2022-03-09
Dietro l’attivismo negoziale di Israele c’è il rilancio del gasdotto Eastmed
Naftali Bennett lavora per la pace e per l’alternativa mediterranea alle riserve russe. In autonomia da Washington, che aveva affossato l’idea per favorire Nord stream 2. E trovando partner insperati, da Recep Tayyip Erdogan a Hezbollah.Nel medio termine, la speranza si chiama Eastmed. La chiave di una nuova politica energetica europea (in primis italiana) a traenza mediterranea potrebbe essere uno Stato di Israele, meno Usa-guidato e pronto a gestire una nuova diplomazia mediorientale. Ciò spiega le mosse del premier, Naftali Bennett, il volo a Mosca e i contatti con Ankara. Tre date a questo fine sono tanto importanti quanto sottovalutate dai media.13 dicembre 2021: il quotidiano israeliano Haaretz pubblica stralci di un’intervista che Hassan Nasrallah, il leader di Hezbollah, ha rilasciato a una televisione iraniana. Per la prima volta Hezbollah dichiara che stabilire il confine marittimo fra Libano e Israele è responsabilità del governo di Beirut, di cui Hezbollah non fa parte, dando teoricamente via libera alla ripresa dei negoziati Libano-Israele sui ricchi giacimenti mediterranei di gas, Leviathan 1 e Leviathan 2. 217 febbraio 2022: Israele approva l’apertura di una nuova rotta, che attraverso il deserto del Negev e il porto giordano di Aqaba, consenta di esportare già quest’anno dai 2,5 ai 3,5 miliardi di metri cubi di gas, nell’ambito di un rapporto di collaborazione Israele-Egitto, già in atto.3Marzo 2022: fra pochi giorni una delegazione israeliana dovrebbe iniziare colloqui con il governo turco, proprio per una definizione congiunta della politica energetica e di sfruttamento del Mediterraneo, puntando a superare le contrapposizioni, che durano da almeno un anno, sull’estensione delle acque territoriali di Cipro.Tre date che potrebbero segnare una svolta nella politica di approvvigionamento energetico, generando un’alternativa stabile e affidabile al gas russo: un’alternativa che Bennett ha fiutato, muovendosi per la prima volta in autonomia rispetto al grande alleato Usa e rilanciando Eastmed, il gasdotto sottomarino da 6,8 miliardi di dollari e di circa 1.200 chilometri, che su pressioni tedesche appoggiate da parte della politica Usa, era stato congelato a favore del Nord Stream 2 (Russia-Germania). Eastmed non dovrebbe solo collegare i giacimenti offshore di Israele con le coste pugliesi, trasportando sin dall’inizio più di 10 miliardi di gas, ma sarebbe anche la chiave di volta di un sistema di gasdotti mediorientali interconnessi che, attraverso Israele e Cipro, sarebbero in grado di soddisfare la domanda europea.Nello scorso mese di novembre, il dipartimento di Stato Usa aveva inviato il suo nuovo consigliere per la sicurezza energetica globale, Amos Hochstein, in Israele per contenere le ambizioni di Gerusalemme, ma la guerra in Ucraina sta facendo saltare tutte le barriere erette dagli Usa e dai tedeschi e sta dando ragione a compagnie come Chevron e Exxon, che non hanno mai cessato di credere in Eastmed e che ora potrebbero prendersi una rivincita su Joe Biden.Già oggi infatti Israele sta facendo del gas un potente strumento di realpolitik in Medio Oriente. Con gli Hezbollah che, forse, accetterebbero anche un’intesa Libano-Israele che consenta al Paese dei cedri di uscire dalla crisi energetica ed economica che lo attanaglia, e con la stessa Siria, che sottobanco compra energia da Tel Aviv. Il quadro degli equilibri in Medio Oriente, già sovvertito dagli Accordi di Abramo fra Emirati e Israele, e in propensione con l’Arabia Saudita, potrebbe trasformarsi in modo più radicale se il dialogo avviato fra Turchia e Israele produrrà i risultati che i media israeliani pronosticano. «Possiamo utilizzare il gas naturale israeliano nel nostro Paese e, oltre a usarlo, possiamo anche impegnarci in uno sforzo congiunto per il suo passaggio in Europa», ha dichiarato recentemente il premier turco, Recep Erdogan. Frasi choc considerando la tensione che ha caratterizzato i rapporti Turchia-Israele negli ultimi anni, con reciproche accuse sul tema della politica e dei sostegni alle organizzazioni (in particolare Hamas) nei territori palestinesi, e le tensioni sul fronte siriano. Ma oggi la Turchia, con un vicino scomodo come l’Iran, fornitore di gas, e con una crisi economica gravissima, ha bisogno di crearsi un’alternativa per non rinunciare agli introiti derivanti dal transito del gas verso Occidente. E i venti sono cambiati in modo più radicale di quanto si voglia far credere: nel febbraio scorso, il giornale saudita Al Riyad ha pubblicato una mappa nella quale si evidenzia come la Gaza electricity distribution company importi gas dalla Israel electric corporation e compri carburante dal West Bank, che a sua volta lo importa da Israele. Con la pace sul fronte Sud rafforzata dal rapporto con gli egiziani e con l’apertura di credito a Nord con Libano e Turchia, suscita quindi sempre minore sorpresa il ruolo che Bennett si è ritagliato anche nella guerra fra Russia e Ucraina.Di certo il gas (grazie anche a connessioni prima impensabili come quella realizzata a Arish nel Sinai, fra lo Israel gas pipeline e l’Arab gas pipeline, che garantisce approvvigionamenti di gas a Giordania, Libano e Siria, e con prospettive concrete di estensione di questa rete sino a Istanbul), sembra essere diventato la vera arma segreta di Israele: quella che attribuisce al Paese un ruolo di riferimento e connessione con l’Europa e l’Occidente, e quasi di rappresentanza di una platea sempre più ampia di Paesi sino a ieri ostili.
Ursula von der Leyen e il presidente del Consiglio europeo Antonio Costa (Ansa)
Protagonista di questo numero è l’atteso Salone della Giustizia di Roma, presieduto da Francesco Arcieri, ideatore e promotore di un evento che, negli anni, si è imposto come crocevia del mondo giuridico, istituzionale e accademico.
Arcieri rinnova la missione del Salone: unire magistratura, avvocatura, politica, università e cittadini in un confronto trasparente e costruttivo, capace di far uscire la giustizia dal linguaggio tecnico per restituirla alla società. L’edizione di quest’anno affronta i temi cruciali del nostro tempo — diritti, sicurezza, innovazione, etica pubblica — ma su tutti domina la grande sfida: la riforma della giustizia.
Sul piano istituzionale spicca la voce di Alberto Balboni, presidente della Commissione Affari Costituzionali del Senato, che individua nella riforma Nordio una battaglia di civiltà. Separare le carriere di giudici e pubblici ministeri, riformare il Consiglio superiore della magistratura, rafforzare la terzietà del giudice: per Balboni sono passaggi essenziali per restituire equilibrio, fiducia e autorevolezza all’intero sistema giudiziario.
Accanto a lui l’intervento di Cesare Parodi dell’Associazione nazionale magistrati, che esprime con chiarezza la posizione contraria dell’Anm: la riforma, sostiene Parodi, rischia di indebolire la coesione interna della magistratura e di alterare l’equilibrio tra accusa e difesa. Un dialogo serrato ma costruttivo, che la testata propone come simbolo di pluralismo e maturità democratica. La prima pagina di Giustizia è dedicata inoltre alla lotta contro la violenza di genere, con l’autorevole contributo dell’avvocato Giulia Buongiorno, figura di riferimento nazionale nella difesa delle donne e nella promozione di politiche concrete contro ogni forma di abuso. Buongiorno denuncia l’urgenza di una risposta integrata — legislativa, educativa e culturale — capace di affrontare il fenomeno non solo come emergenza sociale ma come questione di civiltà. Segue la sezione Prìncipi del Foro, dedicata a riconosciuti maestri del diritto: Pietro Ichino, Franco Toffoletto, Salvatore Trifirò, Ugo Ruffolo e Nicola Mazzacuva affrontano i nodi centrali della giustizia del lavoro, dell’impresa e della professione forense. Ichino analizza il rapporto tra flessibilità e tutela; Toffoletto riflette sul nuovo equilibrio tra lavoro e nuove tecnologie; Trifirò richiama la responsabilità morale del giurista; Ruffolo e Mazzacuva parlano rispettivamente di deontologia nell’era digitale e dell’emergenza carceri. Ampio spazio, infine, ai processi mediatici, un terreno molto delicato e controverso della giustizia contemporanea. L’avvocato Nicodemo Gentile apre con una riflessione sui femminicidi invisibili, storie di dolore taciuto che svelano il volto sommerso della cronaca. Liborio Cataliotti, protagonista della difesa di Wanna Marchi e Stefania Nobile, racconta invece l’esperienza diretta di un processo trasformato in spettacolo mediatico. Chiudono la sezione l’avvocato Barbara Iannuccelli, parte civile nel processo per l’omicidio di Saman, che riflette sulla difficoltà di tutelare la dignità della vittima quando il clamore dei media rischia di sovrastare la verità e Cristina Rossello che pone l’attenzione sulla privacy di chi viene assistito.
Voci da angolature diverse, un unico tema: il fragile equilibrio tra giustizia e comunicazione. Ma i contributi di questo numero non si esauriscono qui. Giustizia ospita analisi, interviste, riflessioni e testimonianze che spaziano dal diritto penale all’etica pubblica, dalla cyber sicurezza alla devianza e criminalità giovanile. Ogni pagina di Giustizia aggiunge una tessera a un mosaico complessivo e vivo, dove il sapere incontra l’esperienza e la passione civile si traduce in parola scritta.
Per scaricare il numero di «Giustizia» basta cliccare sul link qui sotto.
Giustizia - Ottobre 2025.pdf
Continua a leggereRiduci
Terry Rozier (Getty Images)
L’operazione Royal Flush dell’Fbi coinvolge due nomi eccellenti: la guardia dei Miami Heat Terry Rozier e il coach dei Portland Trail Blazers Chauncey Billups, accusati di frode e riciclaggio in un vasto giro di scommesse truccate e poker illegale gestito dalle storiche famiglie mafiose.