2025-09-01
Antonio Maria Rinaldi: «Le idee di Draghi sul futuro dell’Europa sono vietate dall’Ue»
Antonio Maria Rinaldi e Matteo Salvini (Ansa)
L’economista: «Per fare il debito comune bisognerebbe cambiare i trattati, ma servirebbe l’unanimità. E la Germania non vuole».Antonio Maria Rinaldi, dopo cinque anni al Parlamento europeo, sei tornato a fare il manager nel mondo delle imprese. Però io oggi faccio finta che tu sia ancora europarlamentare.«Non ho mai fatto un’assenza neppure in tempo di Covid e lockdown, figurati. Fai pure».Avrai sentito che cosa hanno detto Giorgia Meloni e Mario Draghi al Meeting di Rimini.«Interrogami sul secondo che mi diverto di più».Una sorta di domanda a piacere, ho capito...«A proposito, sai cosa mi rispose uno studente quando, interrogato da me all’esame universitario, gli chiesi: “Mi parli di un argomento a piacere”. Ero in vena di magnanimità quel giorno».Cosa disse? Aiuto!«“Mi può fare un’altra domanda?”».Un genio. A proposito di università, Draghi nella sua tesi di laurea aveva scritto…«Che la moneta unica era una sciocchezza… Capirai, il segreto di Pulcinella. C’è una letteratura scientifica sterminata sulla disfunzionalità della moneta unica».Neanche ti va di rilanciare e dire che tu lo dici da quel dì?«Preferisco non soffermarmi sulle evoluzioni del suo approccio ideologico all’integrazione europea, quanto piuttosto riflettere sull’analisi delle proposte contenute nel rapporto che lui ha redatto e che è stato pubblicato nel marzo di quest’anno. Perché lui a Rimini parte da lì».Da sé stesso, insomma. Molto autoreferenziale.«Dall’analisi delle misure delineate in quel rapporto emerge subito - a mio avviso - che molte delle soluzioni prospettate di fatto non possono essere realizzate, perché incompatibili con specifici articoli dei Trattati su cui si fonda l’Unione: Maastricht e Lisbona».Insomma, hai studiato bene le carte in questi cinque anni.«Noi euroscettici conosciamo i trattati meglio degli europeisti, dovresti saperlo. Il compianto prof. Giuseppe Guarino me li ha fatti studiare a memoria».Draghi parla, come tanti, di «debito comune europeo» per definizione «buono».«Che però non si può fare. Non è che non è previsto. È proprio esplicitamente vietato, all’articolo 125 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea (Tfue). Ovviamente i trattati li puoi cambiare. Ma per modificarli serve l’unanimità di tutti i contraenti».Infatti, gli europeisti tuonano sulla rimozione del principio dell’unanimità…«Ma per rimuovere questo principio, e quindi modificare i trattati, ti serve comunque l’unanimità. Quindi qualcuno vorrebbe il voto unanime dei Paesi membri per la rimozione del diritto di veto dicendo ai singoli Stati: “Dacci il tuo voto, così modifichiamo i trattati in maniera tale che domani il tuo voto non sarà più decisivo”».Geniale.«Ma se Draghi dice delle ovvietà che nessuno è mai riuscito a realizzare ci sarà un motivo o no?».Qualcuno dice che con il NextGenerationEu il debito comune è stato fatto…«Ma pure qui è servita l’unanimità. L’Ue può emettere titoli di debito, ma solo in circostanze eccezionali, come avvenuto appunto con il NextGenerationEu. Se ne parla agli articoli 122 a proposito di misure assistenziali e 311 Tfue. Dove si parla di risorse proprie. E quindi di bilancio. Che ovviamente ha bisogno dell’unanimità per la sua approvazione. Ma di nuovo, ribadisco, i trattati non prevedono un meccanismo permanente di emissione di debito comune. Tali strumenti sono concepiti esclusivamente come risposta a emergenze. E la Germania lo ha ripetuto fino alla nausea. Il Covid è stata un’occasione eccezionale poi stop. Del resto, se la Germania deve spendere, perché dovrebbe chiedere l’allargamento del bilancio dell’Unione? Ha lo spazio per farlo in autonomia e lo fa. Fine. Quindi lo ripeto fino alla noia. L’introduzione di un debito comune stabile richiederebbe una sostanziale modifica dei trattati, con approvazione unanime da parte degli Stati membri».Ma viviamo in tempi di guerra, questa è una circostanza eccezionale. Come il Covid. Per fare un esercito comune europeo si può pensare, dicono gli europeisti, a un debito comune. Draghi ipotizza un esercito comune.«Nei trattati si parla di difesa. Si chiama Politica di sicurezza e difesa comune (Psdc). È disciplinata dagli articoli 42-46 del Trattato sull’Unione europea (Maastricht). E prova a dire…».Cosa?«Non contempla affatto una difesa comune pienamente integrata. Lascia agli Stati membri la competenza principale. Clausole di flessibilità sono previste. Ad esempio all’articolo 352 del Tfue. Ma queste consentono azioni necessarie al raggiungimento degli obiettivi dei trattati. E la difesa comune non è appunto un obiettivo del trattato».Che rompicapo…«No, è semplice. Lo sai. Siamo in presenza di una evidente situazione di “tensione giuridica”, direbbe il mio amico Luciano Barra Caracciolo, che conosce i trattati come l’Ave Maria. Ti sembra che un economista come me sarebbe andato altrimenti a scandagliare i documenti di sua iniziativa? Insomma, pure qui, se ne facciano una ragione gli europeisti. Le obbligazioni comuni per finanziare la difesa richiederebbero un livello di integrazione non previsto dall’attuale assetto giuridico. Sarebbe quindi necessaria una revisione dei trattati o l’introduzione di una base giuridica ad hoc».Ma ai fini di una politica industriale europea, ci sono margini di manovra nei trattati?«Politica industriale uguale aiuti di Stato. Parti da questo assioma. L’articolo 107 del Tfue, come insegna sempre Luciano, disciplina rigidamente - sottolineo rigidamente - gli aiuti di Stato, ammettendo deroghe solo in casi eccezionali. Come progetti di “interesse comune europeo”, da autorizzare comunque dalla Commissione. E in passato, l’interpretazione di queste norme ha generato forti contrasti tra gli Stati membri, con applicazioni percepite come asimmetriche: più rigorose con alcuni, più tolleranti con altri». I trattati si interpretano per gli amici (la Germania) e si applicano per i nemici (fra cui noi).«Ennesimo caso di tensione giuridica. Sintesi: una politica industriale centralizzata, che richieda deroghe generalizzate alla disciplina sugli aiuti di Stato, entrerebbe in diretto conflitto con uno dei principi fondanti del Mercato unico».La gabbia che hanno costruito per noi un po’ è rigida pure per loro…«Anche in materie sensibili come energia, difesa e fiscalità, i trattati richiedono l’unanimità. Ti cito gli articoli 192 paragrafo 2 poi 113 del Tfue e, infine, il 31 del Tue (Rinaldi consulta e sfoglia un documento, ndr). L’art. 48 del Tue, cioè Maastricht, disciplina la revisione dei trattati, che richiede comunque procedure complesse e l’unanimità degli Stati membri. Lo abbiamo visto prima».Tensione giuridica, per dirla alla Barra Caracciolo.«Esatto. La proposta di Draghi di adottare decisioni più rapide e centralizzate si scontra con il vincolo dell’unanimità. Ogni tentativo di superare tale principio è stato finora respinto, per timore che si possano creare alleanze tra alcuni Stati a scapito di altri. Rischio ben presente ai Padri fondatori».Un’Europa modello Cuccia. Dove si crea un patto di sindacato che governa a discapito degli altri. «Per carità, le proposte del Rapporto Draghi offrono spunti interessanti per rafforzare la competitività dell’Unione europea e restituirle il ruolo che spetta a un’area economica avanzata di 450 milioni di abitanti. Tuttavia, restano inattuabili perché in evidente contrasto con i trattati vigenti. E comunque qualsiasi revisione profonda che rendesse operative tali misure dovrebbe essere anche accompagnata da una ridefinizione del mandato della Banca centrale europea. Oltre alla stabilità dei prezzi, cioè al controllo dell’inflazione, la Bce dovrebbe includere tra i propri obiettivi la piena occupazione, insieme alla funzione - comune a tutte le principali banche centrali - di prestatore di ultima istanza e di garante del tasso di cambio». E poi l’annoso dibattito dell’indipendenza della Banca centrale,«Sono trascorsi 33 anni dal Trattato di Maastricht e 39 dal Rapporto Delors, che ne tracciava le linee guida. Nel frattempo, il mondo è profondamente cambiato. La globalizzazione? Si è affermata senza regole comuni condivise. I nuovi equilibri geopolitici hanno ridisegnato le aree economiche. E la burocrazia di Bruxelles ha mostrato palese incapacità di adattarsi a queste trasformazioni. Il risultato è che una delle aree economicamente più forti del mondo non è riuscita ad adeguarsi, ritrovandosi in posizione marginale sia sul piano economico sia su quello geopolitico».Le conclusioni di Draghi!«Il suo rapporto coglie la natura dei problemi, ma ignora che le soluzioni proposte non sono compatibili con l’attuale quadro giuridico, neppure con modifiche parziali. Per renderle possibili, sarebbe necessaria una radicale revisione dell’intero impianto normativo e istituzionale dell’Unione. Dai trattati ai regolamenti, fino al mandato della Bce».Sì, va be’… ciao!«Bisogna prendere atto che l’errore iniziale è stato quello di affidare alla moneta comune un ruolo di aggregazione politica, senza aver prima raggiunto un’effettiva integrazione economica e istituzionale. Ma se l’Unione vuole veramente un futuro deve ricordarsi di andare incontro alle esigenze dell’economia reale e dei suoi cittadini, considerandoli non sudditi ma i veri azionisti di maggioranza. “I comunisti”, diceva Ronald Reagan, “sono quelli che Marx lo hanno letto. Gli anticomunisti quelli che lo hanno capito”. Parafrasando quel pensiero: “Gli europeisti sono quelli che i trattati li hanno letti, forse. Gli euroscettici quelli che li hanno compresi”».
Pedro Sánchez (Getty Images)
Alpini e Legionari francesi si addestrano all'uso di un drone (Esercito Italiano)
Oltre 100 militari si sono addestrati per 72 ore continuative nell'area montana compresa tra Artesina, Prato Nevoso e Frabosa, nel Cuneese.
Obiettivo dell'esercitazione l'accrescimento della capacità di operare congiuntamente e di svolgere attività tattiche specifiche dell'arma Genio in ambiente montano e in contesto di combattimento.
In particolare, i guastatori alpini del 32° e i genieri della Legione hanno operato per tre giorni in quota, sul filo dei 2000 metri, a temperature sotto lo zero termico, mettendo alla prova le proprie capacità di vivere, muoversi e combattere in montagna.
La «Joint Sapper» ha dato la possibilità ai militari italiani e francesi di condividere tecniche, tattiche e procedure, incrementando il livello di interoperabilità nel quadro della cooperazione internazionale, nella quale si inserisce la brigata da montagna italo-francese designata con l'acronimo inglese NSBNBC (Not Standing Bi-National Brigade Command).
La NSBNBC è un'unità multinazionale, non permanente ma subito impiegabile, basata sulla Brigata alpina Taurinense e sulla 27^ Brigata di fanteria da montagna francese, le cui componenti dell'arma Genio sono rispettivamente costituite dal 32° Reggimento di Fossano e dal 2° Régiment étranger du Génie.
È uno strumento flessibile, mobile, modulare ed espandibile, che può svolgere missioni in ambito Nazioni Unite, NATO e Unione Europea, potendo costituire anche la forza di schieramento iniziale di un contingente più ampio.
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