2024-06-18
Basta andar dietro a Zelensky ora serve una trattativa vera
Volodymyr Zelensky (Ansa)
La cosiddetta conferenza di pace in Svizzera non poteva che finire così, con un fallimento sancito dal mancato appoggio di mezzo mondo. L’Europa deve cambiare rotta e mettere allo stesso tavolo Russia, Cina, Usa e Ucraina.L’Europa non vuole guardare in faccia la realtà e continua a puntellare una guerra che non solo non ha vie d’uscita, ma in cui il sostegno al Paese aggredito perde via via consenso nell’opinione pubblica. A margine della cosiddetta conferenza di pace svoltasi sulle Alpi svizzere e del G7 conclusosi a Borgo Egnazia, si possono osservare i seguenti fatti. Il primo riguarda i fondi stanziati a favore dell’Ucraina e prelevati dalle riserve russe messe sotto sequestro nei caveaux delle banche occidentali. Annunciata in pompa magna come la soluzione del problema di trovare altri quattrini per finanziare le forniture di armamenti, così da non incidere sui bilanci di Stati Uniti ed Europa, l’operazione - come ha spiegato il nostro Giuseppe Liturri - è assai meno netta di come viene presentata. Questi due anni e mezzo di guerra ci hanno infatti insegnato che tra il dire e il fare dei Paesi occidentali c’è di mezzo la realtà e dunque non sempre ciò che viene comunicato nelle conferenze ufficiali coincide con i comportamenti seguenti. I 50 miliardi di fondi «liberamente» presi dai conti russi potrebbero dunque rivelarsi non proprio 50 e magari non essere immediatamente disponibili così come annunciato. Questioni tecniche e giuridiche accantonate allo scopo di assecondare le richieste di Volodymyr Zelensky e di Joe Biden potrebbero suggerire di ritardare il prelievo forzoso e rinviare la messa a disposizione dei fondi. Del resto, non ci sarebbe motivo di stupirsi troppo, perché nei fatti si tratterebbe della ripetizione di ciò che abbiamo già visto con le sanzioni. Anche queste erano state comunicate con toni trionfalistici, quasi fossero l’arma finale per costringere Vladimir Putin a battere in ritirata. In realtà, dall’annuncio alla messa in pratica c’è voluto più di un anno e anche quando la decisione è sembrata presa, con la rinuncia all’acquisto di gas e il divieto di commercializzazione del petrolio russo, le misure si sono dimostrate assai meno efficaci di come ci era stato detto. Vuoi perché Mosca ha trovato il modo di aggirare le sanzioni, vuoi perché alle dichiarazioni di principio non sono seguiti i comportamenti conseguenti anche di molti Paesi occidentali, sta di fatto che proprio domenica, nel giorno in cui in Svizzera si discuteva di pace, è arrivata la notizia che l’Europa è tornata a importare gas come prima e forse più di prima. E sempre mentre a Burgenstock si affrontava il tema di come porre fine al conflitto, la Russia, non invitata al vertice, conquistava un altro villaggio ucraino a colpi di cannone, consolidando dunque la propria presenza nella zona di Zaporizhzhia. Con il risultato che la riunione sulle Alpi ha avuto un che di surreale, non solo per l’assenza di una delle due parti in guerra (come si faccia a raggiungere una tregua se uno dei contendenti non partecipa all’incontro resta un mistero insondato dell’arte diplomatica), ma anche per il totale distacco dalla realtà sul terreno. I leader mondiali discutono di cessate il fuoco, mentre tra le trincee il fuoco si fa sempre più intenso. E a sottolineare il fallimento del vertice non ha contribuito solo l’assenza di Mosca, ma pure quella della Cina, a cui è seguita la mancata sottoscrizione del documento finale di alcuni Paesi come India, Arabia Saudita e Brasile. Cioè una parte del mondo, tra cui i principali Paesi del Brics, ovvero delle economie più promettenti, si è sfilata dalla dichiarazione di sostegno all’integrità territoriale dell’Ucraina. Come dire che l’Europa e l’America, insieme ai suoi alleati, non sono riusciti a trovare pieno supporto in difesa di Kiev. Aggiungo un’ultima considerazione, che dovrebbe far riflettere non tanto Zelensky, ma chi lo appoggia. Gli stessi osservatori ucraini riconoscono che la campagna di arruolamento per trovare nuovi soldati da mandare al fronte, allo scopo di rimpiazzare i caduti, langue. Difficile schierare forze fresche, ancor più complicato reclutare militari che siano in grado di combattere e di manovrare i sofisticati armamenti che l’Occidente continua a inviare. A ciò si aggiunge un elemento che sempre fonti di Kiev non sono in grado di smentire: la maggioranza della popolazione non soltanto sogna un cessate il fuoco - e questo è comprensibile dopo due anni e mezzo di bombe e morti - ma pur di raggiungere una tregua è disposta a cedere parte del proprio territorio ai russi. Tutti gli elementi che ho messo in fila testimoniano l’urgenza di aprire un negoziato per il cessate il fuoco, una trattativa vera, dove siano presenti tutti i protagonisti e i mediatori, vale a dire anche Russia e Cina, oltre a Ucraina e America. Riuscirà l’Europa a dimostrare almeno una volta nella sua pur breve storia di avere un peso politico e diplomatico per raggiungere un’intesa e porre fine a un conflitto che divampa alle sue porte? Se invece di alimentare illusioni, con dichiarazioni di principio, e propaganda, con propositi bellicistici in stile macroniano, si cominciasse a discutere di cose serie, forse la pace si potrebbe raggiungere.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.