2025-08-17
Autogol di Schillaci: cede al pressing e azzera il comitato. Meloni contrariata
Giorgia Meloni e Orazio Schillaci (Getty Images)
Il dicastero «abortisce» il Nitag per le polemiche su Bellavite e Serravalle. L’ira del premier: «Scelta non concordata».Sarà complicato, per il ministro della Salute, Orazio Schillaci, continuare a barcamenarsi tra la maggioranza di governo, di cui ufficialmente farebbe parte, e le opposizioni, che sono riuscite a fargli rimangiare in soli dieci giorni tutte le nomine al Nitag, il gruppo tecnico consultivo nazionale sulle vaccinazioni da lui rinnovato lo scorso 5 agosto e destituito ieri. Da ambienti vicini a Palazzo Chigi, filtra «irritazione per la scelta non concordata», anche perché il governo e il premier sono «da sempre favorevoli al confronto delle idee e al dibattito scientifico». Ma a quanto pare Schillaci non ha retto davanti alle pressioni.Le prime polemiche sono scoppiate il giorno successivo alla firma del decreto, a seguito delle dichiarazioni del Pd contro l’inserimento di due scienziati presunti «no vax», Eugenio Serravalle e Paolo Bellavite, nel comitato di 22 membri. A far scattare il tormentone di Ferragosto è stata però la rinuncia di Francesca Russo, responsabile della Prevenzione del Veneto e della Conferenza delle Regioni, che ha lamentato la presenza di «componenti che hanno più volte espresso pubblicamente posizioni non coerenti con le evidenze scientifiche in materia di vaccinazioni, arrivando a sostenere o diffondere messaggi contrari alle strategie vaccinali nazionali». Critiche un tanto al chilo, se si pensa che Bellavite, 73 anni, negli ultimi dieci ha compiuto molti studi nel campo dei vaccini e conosce la materia alla perfezione, essendosi occupato per la Regione Veneto della legge Lorenzin e avendo preparato il ricorso alla Consulta. La sua documentazione scientifica, insomma, è inconfutabile ma tant’è: Russo non è nuova a scontri con i colleghi - nel 2020 uno, ferocissimo, con Andrea Crisanti - stando sempre attenta a posizionarsi dalla parte giusta. Quando il 5 febbraio 2020 l’Istituto superiore di sanità conferiva gli incarichi di collaborazione per la formazione della task force coronavirus, era lei a sedere a fianco di Silvio Brusaferro e Giuseppe Ruocco, e a scegliere Stefano Merler della Fondazione Bruno Kessler per elaborare quei modelli matematici che costringeranno i cittadini italiani a stare rinchiusi a casa per mesi. Dopo le dimissioni polemiche di Russo, alle virostar in astinenza da visibilità non par vero: da Roberto Burioni al trio canterino di «Sì, sì, sì, vacciniamoci» - Matteo Bassetti, Fabrizio Pregliasco e Andrea Crisanti - su Bellavite e Serravalle piovono le critiche più feroci, amplificate grazie a certa stampa che non esita neanche ad alterare l’H-index di Bellavite pur di screditarlo, nonostante sia medico chirurgo specialista in ematologia, abbia un master in biotecnologia conseguito nel Regno Unito e abbia insegnato patologia generale all’università di Verona. Stesso discorso per Serravalle, professore di pediatria a Pisa. Sulla polemica salta con i due piedi anche il presidente della Fnomceo, Filippo Anelli, che spera in un reinserimento last minute della sua federazione, esclusa dal tour di nomine al Nitag. Si accodano quindi tutte le terze linee della politica come Sandra Zampa, dando il «la» al Nobel Giorgio Parisi, firmatario di una petizione contro i due «eretici» e già nel 2008 a capo di un gruppo di docenti della Sapienza per impedire di far parlare papa Benedetto XVI: un habitué delle censure.È quasi Ferragosto e una piccola polemica pretestuosa, in fin dei conti, ci sta. Il problema è che Schillaci la prende sul serio e i media, per fargli sentire il fiato sul collo, cominciano a far circolare l’ipotesi che i due scienziati possano essere «dimissionati» dal ministero. Lo stato maggiore di Fdi scende in campo per sostenere il ministro e condannare l’epurazione. È a questo punto che il Don Abbondio della salute tira fuori dal cilindro quella che gli appare la soluzione più «equa»: l’azzeramento dell’intero comitato. Tra il 14 e il 15 agosto Schillaci finisce nel tritacarne e ieri delibera: scioglimento del Nitag e nuovo procedimento di nomina dei componenti «per coinvolgere tutte le categorie e gli stakeholder interessati». «La tutela della salute pubblica», fa sapere il ministro, «richiede la massima attenzione e un lavoro serio, rigoroso e lontano dal clamore. Con questo spirito abbiamo sempre lavorato e continueremo ad agire nell’esclusivo interesse dei cittadini». Peccato però che era stata proprio la maggioranza, nel bocciare non soltanto l’epurazione dei due scienziati ma anche l’azzeramento del comitato, a chiedere che il ministro rendesse conto ai cittadini e non alle pressioni della comunità scientifica, rispondenti a logiche di potere e ideologiche. La sua decisione appare dunque incomprensibile e autolesionista, a meno che, come hanno scritto ieri alcuni quotidiani, non ci sia stato un intervento diretto del capo dello Stato, Sergio Mattarella, a garantire al ministro una «discreta protezione». Eventualità che, seppur smentita informalmente alla Verità dal ministero, ha fatto salire l’irritazione in seno alla maggioranza perché un’eventuale interferenza del Colle perfino sulle nomine di un comitato semi-sconosciuto sarebbe inaudita.L’incauta resa di Schillaci apre ora diversi scenari: ferma restando l’irritazione del premier per le scelte «autonome» del ministro, con buona probabilità le future nomine passeranno ai raggi X del governo. Sempre che sia Schillaci a farle, beninteso.
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