2019-05-29
Anche il Giappone s’innamora di Fca. Pronti con l’alleanza anti tedesca
Dopo la richiesta di nozze dell'ex Lingotto, il capo di Renault vola a Tokyo e incassa l'ok di Nissan al primo polo mondiale. Donald Trump dovrà rivedere la politica dei dazi ma spaccherà l'Ue a discapito di Volkswagen.Se l'affare Fca Renault dovesse procedere come sembra, il presidente Donald Trump potrebbe dover rivedere la sua politica protezionistica sui dazi, almeno in Europa. Del resto, non è un segreto, Fca è ormai un gruppo più americano che non italiano e, se dovesse fondersi con i francesi, l'inquilino della Casa Bianca non può permettersi di appesantire i conti di un'azienda transalpina che rappresenta il 50% di uno dei maggiori gruppi a stelle e strisce. Allo stesso modo Trump dovrebbe anche riflettere su come muoversi verso il Giappone, visto che il matrimonio tra Fca e Renault passa anche dal Sol Levante. Il gruppo francese, infatti controlla il 43% di Nissan, che ha il 15% della casa francese e controlla il 34% di Mitsubishi. In parole povere, è tutta una questione di Pil. «Le aziende automobilistiche sono tra le poche in grado di far salire o meno il prodotto interno lordo di uno Stato e ora Trump, se l'accordo Fca Renault andrà avanti, dovrà scegliere le bene le sue mosse per evitare che queste possano avere un impatto su pil americano», dice alla Verità Gian Primo Quagliano, presidente del centro studi Promotor, struttura di ricerca sul mercato automobilistico.Il Giappone è da sempre un mercato importante per il mondo delle quattro ruote e nell'accordo tra Fca e Renault gioca un ruolo di primo piano. Non a caso ieri il presidente e ad di Renault, Jean-Dominique Senard, è arrivato in Giappone dove, secondo i media giapponesi, ha incontrato i vertici di Nissan e Mitsubishi, che fanno parte dell'alleanza a tre con la casa automobilistica francese. Senard ha spiegato la nuova potenziale alleanza ai partner giapponesi che non sono coinvolti nell'operazione. «Penso che i recenti eventi siano molto positivi per l'alleanza e mi assicurerò che Nissan e Mitsubishi ne traggano vantaggio», ha detto al suo arrivo a Tokyo. Hiroto Saikawa, alla guida di Nissan, ha sottolineato che al momento la società non è coinvolta nelle discussioni sulla fusione tra Renault e Fca. Ha definito l'operazione «nel complesso positiva», ma si è impegnato a monitorare come l'accordo inciderà su diritti e questioni contrattuali tra Nissan e Renault. Va detto che, prima che l'offerta di Fca fosse annunciata, Renault aveva cercato un'integrazione maggiore con Nissan, ma il partner giapponese aveva respinto l'idea.Trump potrebbe dunque spaccare il mercato dell'auto in due. Da un lato potrebbe decidere di non appesantire il mercato europeo e giapponese dell'auto per evitare ritorsioni sul Pil americano, dall'altro potrebbe decidere di imporre dazi alla Cina andando a mettere in difficoltà tutte le case automobilistiche che fanno affari con la Repubblica Popolare. Una su tutte la Volkswagen che, senza un appoggio giapponese (la Toyota non ha interesse e gli altri maggiori gruppi sono coinvolti con Renault), potrebbe cercare alleati proprio in Cina. «Non è chiaro come si muoverà Trump», spiega Quagliano. «Molte case automobilistiche stanno facendo affari con la Cina ed è probabile che eventuali dazi potrebbero danneggiare anche alcune case tedesche invise a Trump». Insomma, l'affare tra Fca e Renault potrebbe davvero, viste le dimensioni, cambiare le carte in tavola della politica protezionistica americana. Quello che è certo è che questa operazione porta ancora in auge la filosofia di Sergio Marchionne, l'ex ad di Fca scomparso a luglio scorso, che ha sempre ritenuto il consolidamento tra gruppi automobilistici una necessità. Già nel 2015 Marchionne, attraverso una delle sue presentazioni più famose dal titolo «Confessioni di un drogato di capitale», richiamava l'esigenza di alleanze nel settore auto. «Ogni settimana i costruttori di auto sperperano due miliardi di euro duplicando investimenti che potrebbero essere condivisi», diceva.Ora Mike Manley, attuale numero uno di Fca ha portato avanti questa filosofia. Secondo le indiscrezioni vicine al dossier, se il matrimonio dovesse continuare, Senard diventerà il nuovo ad dell'alleanza che vedrà tra i maggiori azionisti Exor, la finanziaria della famiglia Agnelli e la Francia, che oggi possiede il 15% di Renault.