2024-02-02
Attiva da oggi la petizione pubblica per fermare il golpe sanitario
Tedros Adhanom Ghebreyesus (Ansa)
L’associazione Verità nascoste lancia l’iniziativa contro il Trattato pandemico e le modifiche ai regolamenti Inoltre, in una lettera aperta, chiede chiarezza sulla posizione italiana e l’accesso ai documenti aggiornati.Il golpe sanitario è pronto. L’Oms tra pochi mesi, a maggio, potrà decidere sulla nostra libertà di movimento, se quindi per spostarci avremo bisogno del passaporto vaccinale. Ma non solo, a essere messe in pericolo sono le libertà di base di tutti noi come l’accesso alle cure e la libertà di espressione. L’Oms potrà decidere se censurare tutte le informazioni sanitarie che contrastano con il loro indirizzo. Tutto questo sarà possibile se l’Italia firmerà il nuovo Trattato pandemico e gli emendamenti ai Regolamenti sanitari internazionali.Non tutto è perduto, si può ancora fare qualcosa per fermare questa situazione: oggi è infatti stata lanciata una petizione. L’associazione Verità nascoste da tempo combatte per far emergere quello che sta avvenendo tra i banchi dell’Organizzazione mondiale. Il 14 gennaio scorso c’è stato un convegno internazionale, di cui vi abbiamo parlato, in cui i principali esperti del settore hanno analizzato costa sta accadendo e sono emerse delle proposte su come evitarlo. «L’evento ha stimolato una discussione che ha generato, anche grazie al contributo del pubblico - ci dice Roberto Zappia, legale dell’associazione - la creazione di una lettera aperta alle istituzioni italiane affiancata da una petizione che prende avvio da oggi».La lettera firmata da professionisti ed esperti di sanità, scienza, diritto e informazione, è indirizzata alle principali cariche dello Stato, dal presidente della Repubblica alla premier Giorgia Meloni e racchiude richieste molto specifiche. Si chiede innanzitutto qual è la posizione del governo italiano e come si stia esprimendo in merito a questi strumenti (Trattato pandemico ed emendamenti), perché di tutto quello che sta accadendo a Ginevra, dove ha sede l’Oms, non è mai stato data alcuna informazione ufficiale. L’enorme palazzo specchiato è totalmente inaccessibile, anche ai giornalisti stessi.Nel documento si chiede poi, proprio per la necessità di informazione, il pubblico accesso alle versioni aggiornate dei documenti oggetto del negoziato. E che si apra un dibattito in Parlamento e nel Paese affinché tutti siano informati della posta in gioco. L’obiettivo è ristabilire quella trasparenza che dovrebbe essere garantita dalle stesse istituzioni. Ma evidentemente creare dubbi per distogliere l’attenzione e tacciare tutto di fake news porta molti più risultati. Lo stesso Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’Oms, è intervenuto sulla diffusione delle notizie che smascherano l’intento nascosto dell’Organizzazione di trasformarsi da un organismo consultivo, senza alcun reale potere decisionale, a un vero e proprio organo di governo. Durante la sessione informale 22 gennaio scorso, il direttore ha attaccato duramente chi ne sta parlando apertamente, tacciandoli di complottismo. Peccato però che sia tutto vero. L’avvocato spagnolo Luis Maria Pardo, che con il Movimento Iustitia Europa sta chiedendo da tempo trasparenza, ha deciso di firmare la lettera inviata alle istituzioni italiane: «Se persino il direttore generale ha deciso di intervenire sul punto significa che i movimenti che stanno lottando per avere più informazioni sul Trattato pandemico e sugli emendamenti ai Regolamenti sanitari internazionali stanno ottenendo dei risultati. Quindi non bisogna mollare, è il momento di agire. Se non c’è nulla di nascosto Tedros ci deve spiegare perché da febbraio 2023 non è mai stata pubblicata alcuna bozza degli aggiornamenti del Regolamento sanitario internazionale. E perché dal 30 ottobre 2023 anche il Trattato pandemico non è mai stato aggiornato sul sito dell’Organizzazione. La domanda quindi è esattamente al contrario: chi sta facendo reale disinformazione? L’Oms o le associazioni che chiedono trasparenza?». Per Eduardo Missoni, anche lui firmatario della lettera e docente di Salute globale, che si è seduto tra i banchi dell’Oms come ufficiale di collegamento tra l’Organizzazione e il ministero degli Affari esteri, non ci sono dubbi: «Benché ancora finanziata principalmente dagli Stati membri, l’Oms è oggi fortemente assoggettata a poteri e interessi privati e anche nella stessa governance sanitaria globale gioca un ruolo in gran parte di pura facciata. È per questa ragione che alle attuali condizioni un’ulteriore cessione di sovranità da parte degli Stati all’Organizzazione va fermamente rigettata». Ed è quello che l’associazione Verità nascoste sta cercando di fare. Perché anche se il tempo è poco si può ancora fare la differenza. L’informazione è un diritto. La trasparenza è un diritto. «Non può essere considerato complottismo chiedere cosa stia succedendo a livello sovranazionale. Parlare di complotti e fake news è una forma di criminalizzazione dell’avversario a cui abbiamo purtroppo già assistito negli anni della pandemia», ci dice la dottoressa Laura Teodori, biologa molecolare, anche lei tra i firmatari. (Per firmare la petizione https://associazioneverita.wixsite.com/veritanascoste/petizione)
A condurre, il direttore Maurizio Belpietro e il vicedirettore Giuliano Zulin. In apertura, Belpietro ha ricordato come la guerra in Ucraina e lo stop al gas russo deciso dall’Europa abbiano reso evidenti i costi e le difficoltà per famiglie e imprese. Su queste basi si è sviluppato il confronto con Nicola Cecconato, presidente di Ascopiave, società con 70 anni di storia e oggi attore nazionale nel settore energetico.
Cecconato ha sottolineato la centralità del gas come elemento abilitante della transizione. «In questo periodo storico - ha osservato - il gas resta indispensabile per garantire sicurezza energetica. L’Italia, divenuta hub europeo, ha diversificato gli approvvigionamenti guardando a Libia, Azerbaijan e trasporto via nave». Il presidente ha poi evidenziato come la domanda interna nel 2025 sia attesa in crescita del 5% e come le alternative rinnovabili, pur in espansione, presentino limiti di intermittenza. Le infrastrutture esistenti, ha spiegato, potranno in futuro ospitare idrogeno o altri gas, ma serviranno ingenti investimenti. Sul nucleare ha precisato: «Può assicurare stabilità, ma non è una soluzione immediata perché richiede tempi di programmazione lunghi».
La seconda parte del panel è stata guidata da Giuliano Zulin, che ha aperto il confronto con le testimonianze di Maria Cristina Papetti e Maria Rosaria Guarniere. Papetti ha definito la transizione «un ossimoro» dal punto di vista industriale: da un lato la domanda mondiale di energia è destinata a crescere, dall’altro la comunità internazionale ha fissato obiettivi di decarbonizzazione. «Negli ultimi quindici anni - ha spiegato - c’è stata un’esplosione delle rinnovabili. Enel è stata tra i pionieri e in soli tre anni abbiamo portato la quota di rinnovabili nel nostro energy mix dal 75% all’85%. È tanto, ma non basta».
Collegata da remoto, Guarniere ha descritto l’impegno di Terna per adeguare la rete elettrica italiana. «Il nostro piano di sviluppo - ha detto - prevede oltre 23 miliardi di investimenti in dieci anni per accompagnare la decarbonizzazione. Puntiamo a rafforzare la capacità di scambio con l’estero con un incremento del 40%, così da garantire maggiore sicurezza ed efficienza». Papetti è tornata poi sul tema della stabilità: «Non basta produrre energia verde, serve una distribuzione intelligente. Dobbiamo lavorare su reti smart e predittive, integrate con sistemi di accumulo e strumenti digitali come il digital twin, in grado di monitorare e anticipare l’andamento della rete».
Il panel si è chiuso con un messaggio condiviso: la transizione non può prescindere da un mix equilibrato di gas, rinnovabili e nuove tecnologie, sostenuto da investimenti su reti e infrastrutture. L’Italia ha l’opportunità di diventare un vero hub energetico europeo, a patto di affrontare con decisione le sfide della sicurezza e dell’innovazione.
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Il fiume Nilo Azzurro nei pressi della Grande Diga Etiope della Rinascita (GERD) a Guba, in Etiopia (Getty Images)