2025-10-02
Segregata fino alle nozze combinate
Rimini, arrestati due genitori originari del Bangladesh: la figlia 18enne maltrattata e riportata in patria con l’inganno perché già «promessa» a un signore benestante.Costretta a sposarsi con l’inganno. E come se non bastasse, picchiata e drogata. È con queste accuse che i genitori di una giovane bengalese residente a Rimini sono finiti ai domiciliari. Un destino segnato a cui la giovane, arrivata in Italia a sette anni, è riuscita a sottrarsi con fatica solo dopo essersi rivolta ad un centro antiviolenza di Rimini. E grazie all’aiuto di carabinieri e Procura. Fino all’ordinanza di custodia cautelare con la quale il gip Raffaele Deflorio ha messo agli arresti la madre di 42 anni e il padre di 55.Secondo le indagini dei carabinieri del Nucleo investigativo di Rimini, lo scorso dicembre la giovane era stata costretta a partire per il Bangladesh con un vero e proprio raggiro. I genitori le avevano fatto credere che il viaggio di famiglia fosse finalizzato a visitare la nonna malata ma una volta arrivata a Dacca, la ragazza scopre quanto era stato architettato per lei: un incontro con un uomo facoltoso, di dieci anni più grande che sarebbe dovuto diventare suo marito. Nonostante si fosse più volte rifiutata, pur di portare a termine il proprio piano i genitori le avevano sottratto documenti e carta di credito, fino ad obbligarla ad assumere calmanti per piegarne la volontà.Sottoposta a controlli continui, minacce e maltrattamenti, la giovane viene dunque costretta a sposarsi. Nonostante i genitori l’avessero indotta ad assumere farmaci per favorire la gravidanza, la ragazza riesce a procurarsi di nascosto la pillola anticoncezionale e con l’aiuto di un’amica si mette in contatto con un consultorio del dipartimento Salute donna di Rimini che la indirizza a un centro per vittime di violenza. La «difficoltà a rimanere incinta» si rivela la sua salvezza perché i genitori acconsentono a tornare in Italia per un periodo. È a questo punto che lo scorso aprile, quando la ragazza atterra all’aeroporto di Bologna con tutta la famiglia, scatta il blitz dei carabinieri che la prendono in carico e la portano in una località protetta. Una storia di matrimoni forzati, oltre che combinati, frequenti nella comunità musulmana residente in Italia, con le giovani, spesso minorenni costrette a viaggi nei paesi d’origine, convolare a nozze e poi rientrare in Italia in un secondo momento al seguito dei «novelli» sposi. Un fenomeno per lo più sommerso per il quale non ci sono dati certi e accurati. Una stima la offre però Action Aid secondo cui in Italia sono almeno 2.000 le bambine e le ragazze che ogni anno si trovano a rischio di matrimoni forzati. Tra le comunità straniere più interessate dal fenomeno quelle di Bangladesh, Somalia, Nigeria, Egitto e Pakistan.Esemplare, in negativo, la storia di Saman Abbas, diciottenne di origini pakistane, scomparsa nelle campagne di Novellara (Reggio Emilia) i primi di maggio del 2021. Da subito i sospetti ricadono sulla famiglia, in particolare sui genitori che non accettano il rifiuto della ragazza di sposare il cugino in Pakistan all’età di 17 anni. Saman sogna una vita diversa da quella della famiglia, ama vestire all’occidentale e ama un ragazzo italiano. Non ne vuole sapere di sposarsi con il cugino e così chiede aiuto ai servizi sociali, denunciando le minacce e le violenze subite in casa in seguito al rifiuto del matrimonio forzato. Viene collocata in una struttura protetta ma ad un certo punto torna a casa. Ha bisogno dei documenti per sposarsi, studiare e lavorare, oltre che per richiedere il rinnovo del permesso di soggiorno. E il rientro le sarà fatale. Una brutta storia finita con il ritrovamento del corpo dopo due anni in una fossa. E con la condanna dei genitori all’ergastolo proprio lo scorso 18 aprile. Insieme ai genitori, per l’omicidio della giovane vengono condannati anche due cugini. Con l’aggravante della premeditazione e soppressione di cadavere. Alla giovane di Rimini è andata meglio.
Beppe Sala (Imagoeconomica)
Claudio Del Monaco (Ansa)