
La produzione in Italia, anche di Sputnik V, sarà cruciale. Molti indizi puntano a Siena e alla Gsk, partecipata dal colosso Blackrock. Ma c'è da superare il protagonismo del Pd.Quest'anno l'Italia presiede il G20: l'evento di apertura previsto per venerdì 26 febbraio è la riunione in videoconferenza dei ministri finanziari e dei governatori delle banche centrali. E sarà sempre il G20 presieduto da Mario Draghi a organizzare il Global Health Summit del 21 maggio a Roma, che avrà il compito di individuare i problemi industriali e commerciali nel reperimento delle dosi dei vaccini e della loro distribuzione. Il pensiero del premier sulla campagna di immunizzazione è stato chiarito nel suo intervento al Senato: «Non dobbiamo limitare le vaccinazioni all'interno di luoghi specifici, spesso ancora non pronti.Abbiamo il dovere di renderle possibili in tutte le strutture disponibili, pubbliche e private. Imparando da Paesi che si sono mossi più rapidamente di noi disponendo subito di quantità di vaccini adeguate», ha detto chiedendo di fatto un cambio di passo.Ma quali saranno le pedine che muoverà Draghi sul terreno della geopolitica dei vaccini? E quali vantaggi arriveranno per l'Italia anche in termini di rapporti di forza all'interno della Ue? I sieri sono un'arma strategica e diplomatica: non a caso l'Europa vuole allargare la base produttiva. Il Belgio è uno snodo cruciale per la supply chain vaccinale, ma il vero «arsenale» al momento è concentrato in Germania, dove risiedono gli stabilimenti di BioNtech, alleata dell'americana Pfizer, e di CureVac. Angela Merkel entro fine anno, però, lascerà la poltrona e gli equilibri potrebbero cambiare. Il nuovo interlocutore arrivato da qualche giorno sulla scena, ovvero Draghi, è destinato a diventare un importante punto di riferimento per gli Usa di Joe Biden, nel rilancio di un patto atlantico per i vaccini, senza cedere a chiusure totali con la Russia di Vladimir Putin. L'ex capo della Bce, nel suo intervento davanti al Senato, ha offerto una sponda al nuovo inquilino della Casa Bianca con parole affilate su Pechino ma ha anche aperto al «dialogo» con Mosca. Questa nuova via passa anche da un'accelerazione nella produzione dei vaccini. Che può tradursi in nuovi investimenti sull'Italia.Le strozzature nella produzione su larga scala dei vaccini - ultima quella annunciata ieri da Astrazeneca che ha comunicato un taglio nazionale del 15% sulle dosi in consegna questa settimana - possono infatti essere superate lavorando con l'industria e incoraggiando l'ampliamento del bacino di produzione. Anche con nuove alleanze. I candidati, del resto, non mancano. Venerdì scorso il presidente di Banca Intesa Russia, Antonio Fallico, ha detto, senza fare nomi, che «un'azienda partecipata da un fondo americano, basata vicino a Siena, sarebbe pronta a fare una joint-venture, perché ha bioreattori liberi». All'identikit corrisponde GlaxoSmithKline, che possiede uno stabilimento produttivo a Rosia (Siena, appunto) finora dedicato allo sviluppo di una delle componenti del vaccino contro il meningococco. Il sito era inoltre stato individuato per infialare e confezionare l'adiuvante pandemico Gsk per il vaccino di Sanofi, che però è in ritardo di sei mesi. Tra gli azionisti di Gsk c'è un colosso dell'investimento come Blackrock che potrebbe dunque essere il fondo Usa accennato da Fallico. Tra l'altro, Blackrock ha aumentato la sua partecipazione al 7,5 % pochi giorni prima che Gsk firmasse un accordo con la tedesca CureVac per sviluppare congiuntamente vaccini mRna di prossima generazione nell'altro stabilimento che il gruppo ha in Belgio. Il gigante americano guidato da Larry Fink in portafoglio ha anche quote di altri colossi come Pfizer e Johnson&Johnson e potrebbe diventare un importante interlocutore nello sviluppo di futuri investimenti in Italia anche sul fronte del biotech. Qualsiasi progetto russo in Italia dovrà comunque «avere la benedizione delle nostre autorità. Che devono decidere se produrre il vaccino di altri o di quelli già registrati, come Pfizer, Astrazeneca o Moderna», ha sottolineato lo stesso Fallico. L'ultima parola spetta, infatti, al governo guidato da Draghi. Che nel muoversi sullo scacchiere dei vaccini deve già tenere lontane le interferenze della politica già pronta a mettere il cappello sullo sviluppo delle future «pharmavalley» italiane. Il Lazio governato da Nicola Zingaretti punta a diventare l'hub anti Covid del Paese concentrato tra Latina, Pomezia e Frosinone con aziende impegnate nella ricerca, nella produzione dei monoclonali e nel confezionamento dei vaccini. L'obiettivo è dunque attrarre anche chi produce lo Sputnik a cercare partner proprio in questa regione. Zingaretti deve fare i conti con la concorrenza della Toscana. Che però è divisa tra chi vuole tirare la volata al polo biotech di Siena, dove operano Gsk (di cui è direttore scientifico Rino Rappuoli) e la Tls di Fabrizio Landi, attiva sulla ricerca degli anticorpi monoclonali (e coordinata dallo stesso Rappuoli), e chi tifa per il polo basato attorno allo stabilimento fiorentino della Eli Lilly, dove i monoclonali potranno essere prodotti. Le spinte politiche, tutte vicine al Pd, sono continue: ieri Zingaretti ha definito «gravissima» la riduzione improvvisa della consegna di vaccini Astrazeneca, invocando «la produzione di vaccini validati da Ema ed Aifa da parte delle nostre aziende». Il governatore della Toscana, Eugenio Giani, vuole i fondi Ue destinati ai vaccini per incentivarne la produzione: «Non possiamo dipendere da multinazionali che hanno dato la percezione di dare priorità ad altri continenti. Produciamoceli da soli», ha detto ieri.Mentre i governatori strillano, Mario Draghi si prepara al G20 di venerdì. A quel tavolo si giocherà la vera partita su quali vaccini produrre (e in quali tempi, considerando anche le mosse delle agenzie del farmaco cui spetta il compito di dare le autorizzazioni) e su come gestire la catena di fornitura resistendo a pressioni di lobby politiche, governative e a meri interessi di bottega.
I prezzi dei metalli preziosi corrono grazie al caos geopolitico e al taglio tassi, ma il mercato delle materie prime è spaccato: gas, petrolio e prodotti agricoli sono in forte calo. Pesano elevata volatilità e rischio cambio.
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La denuncia di T&E basata sull’analisi di dati Ue: emissioni cinque volte superiori.
Giusi Bartolozzi (Ana)
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