2018-11-12
Anche troppa mamma è sbagliato. «Pericoloso vampirizzare i figli»
Per la psicanalista Laura Pigozzi, un rapporto di eccessivo attaccamento turba lo sviluppo sessuale dei bimbi Il modello della Grande Madre è funzionale anche al sistema economico: ci rende dipendenti dal consumo.Ormai siamo piuttosto abituati a leggere articoli e libri sulla scomparsa del padre e sulla sua «evaporazione». Ma sull'ipertrofia della madre siamo decisamente meno informati, eppure è uno dei tratti distintivi della nostra epoca, una delle sue caratteristiche più peculiari e preoccupanti. Ecco perché è importante leggere il volume curato da Laura Pigozzi (psicanalista, insegnante di canto e autrice di numerosi libri) intitolato Il plusmaterno. La solitudine delle madri in un'epoca che chiede loro troppo (Poiesis editrice, 158 pagine, 18 euro). Il concetto che questo testo introduce è fondamentale. «Il plusmaterno», spiega Laura Pigozzi alla Verità, «è una caratteristica della maternità contemporanea in cui l'eccesso di cura diventa il paradigma della maternità. Dato che la maternità ha due lati - uno simbiotico e uno di separazione - rischia di creare disturbi al bambino l'enfatizzare la maternità solo come dato simbiotico. Il plusmaterno, in sostanza, è un eccesso di materno che diventa un minus della funzione materna. È tutto un attaccamento, un allattamento a oltranza, un dormire con il bambino… Il corpo della madre diventa il cibo esclusivo del bambino: non solo nel momento dell'allattamento, ma in senso lato, un cibo educativo, mentale, estetico». In sostanza, le madri di oggi tendono a fagocitare i loro bambini, e questo può procurare ai piccoli gravi danni. «Si dimentica che il corpo della madre è un oggetto perturbante per il bambino, che viene sovrastimolato e fa fatica a gestire le sue pulsionalità», continua l'autrice. «Sappiamo, già da Sigmund Freud, che il bambino non è soltanto un angioletto: è un nodo pulsionale. Non si può pensare che, con pratiche quotidiane come l'allattamento continuo o il cosleeping, il piccolo esprima solo un attaccamento affettivo psichico. Il bambino manifesta anche eros, e la nuova pedagogia che dimentica la scoperta freudiana è miope». Secondo la Pigozzi, tutto questo non è dovuto soltanto alla madre (o alle singole madri). Il problema è più ampio, riguarda la società intera. «Negli ospedali, specie alle donne che hanno il primo figlio, si insegna una folle pedagogia simbiotica, non c'è cura verso tutte quelle che sono le vere sfide della maternità, cioè le operazioni di separazione. Tali operazioni cominciano intorno ai 6 mesi di vita del bambino, che inizia ad aver voglia di giocare con la sua voce, comincia a cantare la lingua che poi parlerà, è la sua prima manifestazione creativa, quindi autonoma. In quel momento comincia la separazione tra il bimbo, che ha bisogno di individuarsi, e il corpo della madre. Dai 6 mesi in poi c'è quella che Jacques Lacan chiama “fase dello specchio". La mamma con il bimbo si guarda allo specchio e normalmente dice: “Questo sei tu, questa è la mamma". Se invece dice: “Guarda come siamo belli insieme", il bambino non percepisce la separazione, c'è ancora attaccamento». Il punto centrale è proprio questo: non si presta attenzione alla separazione. Anzi, la madre fa di tutto per evitarla. È il comportamento che ritroviamo in Herzeloide, la madre di Parsifal, che per tenerlo al riparo dai pericoli lo alleva quasi di nascosto dentro al suo castello. «La caratteristica della plusmadre è l'eccesso di cura e di preoccupazione», precisa Laura Pigozzi. «Che poi non è una vera preoccupazione: è uno stare addosso ai figli anche grandi, è una forma di vampirizzazione dei figli. La madre sostenta sé stessa attraverso il ruolo genitoriale e questo va a detrimento dei figli. Lo vediamo in età diverse: non solo fra gli adolescenti, ma anche tra gli adulti. Adulti che, a causa di intrusioni eccessive, hanno difficoltà nelle relazioni intime. Tutto questo eccesso di cure, questo amore che è poi vampirizzazione fa sì che la sessualità del bambino e dell'adolescente sia perturbata. In questo modo si ottengono adolescenti e giovani adulti che non sanno come mettersi in relazione con l'altro se non in forma predatoria, oppure farsi oggetto dell'altro. Perché questa è la forma che hanno subito: non sono stati educati al concetto di amore, che presuppone distanza e non suzione continua». Il concetto di plusmaterno, dicevamo, va molto oltre il rapporto della singola madre con il figlio. In qualche modo, riguarda tutti noi, riguarda il particolare tipo di capitalismo in cui siamo immersi. «Nel concetto di plusmaterno ci sono il plusvalore di Karl Marx e il plus-de-jouir di Lacan. Se nella relazione madre-bambino non interviene una separazione, se non interviene discorso collettivo che regola questo rapporto, noi alleveremo sostanzialmente dei consumatori perfetti». Eccoci al punto. Siamo tutti un po' bambinoni, gestiti da Grandi Madri come le corporation transnazionali i cui prodotti e balocchi ci accompagnano dalla culla alla tomba. Persino lo Stato, oggi, è una Grande Madre fin troppo interessata alla nostra vita privata: si intromette in quello che mangiamo o beviamo, pretende di controllare i nostri piccoli vizi. O, in alcuni casi, tende a mantenerci in una condizione di dipendenza. Ecco perché, per evitare le insidie del plusmaterno, occorre un lavoro piuttosto approfondito. «Se ne esce cambiando il paradigma collettivo e facendo capire alle madri ciò a cui stanno andando incontro», dice Laura Pigozzi. «Io incontro molti genitori, i quali talvolta si sentono attaccati quando si affrontano discorsi di questo tipo. Eppure essi stessi sono vittime di un discorso sociale che vuole tutti dipendenti e che si serve della simbiosi materna. Ma se non si comincia dalla famiglia, nessuno può fare niente. La prima separazione può farla solo la madre: se questa manca nessun altro soggetto separatore potrà agire con efficacia, né il padre né un insegnante né un allenatore né uno dei nonni». Un passo importante consiste nella capacità dei genitori di «tornare a essere coppia. Altrimenti continueranno solo a fare a gara per servire il bambino. La coppia è alla base della famiglia, rimette in ordine i posti: tanto nel letto quanto a tavola. Se la famiglia è disordinata, il figlio è in disordine, così come il mondo». Il rischio, in fondo, è proprio questo: che andando avanti così ci ritroviamo tutti a essere figli disordinati in un mondo sottosopra.
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