2021-09-17
Il patto del sottomarino fa infuriare la Cina
Joe Biden in videoconferenza con Scott Morrison e Boris Johnson (Getty Images)
Usa, Regno Unito e Australia sottoscrivono «Aukus», accordo per sommergibili nucleari da schierare negli oceani Indiano e Pacifico. Per il Dragone è «una mentalità da guerra fredda», ma anche la Francia, tagliata fuori dai giochi, parla di «decisione unilaterale».È un terremoto geopolitico quello innescato dall'avvio dell'Aukus: il patto di sicurezza tra Stati Uniti, Regno Unito e Australia, annunciato l'altro ieri dal presidente americano, Joe Biden. «Gli Stati Uniti, l'Australia e il Regno Unito sono da tempo partner leali e capaci e oggi siamo ancora più vicini», ha dichiarato l'inquilino della Casa Bianca. «Stiamo compiendo», ha aggiunto, «un altro passo storico per approfondire e formalizzare la cooperazione tra tutte e tre le nostre nazioni, perché tutti riconosciamo l'imperativo di garantire la pace e la stabilità nell'Indo-Pacifico a lungo termine». Secondo la Bbc, si tratta di una partnership piuttosto ampia, che coinvolgerà varie tecnologie legate al settore della Difesa (tra cui l'intelligenza artificiale). È tuttavia un punto specifico che ha scatenato il putiferio nelle scorse ore: un putiferio che, dopo la crisi afgana, rappresenta un ulteriore deterioramento delle relazioni transatlantiche. In base al nuovo patto di sicurezza, gli Stati Uniti condivideranno infatti con l'Australia la propria tecnologia per i sottomarini a propulsione nucleare: una svolta significativa, visto che -secondo il Los Angeles Times - Washington ha concesso una simile condivisione soltanto al Regno Unito nel lontano 1958. È quindi alla luce di questi elementi che Canberra ha annullato il contratto da 90 miliardi di dollari, siglato nel 2016 con la società Naval Group (partecipata al 62% dallo Stato francese) per la realizzazione di 12 sottomarini convenzionali. Una mossa che, neanche a dirlo, ha determinato la reazione stizzita di Parigi. «Oggi sono davvero in collera», ha tuonato il ministro degli Esteri francese Jean-Yves Le Drian, «è una pugnalata alle spalle. Avevamo stabilito con l'Australia una relazione di fiducia e questa fiducia è tradita». Il ministro ha quindi messo nel mirino Washington. «Questa decisione unilaterale, brutale e imprevedibile assomiglia molto a quello che faceva Trump», ha affermato. Dal canto suo, il ministro delle Forze armate, Florence Parly, non ha escluso di chiedere un risarcimento a Canberra, aggiungendo che cercherà di limitare il contraccolpo finanziario subìto da Naval Group. Una certa irritazione è trapelata anche da Bruxelles, con il portavoce del Servizio europeo per l'azione esterna, Peter Stano, che ieri ha dichiarato: «L'Ue non era stata informata dell'alleanza tra Usa, Regno Unito e Australia. Siamo in contatto con i partner per saperne di più e dobbiamo discutere con gli Stati membri dell'Ue per capirne le implicazioni». Effettivamente l'Aukus è uno smacco non da poco per Parigi e Bruxelles, che sono state totalmente tagliate fuori. Tanto più se si pensa al fatto che questa partnership è stata annunciata nello stesso giorno in cui il presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha tenuto il discorso sullo stato dell'Unione, celebrando l'Ue e promettendo l'avvio di una politica comune in materia di Difesa. D'altronde, dopo lo schiaffo già inferto ai leader europei nel mezzo della crisi afgana, Biden - con l'Aukus - ha chiarito definitivamente che per lui Bruxelles non rappresenta un interlocutore prioritario. E questo con buona pace di chi, appena pochi mesi fa, lo aveva salutato come il presidente americano che avrebbe rilanciato in grande stile le relazioni transatlantiche. Biden è adesso semmai concentrato sull'Indo-Pacifico. E, nonostante qualche smentita di circostanza, è chiaro che l'Aukus abbia come primario obiettivo quello di contenere l'influenza cinese in quell'area.Non a caso, la reazione di Pechino all'annuncio della partnership è stata piuttosto dura. L'ambasciata cinese negli Stati Uniti ha parlato polemicamente di «mentalità da Guerra Fredda» e di «pregiudizi ideologici». Tutto questo, mentre il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Zhao Lijian, ha dichiarato che l'Aukus «mina seriamente la pace e la stabilità regionali». In particolare, Pechino teme i sottomarini a propulsione nucleare di stanza in Australia (ricordiamo che finora gli unici Paesi a disporne sono stati Regno Unito, Francia, Cina, India, Stati Uniti e Russia). Gli americani, dal canto loro, nutrono preoccupazioni per l'iperattività del Dragone nel Mar cinese meridionale. Il punto è che l'umiliazione americana inferta a Bruxelles rischia di rivelarsi un problema per Biden. La Francia, nelle scorse ore, è tornata a invocare l'«autonomia strategica europea»: concetto, questo, da sempre molto caro a Emmanuel Macron. L'Ue, su pressione d'Oltralpe, potrebbe quindi cercare di accelerare sui progetti di Difesa comune, indebolendo ancora di più le relazioni transatlantiche: non sarà un caso che il responsabile della politica estera europea, Josep Borrell, abbia detto: «Dobbiamo sopravvivere da soli». Tanto più che, nella strategia europea per l'Indo-Pacifico pubblicata ieri, si registrano toni piuttosto blandi nei confronti del Dragone. Tutti fattori, questi, che rischiano di rendere l'Europa occidentale progressivamente vulnerabile all'influenza cinese e compromettere così la strategia complessiva di contenimento, portata avanti dal presidente americano. Lo sfilacciamento del blocco occidentale, insomma, è un problema che dovrebbe spingere a una più attenta riflessione sia la Casa Bianca sia le alte sfere di Bruxelles.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)