua fine imminente. Alle comunali di giugno 2017 abbiamo preso il 7,8%, poi il 33% alle politiche. Si mettano l'anima in pace perché non è così. Però ho riflettuto e mi sono chiesto se è il caso di dire una verità che tutti dentro il Movimento conosciamo, ma nessuno ha ancora avuto il coraggio di dire. Dopo la Sicilia, il Molise, l'Abruzzo ci sono problemi di fondo che come capo politico intendo affrontare». Di Maio parla di «organizzazione locale e nazionale», di penetrazione sul territorio, di alleanze, ma anche di armonie interne. Le tre anime dei 5 stelle (governativa, movimentista, post marxista) faticano a tenersi insieme, a non stridere, a continuare il percorso con la Lega a Palazzo Chigi. In questi mesi il collante è stato lui, con l'aiuto dell'ecumenico Conte e con il formidabile deterrente d'una crisi di governo e del conseguente rischio di andare tutti a casa (Roma al primo giro parlamentare è irrinunciabile). Se Di Maio riuscirà in questa traversata del deserto a strutturare un partito, ecco che le anime diventeranno correnti con le loro regole e i loro vincoli.In questo percorso di trasformazione c'è un altro problema: Di Battista. Il suo ritorno non sta dando i risultati sperati, il suo ruolo di coscienza critica del Movimento viene male interpretato. Spesso sopra le righe, travolto dalla superficialità del capopolo, Dibba recita a soggetto e destabilizza. Le ambiguità sul Venezuela, l'abbraccio ai gilet gialli, la crisi con la Francia, l'attacco a Bankitalia: tutta farina del suo sacco. Fino all'uscita dell'altra sera, quando ha platealmente criticato il pubblico di Giovanni Floris perché non lo applaudiva abbastanza. Una scena imbarazzante. In un Movimento 5 stelle pronto a indossare la cravatta e a parlare con la società civile dei professionisti, degli imprenditori, del terzo settore per radicare il consenso sul territorio, un agit-prop come lui sarebbe un elemento di corto circuito. A tal punto che gli strateghi avrebbero deciso di puntare su Conte, ritenuto l'unico che può competere con Salvini. «Ha un consenso molto alto, abbiamo bisogno di figure più come la sua», è il pensiero dominante dentro il mondo grillino.Il cambio di pelle dei 5 stelle non scalfisce la corazza di Salvini, che di queste debolezze approfitta per rastrellare voti ovunque. Il ministro dell'Interno osserva la mutazione pentastellata e chiosa: «Ci siamo visti con Di Maio, non ci sono problemi di tenuta del governo, non c'è bisogno di argini contro Tizio o Caio, si va avanti serenamente». Lui il paracadute ce l'ha incorporato.
Nella prima mattinata del 28 ottobre 2025 la Guardia di Finanza e la Polizia di Stato hanno eseguito numerose perquisizioni domiciliari in tutta Italia ed effettuato il sequestro preventivo d’urgenza del portale www.voltaiko.com, con contestuale blocco di 95 conti correnti riconducibili all’omonimo gruppo societario.
Si tratta del risultato di una complessa indagine condotta dal Nucleo Operativo Metropolitano della Guardia di Finanza di Bologna e dal Centro Operativo per la Sicurezza Cibernetica per l’Emilia-Romagna, sotto la direzione del Pubblico Ministero Marco Imperato della Procura della Repubblica di Bologna.
Un’azione coordinata che ha visto impegnate in prima linea anche le Sezioni Operative Sicurezza Cibernetica delle varie Regioni e gli altri reparti territoriali della Fiamme Gialle nelle province di Bologna, Rimini, Modena, Milano, Varese, Arezzo, Frosinone, Teramo, Pescara, Ragusa.
L’operazione ha permesso di ricostruire il modus operandi di un gruppo criminale transnazionale con struttura piramidale tipica del «network marketing multi level» dedito ad un numero indeterminato di truffe, perpetrate a danno anche di persone fragili, secondo il cosiddetto schema Ponzi (modello di truffa che promette forti guadagni ai primi investitori, a discapito di nuovi investitori, a loro volta vittime del meccanismo di vendita).
La proposta green di investimenti nel settore delle energie rinnovabili non prevedeva l’installazione di impianti fisici presso le proprie abitazioni, bensì il noleggio di pannelli fotovoltaici collocati in Paesi ad alta produttività energetica, in realtà inesistenti, con allettanti rendimenti mensili o trimestrali in energy point. Le somme investite erano tuttavia vincolate per tre anni, consentendo così di allargare enormemente la leva finanziaria.
Si stima che siano circa 6.000 le persone offese sul territorio nazionale che venivano persuase dai numerosi procacciatori ad investire sul portale, generando un volume di investimenti stimato in circa 80 milioni di euro.
La Procura della Repubblica di Bologna ha disposto in via d’urgenza il sequestro preventivo del portale www.voltaiko.com e di tutti i rapporti finanziari riconducibili alle società coinvolte e agli indagati, da ritenersi innocenti fino a sentenza definitiva.
Nel corso delle perquisizioni è stato possibile rinvenire e sottoporre a sequestro criptovalute, dispositivi elettronici, beni di lusso, lingotti d’oro e documentazione di rilevante interesse investigativo.
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