2021-06-01
Gli annunci azzardati di Figliuolo e Speranza
Il commissario vuole vaccinare tutti gli studenti in vacanza mentre il ministro parla già di terza dose per chi ha ricevuto la prima a gennaio. Due missioni impossibili con gli hub destinati a chiudere e tutto il peso del servizio scaricato su farmacie e medici di base.A pochi giorni dall'inizio della vaccinazione di massa, mentre mancano all'appello ancora molti over 60 e fragili, la struttura commissariale sembra sottovalutare la portata delle due prossime sfide annunciate dallo stesso governo in questi giorni. La prima, è quella di garantire entro l'inizio dell'anno scolastico (cioè metà settembre), «la massima copertura possibile di tutta la popolazione studentesca», come dichiarato dallo stesso generale Francesco Figliuolo. Proprio ieri è arrivato (dopo l'ok dell'Ema) il via libera dell'Aifa a usare Pfizer-Biontech per i ragazzi tra 12 e 15 anni. «Possiamo arrivare a vaccinare con la prima dose gli adolescenti fino ai 16 anni in un mese e mezzo. Per questo l'obiettivo di una ripartenza in sicurezza delle scuole è realistico», ha detto Paolo Biasci, presidente della Federazione dei pediatri calcolando che in media ogni pediatra di libera scelta ha in carico circa 200 ragazzi e ragazze tra i 12 e 16 anni. Ma peccando, forse, di eccessivo ottimismo. Perché parliamo di circa 2,3 milioni di persone. Da vaccinare in estate. Tra poco più di una settimana le scuole chiuderanno, molti ragazzi partiranno per le vacanze al mare o in montagna e comunque gran parte delle dosi andranno fatte a luglio o agosto. Al netto anche delle perplessità che molti genitori potrebbero avere nell'inoculare la dose ai figli under 16, il problema è quindi logistico. Questa sfida è ambiziosa, ma la successiva rischia di diventare una mission impossible se viene sottovalutata. Quando il virus diventerà endemico bisognerà infatti vaccinare l'85% della popolazione ogni anno, nell'arco di pochi mesi. E si comincia già parlare di terza dose. «Sarà molto probabile un richiamo che sarà probabilmente modificato per coprire le varianti», ha detto in tv il ministro della Salute, Roberto Speranza. Prima di lui a paventare la terza dose era stato già il 20 maggio il presidente dell'Istituto superiore di Sanità, Silvio Brusaferro («sarà molto probabile un booster») e il 27 maggio anche il sottosegretario alla Salute, Andrea Costa, in un'intervista alla Verità aveva detto che il ministero ci sta «già pensando» e che «ci saranno tutte le condizioni per partire fin da subito a ritmi sostenuti». Meno netta la posizione delle case farmaceutiche e dell'Ema. «Dobbiamo studiare anche la necessità della terza dose, abbiamo i dati che dimostrano la copertura immunitaria a 6 mesi, dobbiamo osservare i successivi 6 mesi. Potrebbe essere possibile una terza dose ma forse anche non necessaria, a meno che non intervengano eventuali varianti, in quel caso una dose booster potrebbe essere utile», ha spiegato di recente Valeria Marino, direttore medico di Pfizer Italia sottolineando che «sul vaccino annuale bisogna essere molto cauti, potrebbe essere necessario entro l'anno o magari entro due». Nei giorni scorsi, l'Agenzia europea del farmaco è stata ancor più vaga: «I dati preliminari sulla durata dell'immunità, che potrebbe arrivare a un anno o anche di più, non mostrano, attualmente, la necessità di una terza dose, ma sono necessarie ulteriori evidenze», ha twittato infatti l'Ema, aggiungendo di essere «in contatto con i principali produttori di vaccini per valutare la migliore strategia per un'eventuale terza dose».Di certo, la decisione al ministero dovrà essere presa nell'arco del prossimo mese e a giugno dovrà arrivare una indicazione precisa, visto che i primi a essere stati vaccinati sono i sanitari a partire dallo scorso gennaio. Di tempo per organizzarsi sul territorio a un nuovo round di somministrazioni a tappeto non ce n'è molto. Anche perché tra poco si dovrà fare a meno di molti hub vaccinali. «Bisognerà passare da una fase straordinaria a una fase ordinaria e penso che questa nuova ordinarietà possa essere affidata alla nostra straordinaria rete di medici di medicina generale ma penso che nel lungo periodo le palestre, i centri congressi o le stazioni dovranno tornare a svolgere i ruoli per i quali sono preposti», ha detto Speranza. Lasciando intendere che l'eventuale richiamo sarà affidato tutto alle farmacie e ai medici di base, che dovrebbero fare almeno 4 volte le punture rispetto a quelle necessarie per il vaccino antinfluenzale, per altro con l'annuale campagna di quest'ultimo in corso. Gli stessi medici di famiglia, rappresentati dalla Fimmg, assicurano la loro disponibilità e ricordano anche che il problema sarà far dialogare le varie anagrafi vaccinali. Attualmente infatti esiste l'anagrafe regionale dei vaccini obbligatori, che dovrebbe essere allineata a quella nazionale ma in realtà è a macchia di leopardo. E poi c'è l'anagrafe Covid che non comunica con le altre e che impone procedure piuttosto lunghe per la registrazione e non permette di fare modifiche in caso di errori nella compilazione di alcuni dati. Bisognerà inoltre sostituire il personale distaccato da altri reparti e mansioni (la stessa Protezione civile non può restare mobilitata sine die). E vanno infine considerati i tempi delle trattative sindacali. La Federazione degli ordini dei medici chiede già che vengano tenuti in conto i carichi di lavoro e ha invocato l'apertura di un tavolo sindacati-ministro della Salute perché per organizzare tutto con modalità ordinaria bisogna rafforzare la medicina generale, e contrattualizzare un accordo. Speriamo quindi che prima di fare annunci importanti come quelli che abbiamo sentito negli ultimi giorni, su adolescenti e terza dose, sia la struttura commissariale sia il ministero della Salute abbiano pensato a come gestirne le conseguenze.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)