2022-03-09
Anche la Russia si sta secolarizzando. «La fede è forte ma influisce poco»
Il libro dell’arcivescovo di Mosca, Paolo Pezzi, scritto prima dell’inizio della crisi in Ucraina, fa capire come il Paese e la Chiesa ortodossa siano in evoluzione: «La società non segue i princìpi religiosi».Il libro di Paolo Pezzi con Riccardo Maccioni, La piccola chiesa nella grande Russia, (Ares, pag. 192, € 16,00), è stato scritto quando la tragedia Ucraina non aveva ancora visto l’invasione militare sconvolgere ancora di più la vita delle persone e lo scenario internazionale. Ma nelle pagine in cui Paolo Pezzi racconta al giornalista di Avvenire Riccardo Maccioni la sua vita ed esperienza abbiamo potuto, per gentile concessione dell’editore, ricavare alcuni estratti che pubblichiamo e che ci aiutano a comprendere questi nostri giorni terribili. Pezzi è arcivescovo cattolico di Mosca dal 2007, nato a Russi, in Romagna, nel 1960, e da lì in un crescendo di fede e vita è arrivato appunto in Russia con un ruolo di grande rilievo. Lunedì ha dichiarato al Sir che ora «è importante uscire dalla logica dell’amico/nemico e entrare invece nella logica di Dio che fa splendere il sole e fa cadere la pioggia per tutti, per i buoni e i cattivi. […] Questa follia si vince con un’altra follia, che è la follia di Dio, è la follia del perdono, di uno sguardo diverso sull’altro». È la speranza di una via di pace, di dialogo, di incontro soprattutto fra cristiani, fra ortodossi e cattolici. La politica spesso divide, la spiritualità può davvero unire e rappresentare il primo passo per fermare le armi.Il fenomeno della secolarizzazione in Russia ha delle peculiarità che lo differenziano da quello «occidentale». A cominciare dalla tendenza a mettere in risalto l’apparenza rispetto alla sostanza, con il rischio di nascondere i problemi che nascono. Complessivamente direi che nella società secolarizzata russa l’elemento religioso mantiene una certa forza e attrazione, ma è molto distaccato dalla vita. Non è necessariamente combattuto. Si tende piuttosto a considerarlo inutile, ininfluente, o perlomeno a ridurne il più possibile l’influenza sull’esistenza quotidiana. La problematica del distacco tra fede e vita, che in Occidente è emersa soprattutto grazie al Concilio Vaticano II, si comincia a sentire anche qui. Ma non nei termini di una contrapposizione, bensì nella tendenza a considerare inutile il fattore religioso per la vita reale delle persone. […]In Russia formalmente l’influenza della Chiesa ortodossa non è piccola, ma non si può dire che la società vada avanti mossa dai princìpi religiosi. La situazione cambia nelle regioni in cui l’islam è più diffuso. Lì si avverte una maggiore influenza della religione sulla vita della gente, per quanto si tratti di un islam abbastanza laico. […]Incontro i vertici ortodossi con una certa regolarità. Due volte all’anno, a Natale e Pasqua, partecipo alle liturgie celebrate dal patriarca Kirill e in quelle occasioni ho sempre la possibilità di parlare con lui. Con le altre fedi maggiori (ebraismo, buddhismo e islam), le occasioni di incontro sono le feste civili al Cremlino. Recentemente, complice l’enciclica di papa Francesco Fratelli tutti, abbiamo avviato un interessante dialogo con una espressione dell’islam russo. […]. Sul fronte più strettamente sociale-diplomatico, se vogliamo definirlo così, esiste un Comitato intercristiano con relativi incontri, nei quali, pur non avendo potere decisionale, è possibile affrontare di volta in volta temi importanti per la vita sociale della nazione. In qualche occasione ha partecipato il patriarca Kirill, ma ordinariamente viene il metropolita Hilarion (presidente del Dipartimento delle relazioni esterne del patriarcato di Mosca e copresidente, assieme a me e al vescovo luterano del Comitato inter-cristiano). Ci sono inoltre rappresentanti del luteranesimo, della Chiesa apostolica e cattolica armena, delle comunità protestanti, dei veterocredenti ortodossi e, in qualche circostanza, della Chiesa siriaca caldea. A livello più locale si organizzano spesso incontri coi metropoliti e i vescovi delle diocesi ortodosse che gravitano sul territorio della Madre di Dio: appuntamenti cordiali per favorire la pacifica convivenza e una certa costruttività nel dialogo interconfessionale. […]Credo che oggi non si possa più parlare di un dialogo cattolico-ortodosso per l’impossibilità di mettere tutte le Chiese ortodosse allo stesso tavolo dopo la rottura della comunione tra Costantinopoli e Mosca, tra Alessandria e Mosca, tra Cipro e Mosca, tra Atene e Mosca. Parlo della divisione dal patriarcato russo di chi ha riconosciuto la Chiesa ortodossa ucraina. In questo senso, proprio per non considerare definitivo questo strappo, mi sembra molto importante l’atteggiamento della Chiesa cattolica di non perdere la speranza di ritrovarsi assieme e di non favorire in modo univoco e esagerato i rapporti bilaterali con le singole comunità cristiane d’Oriente. Parlando di dialogo in senso più ampio, credo che anche per quanto riguarda il cammino ecumenico non si debba mai dimenticare il problema del male, specie quando sembra prevalere sul bene, nel nostro caso sotto forma di divisioni rispetto all’unità. Bisogna considerare due aspetti: Cristo risorgendo ha vinto definitivamente il male. Ma questo non ha significato l’eliminazione della possibilità del male di esserci, di operare. E nemmeno vuol dire, la storia ce lo insegna, che vada matematicamente e progressivamente diminuendo. Anzi, Gesù stesso ci ha ricordato che ci saranno epoche in cui si verificherà l’apparenza della vittoria del male. Noi qui sulla terra siamo in un cammino fatto di luci ma anche di tante ombre. Significa entusiasmo, ma anche difficoltà fino alla disperazione, croci, senso di abbandono, profonda delusione, percezione di inutilità, errore, peccato, sconfitta. Cristo non ha detto che il cammino ci avrebbe risparmiato tutto questo, ma che chi lo segue avrà la vita eterna, la certezza della definitiva vittoria sul male e il centuplo quaggiù. Possiamo già fare ora l’esperienza di questa unità ma dentro le persecuzioni, che vanno intese prima di tutto come azioni del demonio. E poi va aggiunto che l’apparente diffusione del male causa un maggior splendore della vittoria della croce, dell’amore gratuito donato.Paolo Pezzi, Arcivescovo metropolita della Madre di Mosca