2018-03-23
Sulla doppia cittadinanza l'Austria fa un passo indietro
Il ministro degli Esteri di Vienna voleva concedere il passaporto agli italiani appartenenti a gruppi tedeschi e ladini. Ma l'incontro di oggi, organizzato scavalcando l'Italia, si è rivelato un flop. Ora il governo di Sebastian Kurz dice di voler attendere il nuovo esecutivo di Roma.Da Vienna tanto fumo e poco arrosto. La previsione del parlamentare austriaco Werner Neubauer, responsabile del Partito della libertà, secondo cui «i sudtirolesi potranno richiedere la cittadinanza austriaca già nel 2018», non si confermerà così facilmente. Dall'incontro convocato oggi al ministero degli Esteri dalla responsabile Karin Kneissl (assente, invece, il ministro degli Interni, Herbert Kickl) per uno scambio d'opinioni con i capigruppo del parlamentino altoatesino sul doppio passaporto per gli appartenenti ai gruppi linguistici tedesco e ladino in Alto Adige è emerso un nulla di fatto. Quasi una marcia indietro considerata la determinazione del capo della diplomazia del governo guidato da Sebastian Kurtz: la Kneissl, infatti, era andata avanti con la sua iniziativa ignorando l'Italia, malgrado le richieste di un rinvio, l'esortazione al governo austriaco da parte del ministro degli Esteri italiano, Angelino Alfano, di non prendere decisioni unilaterali e la conseguente assenza dell'ambasciatore italiano, Sergio Barbanti. All'incontro hanno partecipato per l'Alto Adige il vicepresidente del consiglio provinciale Thomas Widmann, l'assessore e segretario Svp Philipp Achammer, Ulli Mair per il Partito libertario, Andreas Pöder per la Bürger Union für Südtirol, Sven Knoll per Süd Tiroler freiheit, Hans Heiss per i Verdi e Alessandro Urzì di Alto Adige nel Cuore. È stato chiarito fin da subito proprio da Urzì, anche consigliere regionale di Fratelli d'Italia, che «l'incontro non era valido per una trattativa politica internazionale» e che quindi non poteva andare oltre uno scambio di opinioni. La ministra Kneissl, pur mandando avanti il gruppo di lavoro per chiarire i quesiti ancora aperti, ha ribadito che «non c'è fretta per realizzare la proposta della doppia cittadinanza e che verrà affrontata senza rigidità e che comunque la priorità al momento è capire chi sarà l'interlocutore italiano e quindi sarà necessario aspettare la formazione del nuovo governo». Del resto, anche per la Kneissl non è facile dare corpo a una promessa della campagna elettorale poiché all'interno del governo nero-blu vanno considerati i rapporti di forza tra il Partito popolare e l'ultradestra targata Fpö: uno attendista, l'altra molto decisa a concedere la doppia cittadinanza. Dal fronte italiano mentre i Verdi, partito più interetnico, tedeschi e italiani, ha confermato di essere contrario al doppio passaporto invitando alla cautela, Urzì per Alto Adige nel cuore ha ribadito: «Ho deciso di partecipare a questo incontro, unico consigliere italiano della provincia di Bolzano, per ricordare gli obblighi da parte dell'Austria al rispetto degli accordi che hanno portato all'autonomia e che questa iniziativa unilaterale mette gravemente in discussione. Si tratta di una forzatura che alimenta anche una frattura profonda nella società che si vorrebbe divisa fra cittadini di diversa serie, a seconda del gruppo linguistico di appartenenza. Nessuno spazio a posizioni revansciste». Di tutt'altro avviso la Süd Tiroler freiheit con il consigliere provinciale Sven Knoll: «Nel positivo incontro è stato chiarito che solo i Verdi e i neofascisti sono contrari. C'è una maggioranza per il doppio passaporto. Si è trattato di un segnale importantissimo verso il governo austriaco e i partiti parlamentari. La doppia cittadinanza è una realtà in Europa». «Sì alla doppia cittadinanza, ma solo con un chiaro orientamento europeo», ha detto il segretario politico della Svp, Philipp Achammer, senza spiegare bene il significato. Forse il rischio di spaccare la popolazione altoatesina cavalcando il doppio passaporto non è proprio l'argomento più adatto per affrontare a Bolzano la campagna elettorale per il rinnovo della giunta provinciale il prossimo autunno. Certo, sottolinea Urzì, «vanno chiarite le dichiarazioni del presidente della provincia Arno Kompatscher, che ha fatto capire come del tema non si parlerà prima delle elezioni. Ma non ha detto che non se ne parlerà dopo».
Jeffrey Epstein e Donald Trump (Ansa)
L'ad di SIMEST Regina Corradini D'Arienzo
La società del Gruppo Cdp rafforza il proprio impegno sui temi Esg e conferma anche la certificazione sulla parità di genere per il 2025.
SIMEST, la società del Gruppo Cassa depositi e prestiti che sostiene l’internazionalizzazione delle imprese italiane, ha ottenuto l’attestazione internazionale Human Resource Management Diversity and Inclusion – ISO 30415, riconoscimento che certifica l’impegno dell’azienda nella promozione di un ambiente di lavoro fondato sui principi di diversità, equità e inclusione.
Il riconoscimento, rilasciato da Bureau Veritas Italia, arriva al termine di un percorso volto a integrare i valori DE&I nei processi aziendali e nella cultura organizzativa. La valutazione ha riguardato l’intera gestione delle risorse umane — dal reclutamento alla formazione — includendo aspetti come benessere, accessibilità, pari opportunità e trasparenza nei percorsi di crescita. Sono stati inoltre esaminati altri ambiti, tra cui la gestione degli acquisti, l’erogazione dei servizi e la relazione con gli stakeholder.
L’attestazione ISO 30415 rappresenta un passo ulteriore nel percorso di sostenibilità e responsabilità sociale di SIMEST, in linea con gli obiettivi dell’Agenda 2030 delle Nazioni unite, in particolare quelli relativi alla parità di genere e alla promozione di condizioni di lavoro eque e dignitose.
A questo traguardo si affianca la conferma, anche per il 2025, della certificazione UNI/PdR 125:2022, che attesta l’efficacia delle politiche aziendali in tema di parità di genere, con riferimento a governance, crescita professionale, equilibrio vita-lavoro e tutela della genitorialità.
Valeria Borrelli, direttrice Persone e organizzazione di SIMEST, ha dichiarato: «Crediamo fortemente che le persone siano la nostra più grande risorsa e che la pluralità di esperienze e competenze sia la chiave per generare valore e innovazione. Questi riconoscimenti confermano l’impegno quotidiano della nostra comunità aziendale nel promuovere un ambiente inclusivo, rispettoso e aperto alle diversità. Ma il nostro percorso non si ferma: continueremo a coltivare una cultura fondata sull’ascolto e sull’apertura, affinché ciascuno possa contribuire alla crescita dell’organizzazione con la propria unicità».
Con questo risultato, SIMEST consolida il proprio posizionamento tra le aziende italiane più attive sui temi Esg, confermando una strategia orientata a una cultura del lavoro sostenibile, equa e inclusiva.
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