
L'editoriale del direttore.Una cattiva maestra si aggira per gli studi televisivi. Sconosciuta fino a ieri, Francesca Albanese è diventata all’improvviso la madonna pellegrina della causa palestinese. Appare a ogni ora, la premiano in ogni Comune che sia amministrato dalla sinistra, e non perde occasione, che sia davanti a una telecamera o su un palco, per distillare parole astiose. A Reggio Emilia il sindaco le ha donato il tricolore, onorificenza massima della città, e lei lo ha ripagato dicendogli di non parlare più degli ostaggi israeliani, aggiungendo poi - fintamente bonaria - che per una volta lo avrebbe perdonato, ma ammonendolo a non farlo mai più. Su La7, invece, al solo sentir citare Liliana Segre è balzata in piedi e con la scusa di un precedente impegno se l’è filata, abbandonando lo studio. L’altra sera, intervistata dall’inviata di Paolo Del Debbio per il programma preserale di Rete 4, dopo aver parlato di un Paese ottuso e ignorante (l’Italia, of course), ha liquidato la domanda della cronista sugli striscioni che inneggiano alla strage del 7 ottobre, prima sostenendo di non saperne nulla e poi aggiungendo che per lei la data da ricordare è quella del 9 ottobre, «giorno in cui è iniziato il genocidio, con l’ordine di tagliare i viveri a Gaza e affamare i palestinesi». Non contenta, commentando il piano di pace predisposto da Trump, ha detto di ritenere la trattativa in corso a Sharm el Sheikh un’offesa alla dignità umana e al diritto internazionale alla giustizia. Più a sinistra della sinistra, più radicale perfino di Hamas, Francesca Albanese in preda a un delirio «resistenziale» alza sempre più i toni. Dopo aver detto che i palestinesi hanno abbandonato la lotta armata nel 1990 e dopo aver ribadito che gli italiani sono ignoranti (per questo nelle piazze e in teatro quelli che si credono intelligenti la applaudono), oltre a far capire che nessuno conosce la storia di Gaza e della Cisgiordania meglio di lei, ha aggiunto che la resistenza palestinese negli ultimi sessant’anni è stata soprattutto pacifica. «Occasionalmente in parte è stata armata», ha illustrato all’inviata di Del Debbio, «occasionalmente violenta e quando lo è stata, tipo il 7 ottobre, lo è stata violentissima. Però mi sembra una provocazione che è sterile e che non porterà a nulla».Avete capito? Oltre un migliaio di morti definiti una «provocazione sterile». Centinaia e centinaia di attentati in tutto il mondo dagli anni Settanta in poi considerati «una resistenza soprattutto pacifica e solo occasionalmente armata». Il massacro di Monaco di Baviera compiuto dai fedayyin di Settembre nero una resistenza occasionalmente armata? Il sequestro dell’Achille Lauro, con un turista americano di religione ebrea su una sedia a rotelle assassinato a sangue freddo, come lo consideriamo? Un esempio di pacifismo? E l’attentato all’aeroporto di Fiumicino del 1973, con 34 morti e 15 feriti, o quello alla sinagoga di Roma del 1982? Una resistenza «occasionalmente violenta»? E la strage, in contemporanea a Fiumicino e a Vienna, del 1985, con 19 morti e 138 feriti? I palestinesi hanno rinunciato alla lotta armata negli anni Novanta? E i 20 attentati suicidi in Israele in cui in quel decennio sono morte quasi 200 persone? Dal Duemila in poi, si sono fatti esplodere fra la gente almeno 150 kamikaze e sono morte più di 800 persone. Una resistenza pacifica? Non voglio con ciò giustificare nessuna guerra e nessuna strage. Voglio solo dire che l’ottusità è l’ignoranza porta a chiudere gli occhi sulla realtà, che non è né pro Israele né pro palestinesi: è soltanto una tragedia, che qualcuno a caccia di un facile consenso cerca cinicamente di sfruttare per strappare un applauso e per costruirsi una carriera. Non ci sono solo i cattivi maestri, ci sono anche le cattive maestre.
Betttino Craxi (Imagoeconomica)
Quarant’anni fa il nostro Paese tenne testa alla superpotenza americana che comandava in Occidente. Fu, finora, l’unica volta in cui venne riaffermata la dignità e l’indipendenza sovrana dell’Italia. Non con le urla in piazza ma con i fatti e schierando soldati.
Giorgia Meloni (Ansa)
Giorgia Meloni: mezzo governo rischia di finire alla Corte internazionale, primo caso al mondo. Sergio Mattarella ricorda il pogrom. Michele Emiliano pensa alla Flotilla e cita Israele per sequestro.
Ecco #EdicolaVerità, la rassegna stampa dell'8 ottobre con Carlo Cambi