2024-07-28
Appello degli economisti: «Fermiamo Stellantis prima che venda i robot di Comau»
John Elkann (Getty mages)
Noci, Lombardi, Paolazzi e anche Calenda intervengono sulla cessione al fondo Usa. L’azienda alla «Verità»: notifica in corso, avvisato il governo. Che a noi smentisce.«Applicare il meccanismo della golden power e poi far comprare l’azienda da Cassa depositi e prestiti»; «Stellantis in difficoltà con l’automotive elettrico si vuole disfare di ciò che non gli è più strategico. D’altronde per assemblare i motori a batteria, l’uso dei robot è marginale»; «È sorprendente il silenzio della sinistra mentre si rafforza la deindustrializzazione del Paese». Sono poche le voci che hanno l’ardire di uscire allo scoperto dopo l’articolo de La Verità che ha scoperchiato un’operazione ad alto rischio per il sistema Paese. La consegna sembra essere di “non disturbare il manovratore” dove per manovratore si intende Stellantis che intende vendere il 51% di un gioiello della robotica, Comau. Stiamo parlando di un’azienda che ha rivoluzionato il processo delle catene di montaggio, inventando il robot idraulico. Questo forziere ricco di brevetti, dovrebbe passare al fondo americano, One equity partners. Ieri dopo la bufera scatenata da La Verità è arrivata una nota di Stellantis nella quale si dice che la notifica dell’operazione al comitato del golden power, si sta sviluppando secondo i tempi indicati dalla normativa. Cioè, si conferma che non è stata ancora effettuata, come scritto. Ecco quello che spiega il comunicato: «Stellantis sottolinea che la procedura di notifica relativa all’ingresso nel capitale di Comau da parte del fondo One equity partners, sta avvenendo secondo i tempi della golden power. Le illazioni circolate oggi su alcuni organi di informazione non hanno pertanto fondamento. Stellantis, nei giorni precedenti l’operazione, ha anche allertato gli organi governativi e locali per riguardo istituzionale». Ma a quanto riferiscono esponenti del governo a La Verità, non sarebbe arrivato alcun alert informale dell’operazione. La vendita di Comau pone dunque diversi interrogativi: uno sociale, ovvero il futuro dei 3.800 dipendenti di cui 750 in Italia, tutti nello stabilimento di Grugliasco; uno industriale, l’ennesimo atto di disimpegno di Stellantis dal nostro Paese; e uno tecnologico perché rappresenta una cessione di valore che è destinato ad andare perso, dal momento che il passaggio a fondi di investimento non segue mai logiche industriali.«È chiaro che Stellantis sta attuando una strategia di focalizzazione sull’automotive, alle prese con i prodotti elettrici che non decollano. Tutto quello che non rientra in questo perimetro, viene tagliato», spiega l’economista, Giuliano Noci, professore della Scuola di Management del Politecnico di Milano. Questo nonostante Comau «sia un’azienda straordinaria che fa robotica straordinariamente avanzata e competitiva. La cessione significa privarsi di un asset non è coerente con la complessità che Stellantis si trova a dover affrontare». Noci mette in evidenza anche un altro aspetto che aiuta a capire perché Comau non è più strategica per l’azienda. «L’assemblaggio delle auto elettriche è molto meno complesso delle tradizionali endotermiche e la componente robotica serve meno. Quindi la necessità di fare sinergie all’interno del gruppo, con un’azienda che progetta robot, che prima era fondamentale, ora è marginale. Quindi meglio disfarsi di un asset poco strategico e far cassa». Anche se quindi la vendita è motivata da nuove esigenze, «resta il fatto che un altro gioiello della tecnologia esce da mani italiane. È un limite del nostro capitalismo». Dobbiamo rassegnarci? Verrebbe da chiedersi.Carlo Calenda, leader di Azione, tira fuori una soluzione. «Applicare Ia golden power si può, eccome. Ho fatto fare una due diligence legale ad hoc, dai miei uffici», rivendica. «Peraltro io stesso ho fatto una norma in base alla quale lo scudo, può scattare anche per le società ad alta tecnologia mentre prima non era così». C’è dell’altro. «Si può quindi impedire la vendita e concordare che allo stesso prezzo la società sia comprata da Cassa depositi e prestiti facendola diventare una azienda ad alta managerialità. Basta una riunione del comitato della golden power alla presidenza del Consiglio, ed è fatta». Nella cessione, l’economista Domenico Lombardi, direttore del Luiss Policy Observatory, vede «l’ennesima conferma del disimpegno di Stellantis dall’Italia. Non è solo la cessione a preoccupare ma il fatto che potrebbe compromettere gli investimenti strategici di cui Comau avrebbe bisogno per alimentare la sua eccellenza. L’acquirente dovrebbe garantire di avere un disegno industriale strategico, non solo finanziario in modo che Comau possa disporre di risorse per fare investimenti tali da alimentare la sua crescita. In caso contrario si rafforzerebbe il trend della deindustrializzazione del nostro Paese». Per l’economista Luca Paolazzi, direttore scientifico della Fondazione Nord Est, la cessione non comporterebbe necessariamente il rischio di una chiusura e della perdita di posti di lavoro. «Chi acquista aziende così sofisticate ha interesse a mantenerne il valore che coincide con le professionalità al suo interno». Secondo Paolazzi potrebbe profilarsi anche un’occasione di crescita. «Come abbiamo visto in diverse acquisizioni nel settore della moda. D’altronde Stellantis non ha interesse a mantenere Comau nel proprio perimetro produttivo, vuole far cassa concentrando le risorse sull’auto che vive un momento molto critico con l’elettrico. Sarei più preoccupato se Comau finisse a una grande concorrente giapponese che fa le stesse cose perché allora potrebbe decidere di spostare la produzione da un’altra parte e tenersi il marchio per acquistare quote di mercato». Vedremo gli sviluppi nei prossimi giorni.
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Piergiorgio Odifreddi (Getty Images)