2025-06-23
Andrea Delmastro: «Azione penale obbligatoria? Meglio indicare priorità ai pm»
Il sottosegretario alla Giustizia: «Di fatto oggi c’è discrezionalità, forse dovremmo far perseguire per primi i reati più odiosi. La nostra riforma premia i magistrati per bene».Forse pochi lo sanno, ma sull’isola di Gorgona a metà strada tra Livorno e Capraia, lungo la rotta che porta in Corsica, c’è l’ultimo penitenziario agricolo d’Italia, che peraltro l’Europa – se così si può dire – c’invidia. Qui i detenuti, stipendiati, lavorano la terra e fanno da ormai 14 anni due vini di eccezionale sanno, ma sull’isola di Gorgona a metà strada tra Livorno e Capraia, lungo la rotta che porta in Corsica, c’è l’ultimo penitenziario agricolo d’Italia, che peraltro l’Europa – se così si può dire – c’invidia. Qui i detenuti, stipendiati, lavorano la terra e fanno da ormai 14 anni due vini di eccezionale qualità sotto la guida di una delle più prestigiose cantine del mondo, la Marchesi de’ Frescobaldi. Andrea Delmastro delle Vedove – uno dei più stretti amici di Giorgia Meloni tanto da esserne stato in più occasioni l’avvocato di fiducia – ha voluto essere alla presentazione del Gorgona 2024, bianco da uve Ansonica e Vermentino. È il sottosegretario alla Giustizia con delega anche alle carceri, ma è anche responsabile esteri di Fratelli d’Italia. Stargli dietro è complicato: da piemontese è un fiume in pienaLa riforma della giustizia sembra in dirittura d’arrivo: vi spettate una reazione dell’Anm e quali sono i «vantaggi» per il cittadino? «Il primo vantaggio sarà per la magistratura stessa. Le vicende esplose con il Palamara gate hanno fortemente eroso l’onorabilità sociale della magistratura per colpa di una minoranza agguerrita e politicizzata. La magistratura deve essere ammantata da credito sociale. Molti della mia generazione, fra cui il presidente Meloni, hanno intrapreso l’attività politica perché scossi dai crateri di Capaci e Via d’Amelio. La nostra storia ci ha spinto a fare una riforma non contro la magistratura, ma per i tanti magistrati per bene, che ogni giorno onorano la toga e che sono i primi penalizzati dalla degenerazione correntizia. Il sorteggio avrà l’effetto di liberare tanti magistrati dallo strapotere di correnti che, per usare un eufemismo, non hanno dato prova di buon esercizio del potere di cui disponevano. La separazione delle carriere attua il giusto processo che, a mente dell’art. 111 della Costituzione, si realizza “nel contraddittorio tra le parti, in condizioni di parità di fronte ad un giudice terzo ed imparziale”. Noi portiamo a compimento il dettato costituzionale, consegnando ai nostri figli una giustizia più giusta, ed un giudice finalmente terzo ed imparziale e non un giudice che appartiene ad una delle squadre in campo». Il suo collega di partito Alessandro Ciriani ha affermato che si è passati nell’Ue da una rule of law a una rule of left: insomma, la sinistra detta il diritto. Pensa che sia così anche in Italia? «Se volessi adottare il linguaggio della sinistra parlerei di “torsione democratica”. La illuminante e tagliente battuta di Alessandro Ciriani pone il grande tema della salute della odierna democrazia. Dopo anni di discussioni estenuanti sulle presunte democrazie “illiberali”, cioè democrazie che non piacciono alla sinistra, ci stiamo sinistramente affacciando all’epoca delle democrazie “limitate”. In Francia viene impedito a Marine Le Pen di competere, in Germania il maggior partito tedesco è a rischio esclusione dalle competizioni per una indagine dei servizi segreti, in Romania è stata annullata una elezione presidenziale. Il popolo sembra sotto tutela, e a tutori si sono erte le sinistre. Hanno cominciato con il termine “populista” che come ricordava Naulot è “l’aggettivo usato dalla sinistra per designare il popolo quando questo comincia a sfuggirle”, e adesso sono arrivati a teorizzare la scissione di “kratos” (potere) da “demos” (popolo) che ne è la sua giustificazione. Mi soccorre Cacciari che non mi pare essere un pericoloso sovranista: “È l’ennesimo atto di suicidio delle (presunte) élites. Se la democrazia vuole spararsi alle palle faccia pure”. Qui però sembra che qualcuno spari alla democrazia con il rule of left. Fortunatamente l’effetto sortito è sempre l’opposto e la sinistra rimane fuori gioco ogni qual volta si aprono le urne». Pensa che sia venuto il tempo di togliere di mezzo l’ipocrisia dell’obbligatorietà dell’azione penale? «È un tema delicatissimo. Io, se esistesse, sarei uno strenuo difensore dell’obbligatorietà dell’azione penale. Oggi già di fatto esiste la discrezionalità, ma non ha nessuna legittimazione popolare. Forse è giunto il tempo di avere un approccio concreto e chiedersi se non sia il caso di indicare le priorità dell’azione penale sulla base dei reati che gli italiani considerano più odiosi e per cui sono più preoccupati». Dopo l’uccisione del maresciallo dei carabinieri Carlo Legrottaglie gli agenti che l’hanno difeso sono indagati. È concepibile che finiscano sotto processo? «Stiamo per intervenire con una norma che consenta alla magistratura di archiviare celermente quando è evidente che le forze dell’ordine abbiano agito per adempimento del dovere, per necessità o per legittima difesa propria o dei consociati, senza necessariamente transitare dalla iscrizione al registro degli indagati. Dobbiamo tutelare chi ci difende». A proposito del decreto Sicurezza si è detto che questo governo ha in mente una carcerazione dei rapporti sociali, che affida al penale la gestione dei conflitti e del dissenso. Che cosa risponde? «Carcerazione dei rapporti sociali… che mal di testa solo per capire cosa dicono! Io continuo a definirlo “dl normalità” e non “sicurezza” perché tuteliamo l’Italia normale mai tutelata. Faccio tre esempi. Fra chi quando vede un treno pensa che lo prenderà per andare a lavorare, o lo prenderà suo figlio per andare all’università o il suo genitore per curarsi, e chi quando vede un treno sente la voce di madre natura che gli dice di bloccarlo, io so chi devo tutelare: l’Italia normale. Fra l’anziano che quando è in lungodegenza non pensa a curarsi con i tempi necessari, ma a uscire dall’ospedale prima che gli occupino casa, e gli occupanti violenti, so da che parte stare. Piaccia o meno alla sinistra che è passata dallo ius soli allo ius Salis, definendo liberticida un provvedimento che restituisce immediatamente la casa al legittimo proprietario. In ultimo, fra la madre che prende la metropolitana, pagandola, per portare i figli a scuola, per poi riprenderla per andare al lavoro, e la madre che prende la metropolitana, senza pagarla, per borseggiare l’altra madre, confidando nella impunità per la maternità, non ho nuovamente dubbi da che parte stare. Esiste un’Italia che lavora, che studia, che spera, che cresce, che rispetta le leggi e che sino ad oggi non ha trovato tutele. Noi siamo fieri di rappresentare questa Italia».Sui respingimenti, l’operazione Albania, il controllo dell’immigrazione, si faranno passi avanti e la riforma della giustizia porterà un chiarimento? «Abbiamo già fatto passi avanti. Il numero degli sbarchi è crollato, mentre si sono impennati i rimpatri. Siamo consapevoli che ancora molto vi sia da fare per contrastare lo schiavismo del XXI secolo costituito dalla tratta di esseri umani, ma non ne vogliamo essere minimamente complici. Il governo Meloni ha vinto la guerra delle parole in Europa e finalmente non si parla più di “risorse” da “redistribuire”, ma di dimensione esterna, di presidiare i confini, di disarticolare la tratta di esseri umani: è un cambiamento epocale. Il modello Albania è un modello considerato in Europa e studiato da molti Paesi, anche a guida socialista. Nella trincea immigrazionista è rimasta, isolatissima, solo la sinistra italiana che, come al solito, cerca la scorciatoia giudiziaria. Per un attimo hanno anche confidato nella magistratura albanese…».Il presidente Sergio Mattarella, ma anche Forza Italia, nonostante l’esito referendario suggeriscono una riforma della cittadinanza. Che ne pensa? «Sulla proposta di Forza Italia si è già espresso il mio capogruppo Bignami: non la condividiamo, non fa parte del programma e gli italiani hanno recentemente cassato ogni apertura, dimostrando gradimento per la legislazione attuale in materia. La legge sulla cittadinanza c’è, funziona, non va cambiata. L’Italia è quasi ogni anno il Paese in Europa che concede più cittadinanze. Negare questo dato mi sembra quanto di più distante ci possa essere dal comune sentire del popolo italiano, che sempre più naturalmente interpreta la cittadinanza come la conclusione di un percorso di integrazione e non l’inizio di un percorso di integrazione, concetto caro alla sinistra immigrazionista».Ultima domanda: lei è stato anche responsabile esteri di Fdi, cosa pensa della sinistra che va in piazza, di fatto, per gli ayatollah, della mobilitazione pro Pal che spesso ha anche motivazioni violente? Crede che le crisi internazionali di fronte a cui l’Europa sembra irrilevante troveranno una soluzione? «Intanto è la solita sinistra che nella sua vita ha issato ogni vessillo possibile, tranne il tricolore. È una sorta di difetto di fabbrica. Poi è particolarmente stupefacente vedere femministe, esponenti del mondo Lgtbq andare in piazza per chi conculca ogni libertà, soprattutto sessuale. I giorni pari sono in piazza contro il “patriarcato italiano”, categoria politologica e dell’anima che incredibilmente coincide con la prima presidenza del Consiglio femminile, i giorni dispari per coloro che soffocano ogni libertà sessuale, che mortificano il corpo delle donne, che le discriminano e che le infibulano. La soluzione di queste crisi non passa certo per questa variopinta e contraddittoria piazza, ma per il tramite di una politica estera che, innanzitutto, si incarichi di tessere l’unità del mondo occidentale, mondo che ha garantito libertà, sviluppo, pluralismo e democrazia. Non appartengo alla schiera di coloro che ritengono l’Occidente la sentina di ogni male: l’Occidente è terra, pur con tutte le sue imperfezioni, di libertà. Salvaguardare, come sta facendo cocciutamente il presidente Meloni, l’unità dell’Occidente non significa solo difendere la nostra civiltà, ma tenere accesa la fiaccola delle libertà in tutto il mondo. L’Europa e l’America compongono una medesima civiltà, ma, come diceva Margaret Tatcher, l’Europa deve imparare che la nostra visione del mondo non si afferma per la giustezza della nostra causa, ma per la forza della nostra difesa».
Il cpr di Shengjin in Albania (Getty Images)
L'ad di Eni Claudio Descalzi (Ansa)