2019-12-08
All’Europa manca un’anima ma a dargliela non sarà l’ambientalismo a tavolino
L'ultimo numero di Sfide, il periodico della Fondazione Craxi che come sottotitolo ha «Non c'è futuro senza memoria», dedica la sua sezione monografica ai Balcani occidentali. Tra gli altri temi trattati molto interessante è l'articolo che spiega come la classe dirigente italiana sia prigioniera della sindrome europea. Un'Europa il cui vuoto politico non sarà certo riempito dal Green new deal. Pubblichiamo un estratto dall'articolo di Corrado Ocone, filosofo della politica, intitolato «Ecologia, una nuova religione per l'Europa senz'anima».Il 16 luglio 2019 il Parlamento di Strasburgo ha eletto Ursula von der Leyen alla presidenza della Commissione europea [...]. Nel discorso di insediamento, la nuova presidente ha presentato un programma molto ambizioso, [...] individuando un architrave ben preciso, la questione ambientale. [...]A me sembra che sia in atto, da parte di una consistente parte delle élite che governano l'Europa, il tentativo di dare un «supplemento d'anima» […] al progetto di unificazione. […]Un vero spartiacque per l'Europa fu sicuramente il 1989. […] Fu a questo punto che, non in modo del tutto casuale o inconsapevole, le «élite globaliste» cominciarono a concepire il disegno di dare una grossa sterzata non solo al progetto europeo ma in generale alla governance mondiale. […] Paradossalmente, la caduta del Muro di Berlino e la successiva riunificazione tedesca (3 ottobre 1990) crearono le condizioni per la rinascita della politica in Europa. Forse, le élite intuirono questo pericolo e cercarono proprio perciò di giocare di anticipo innestando quel processo culturale, oltre e prima che geopolitico, che fu chiamato «globalizzazione» […]. Da una parte, si accelerò l'introduzione della moneta unica, dall'altra si elaborò un progetto di Costituzione creando una Commissione presieduta da Valery Giscard d'Estaing. [...] Si rinunciò a scrivere nel preambolo che le radici dell'Europa erano «cristiane» e ci si precluse, in questo modo, di tener conto dell'unico elemento storicamente unificatore di popoli e nazioni così diversi. […] La Costituzione che ne venne fuori risultò esangue, prolissa, iperbolica: non era certo fatta per appassionare, né per creare consenso. Era «senza anima». […]Ma il problema che ora ci interessa è un altro, e concerne la crisi economica e finanziaria che prende avvio negli Stati Uniti e colpisce i mercati finanziari di tutto il mondo a partire dal 2008. […] Oggi, dopo tanti anni, gli effetti della crisi, che ha generato povertà soprattutto fra le classi medie, sono stati solo parzialmente riassorbiti, e in modo diseguale nei diversi Paesi europei. […] È in questo clima sociale che hanno preso corpo e spinta propulsiva quei movimenti e partiti politici che sono stati variamente definiti come «populisti» e «sovranisti». […] Lungi dall'essere antipolitici, essi segnalavano con la loro presenza, spesso «barbara» e «incivile», la necessità di ritornare a fare politica e di dare una visione o un'anima all'Unione europea. Ed è qui che si colloca, come tentativo in atto, quello di individuare nella questione ambientale, assunta nei suoi termini più controversi e persino «catastrofisti», il cemento spirituale che manca all'Europa. […]È sicuramente un fatto che la consapevolezza su questi temi sia molto aumentata, [ma] tale consapevolezza è più spontanea (come può esserlo un movimento di consumatori che emerge dal basso) o più indotta (come può esserlo una persuasione occulta o una manipolazione messa in moto da centrali culturali, politiche, economiche)? E, se è vera questa seconda ipotesi, chi è o chi sono gli autori di questa «manipolazione»? […] È in quest'ottica, a mio avviso, che va perciò inserito il progetto ambientalista assunto da ultimo dalle élite, cioè in sostanza dalle vecchie classi dirigenti che in questo modo vogliono preservare il potere rinnovandosi. […] Credo che molto del favore con cui la «svolta ambientalisa» è stata accolta presso la comunità economica (gli industriali) e finanziaria (i creatori e possessori di fondi di investimento etico e sostenibile) sia dovuto a questo motivo. […] Una religione con i suoi miti (cioè idee non «scientificamente» dimostrate), i suoi riti, i suoi missionari come Greta Thunberg .[…]In conclusione, […] il progetto europeo, passato a un certo punto da fondamenti ideologici in vario senso cristiani ad altri proceduralistico-razionalizzatori, cerca ora, in una terza fase, di assumere un'anima usando l'ambientalismo come strumento. Dove tutto questo processo porterà non è dato ovviamente saperlo. Il fatto che però l'operazione avvenga ancora una volta «a tavolino», e che il sentimento europeo non nasca dal basso, fa essere molto scettici sul futuro di una Unione che politicamente mostra sempre più visibili i segni del logoramento.