2021-01-01
Asmara: un grande esperimento di modernismo architettonico
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Asmara, il cinema Impero ai nostri giorni. Progettato dall'architetto Mario Messina nel 1937 (Eric Lafforgue/ Getty Images)
L'Asmara, capitale della cosiddetta «colonia primigenia» italiana, rappresenta un esempio unico al mondo per l'eclettismo dovuto alla stratificazione degli stili architettonici resa possibile dalla longevità del dominio italiano rispetto alle altre colonie d'Africa. Questa peculiarità ha fatto in modo da destare l'Interesse dell'Unesco, che nel 2017 ha dichiarato la capitale eritrea patrimonio mondiale, grazie alla sopravvivenza di molti degli edifici coloniali sopravvissuta alla lunga e sanguinosa guerra d'indipendenza dall'Etiopia durata trent'anni dal 1961 al 1991. Si possono distinguere diverse fasi dello sviluppo urbanistico e architettonico dell'Asmara, lungo il mezzo secolo di amministrazione coloniale italiana. La prima fase è quella che va dal 1890 agli anni venti del XX secolo. Inizialmente l'intervento italiano nello sviluppo della città si delineò sotto il governatorato di Ferdinando Martini, durato dal 1897 al 1907. Lo sviluppo dei coloni in campo architettonico fu inizialmente "morbido" e caratterizzato da un marcato eclettismo negli stili importati specialmente dalle mode europee dell'epoca. I villini degli ufficiali e dei funzionari amministrativi richiamavano curiosamente lo stile dello chalet svizzero, molto in voga alla fine del secolo XIX e scelto probabilmente per il clima della capitale dovuto alla sua posizione geografica a 2.400 metri sul livello del mare. Non mancarono esempi di architettura in stile cinese o indiana mescolate al neogotico, in una libertà interpretativa che prima dell'avvento del fascismo non era funzionale alla rappresentazione architettonica di un impero. Ne sono un esempio calzante due dei maggiori edifici costruiti nel primo periodo della colonizzazione: il palazzo del Governatore (1897), in stile neoclassico e progettato sulla falsariga della Casa Bianca. Altrettanto peculiare risulta la villa Hamasien (poi trasformata in hotel) progettata dal piemontese Paolo Reviglio e fortemente caratterizzata da elementi nordici. Il primo vero piano regolatore (del 1913) redatto ad opera dell'architetto ligure Odoardo Cavagnari, era fortemente caratterizzato da una "zonizzazione" del territorio improntato a una netta separazione etnica tra europei ed eritrei, già delineata nelle precedenti edizioni del piano di massima del 1902. Di questo periodo sono gli edifici della Banca Cooperativa Popolare Eritrea (poi Banca del Littorio) e del Palazzo della Posta datato 1916, ancora influenzato dallo stile neoclassico nella facciata e nella grande sala interna dominata dalle colonne con capitelli ionici. Nel 1923 viene edificato uno degli edifici religiosi più importanti della città eritrea, la chiesa della Beata Vergine del Rosario in chiaro stile romanico lombardo, frutto del lavoro dell'architetto Oreste Scanavini.La nascita dell'Impero nel 1936 cambierà in modo sostanziale il volto di Asmara, divenuta ormai uno dei centri urbani più importanti dell'Africa italiana e notevolmente cresciuta nella popolazione. La progettazione del nuovo volto della capitale eritrea, diventa un punto di appassionato dibattito tra gli architetti italiani, che tra modernismo e razionalismo hanno la possibilità di esprimere la propria creatività molto più liberamente che in Italia. In questi mesi, per rappresentare il carattere "romano e mediterraneo" dell'impero, si alternano idee che spaziano da una revisione della domus romana con elementi modernisti non privi di elementi creativi che ricordano l'esperienza della Bauhaus. Gli architetti che realizzarono molti degli edifici di Asmara avevano costituito un gruppo che si era reso indipendente dai grandi architetti razionalisti del ventennio (Figini, Pollini, Rava, Terragni e altri) formando il R.A.M.I, il raggruppamento degli architetti modernisti italiani, che ebbero mano libera nei progetti del nuovo volto dell'Asmara. Il modello dell'architettura coloniale italiana trovò inoltre nel particolare clima dell'altipiano una sfida ulteriore in quanto unico esempio urbano caratterizzato da condizioni climatiche ben differenti da quelle mediterranee come ad esempio le città libiche. L'architettura della casa asmarina fu oggetto di dibattito della V Triennale milanese, che sancì la rottura con gli stili eclettici e "stranieri" della prima fase della colonizzazione per dare vita a quella commistione tra modello mediterraneo, slancio modernista e in alcuni casi anche alla lezione futurista. La grande Asmara vede la luce a partire dal 1935 quando la progettazione e la costruzione avvengono in maniera autonoma dalle direttive e dal controllo diretto di Roma. Durante la rapida crescita della metà degli anni Trenta il centro di Asmara diventa una grande laboratorio sperimentale, mentre va differenziandosi nettamente dallo sviluppo di periferie caratterizzate da nuove unità abitative per italiani ed europei parallelamente alla crescita di insediamenti industriali cresciuti nei pressi dello snodo ferroviario e della nuova teleferica proveniente dal porto di Asmara. In centro invece i grandi palazzi dovevano avere una doppia funzione: quella abitativa e quella commerciale. Queste furono le premesse storiche alla realizzazione dei grandi edifici pubblici e privati che ancora oggi dominano i corsi principali del centro dell'Asmara. Forse una delle strutture simbolo dell'architettura coloniale italiana in Eritrea è proprio uno dei più limpidi esempi del carattere visionario dei progettisti: la stazione di servizio "Fiat Tagliero" (dal cognome del direttore della Fiat in Eritrea) , progettata dall'ingegnere milanese Giuseppe Pettazzi, autore in città anche dei magazzini Upim-Rinascente. Ispirato dal futurismo, Pettazzi realizza l'opera richiamando le forme di un aeroplano che sta per spiccare il volo, con le due grandi tettoie a fare da ali e le ampie vetrate sulla superficie curva dell'estremità anteriore a ricordare la cabina di pilotaggio. Diventerà il simbolo più noto dell'architettura coloniale italiana nel corno d'Africa. Anche gli edifici dei cinema e dei teatri meritano una particolare attenzione per l'originalità del disegno e delle forme. Sicuramente tra questi spicca l'edificio del Cinema Impero, dell'architetto Mario Messina. Terminato nel 1937, l'edificio è la perfetta sintesi tra la scuola Art Déco e la spinta modernista che caratterizzava la nuova leva degli architetti italiani. Sulla scia di Messina si muovono anche gli architetti autori degli altri due grandi cinema-teatro dell'Asmara, l'Odeon di Bruno Sclafani (autore anche dell'ex Casa del Fascio oggi sede del Ministero dell'Educazione) e il cinema riservato esclusivamente agli Eritrei, l'Hamasien. Ancora oggi ben visibili sono gli edifici riservati ai dipendenti dell'Alfa Romeo, così come alcuni palazzi adibiti ad abitazione e a spazi commerciali. Una menzione particolare spetta al Bar Zilli, un locale inserito in un edificio che ricorda le forme di una nave, con la facciata arrotondata come una poppa e le finestre circolari come oblò. Tra gli esercizi pubblici ancora conservati e in attività è la Farmacia Centrale con il suo bancone e gli scaffali in legno intarsiato. Fu ripensato e ricostruito dagli Italiani uno spazio importante della vita quotidiana degli asmarini, il mercato coperto progettato dall'architetto trentino Guido Ferrazza, caratterizzato dalla presenza di un lungo porticato perimetrale con archi a tutto sesto, terminato nel 1937. Per quanto riguarda al costruzione di edifici di culto nel periodo della grande espansione degli anni trenta, vanno ricordate sicuramente la chiesa ortodossa Enda Mariam e la moschea Jama al-Khulafa al-Rashidun. Nel primo caso si trattò in realtà di una riedificazione della struttura originale costruita nel decennio precedente da Odoardo Cavagnari e Ernesto Gallo, ripensata in stile razionalista ma con echi che richiamavano alla lezione del visionario Antonio Sant'Elia. Nel caso invece della grande moschea l'architetto Guido Ferrazza, pur non intaccando i canoni tradizionali dell'architettura araba, osò elementi barocchi nelle balconate alternati ad elementi neoclassici nella loggia principale. Accanto agli edifici amministrativi e a quelli commerciali e abitativi risultano rilevanti anche le realizzazioni di insediamenti industriali come la IRGA (Industria Riparazione Gomme Asmara) posta a poca distanza dalla stazione Fiat Tagliero e nei pressi del quartiere dell'Alfa Romeo. Ancora oggi attivo sotto il nuovo nome di Birra Asmara (tra i massimi esportatori della bevanda in Africa) è la struttura industriale creata da un ingegnere che inizialmente era giunto nella colonia per seguire i lavori stradali, Luigi Melotti. La fabbrica resisterà anche all'occupazione britannica con il fondatore e la moglie alla guida, costretti infine alla fuga con la presa del potere di Menghistu nel 1975.L'Asmara è un caso unico di conservazione architettonica di un passato stratificato senza che le due sanguinose guerre con l'Etiopia, dal 1961 al 1991 e più tardi dal 1998 al 2018 per questioni di confine, abbiano portato la distruzione del patrimonio architettonico dell'era coloniale come avvenuto in altre ex-colonie italiane. Il periodo di pace e la nomina Unesco sembrano aver portato luce nello sviluppo economico della nazione, seppure rimanga uno dei paesi meno sviluppati al mondo. Nella speranza che i raggi di sole non vengano nuovamente oscurati dal coinvolgimento dell'Eritrea nell'attuale guerra civile in corso nella regione etiope del Tigré.
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