2024-05-20
Arriva il conto Ue: 70 miliardi di tagli
Ursula Von Der Leyen (Ansa)
Con il nuovo Patto di stabilità pronto a fine giugno, servirà un rientro sul debito da almeno 10 miliardi per 7 anni. E per mantenere le misure pro lavoro ci vorrà un altro 0,8% di Pil. Il solo modo per correggere il tiro è scegliere bene alle Europee e scalzare i socialisti.Oltre a quelli che Giorgia Meloni ha indicato a Madrid, durante la convention di Vox, ci sono almeno altri 70 miliardi di motivi per andare a votare il weekend dell’8 e del 9 giugno. Le elezioni europee infatti, rappresentano l’unica possibilità, non solo di recuperare l’orgoglio e l’identità dei Paesi che fanno parte della Ue, come ha detto il presidente del Consiglio. Ma anche la sola possibilità di evitare una stangata del valore di due finanziarie pesanti. A stimare ciò che ci attende dietro l’angolo, subito dopo il voto, è stato il Sole 24 Ore. Secondo il quotidiano confindustriale, la Commissione europea comunicherà la traiettoria di aggiustamento dei conti pubblici nella seconda metà del mese di giugno e le valutazioni parlano di almeno dieci miliardi l’anno per i prossimi sette anni. Una botta pesante da sopportare, che per l’Ufficio parlamentare di bilancio, ovvero l’organismo indipendente che ha il compito di svolgere analisi e verifiche sulle previsioni economiche della finanza pubblica, potrebbe anche crescere, arrivando a 11 o addirittura 13 miliardi l’anno. In pratica, stiamo parlando di una cifra che oscilla fra i 70 e i 90 miliardi di euro che, se fosse confermata, costringerebbe il governo a tagliare la spesa pubblica con l’accetta o ad annullare qualsiasi politica di allentamento della pressione fiscale e ogni intervento di sostegno all’economia e alle imprese. Per comprendere le dimensioni dell’obbligo che rischia di abbattersi sui conti dell’Italia, basti dire che la scorsa settimana, nell’intervista concessa al nostro giornale, il ministro dell’Economia e delle finanze si dimostrava contento di aver ridotto la spesa pubblica di tre miliardi. Un risultato certo importante, anche perché i precedenti governi, la riduzione degli sprechi l’hanno fatta solo a parole. Tuttavia, se davvero la correzione richiesta da Bruxelles fosse di 13 miliardi annui, per raggiungere l’obiettivo mancherebbero altri dieci miliardi. E questo impedirebbe, ad esempio, di mantenere il taglio del cuneo fiscale che è stato messo a bilancio per l’anno in corso.Il governo Meloni in pratica si trova a dover fare i conti con le follie degli anni passati, senza avere alcun margine di manovra. Dagli 80 euro di Renzi, per finire al Reddito di cittadinanza e al Superbonus, tutto è stato fatto in deficit, ma adesso, dopo quattro anni di stop seguiti al periodo post pandemico, si torna ai rigori di sempre, con in più il peso dei miliardi ricevuti da Bruxelles (il famoso Pnrr, vanto di Giuseppe Conte, il quale ne parlava come se il nostro Paese avesse vinto alla lotteria) da dover restituire. Una correzione di 10 o 13 miliardi per un periodo di sette anni rischia di spazzare via ogni prospettiva di crescita, annullando la lieve ripresa in atto, che ci vede messi meglio di Germania e Francia. Tutto ciò nonostante l’Italia sia considerata una delle economie più stabili e promettenti da diversi analisti.Dunque, non resta che sperare in una inversione di rotta delle politiche suicide comunitarie. Ma per far cambiare traiettoria agli occhiuti funzionari di Bruxelles, costringendoli ad abbandonare il totem dei parametri di Maastricht e le politiche di pareggio di bilancio, c’è un solo modo: cambiare il governo della Ue. E lo si può fare con una maggioranza che non pensa più a sinistra, con il voto determinante dei socialisti. È per questo che le elezioni per l’Europarlamento, per quanto da sempre considerate distanti dagli interessi concreti della gente, ora sono importanti. Se c’è una sola possibilità di evitare il solito salasso dettato dai burocrati di Bruxelles, questa è costituita dalle elezioni dell’8 e 9 giugno. Resta agli italiani decidere se fare la propria parte.
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