2025-01-09
Alain de Benoist legge Ernst Jünger: un sismografo della modernità
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Il pensatore francese Alain de Benoist (Ansa). Nel riquadro la copertina del libro «L'operaio fra gli dèi e i titani»
Ripubblicato un saggio del pensatore francese dedicato allo scrittore tedesco che per primo seppe intuire la portata esplosiva e rivoluzionaria della tecnica.Ernst Jünger e Alain de Benoist: due nomi della migliore cultura del Novecento, situati entrambi sul crinale antagonista della modernità, quello che ne contesta il progetto filosofico e la prassi politica. Due nomi che bastano da soli a giustificare l’acquisto del volume appena uscito per i tipi di Polemos: L’Operaio fra gli dèi e i titani. Ernst Jünger «sismografo» dell’era della tecnica, a firma appunto dell’autore francese. Si tratta di una accurata e documentata indagine sul percorso del pensatore tedesco, che come noto attraversò diverse fasi, caratterizzate da argomenti, riferimenti, toni, stili molto differenti fra loro: il soldato volontario nelle «tempeste d’acciaio» della prima guerra mondiale, l’ideologo nazionalrivoluzionario dei fogli militanti del dopoguerra, il teorico dell’Operaio, l’Anarca che «attraversa il bosco», il romanziere, il sociologo, persino l’entomologo… In ogni passaggio, Jünger dimostra la capacità di saper cogliere i movimenti tellurici che, ora in modo impercettibile, ora con deflagrazioni catastrofiche, si agitano sotto la crosta della modernità. Da qui la definizione di «sismografo», ripresa da Ernst Niekisch.Riguardo alla figura jüngeriana richiamata nel titolo, una precisazione lessicale subito si impone. Il noto saggio del 1932 si intitolava Der Arbeiter. Come tradurlo? La parola, di uso comune in tedesco, indica molto semplicemente il lavoratore. E infatti Il Lavoratore è una delle traduzioni con cui in Italia è stato conosciuto il libro, ad esempio nella introduzione che ne fece Evola in un suo saggio. Quirino Principe, traduttore della versione italiana, apparsa solo nel 1984, preferì intitolarlo L’Operaio, più sintetico, tagliente, e con richiamo non alla generica sfera del lavoro, ma al lavoro di fabbrica, che Jünger aveva in mente come modello per decifrare la modernità tutta. La traduzione più bella fu forse forgiata da Delio Cantimori, quando ancora l’intellettuale scriveva sui fogli fascisti e non era ancora passato armi e bagagli al marxismo: lo studioso parlava infatti della «mistica milizia del lavoro». Una formula, quella del «milite del lavoro», che coglieva in profondità il discorso jüngeriano, ma che al contempo perdeva molto in sinteticità. Der Arbeiter è un’espressione secca, che proprio nella sua apparente banalità cela un mondo. Esplicitare questo mondo in una perifrasi, per quanto brillante, non aveva troppo senso.Ora, nella introduzione al volume di de Benoist, il curatore Andrea Anselmo propone una nuova formula: l’Artefice. Anselmo vi coglie infatti un baluginare dell’«elemento gerarchico, sacro e iniziatico dei grandi ordini monastico-cavallereschi del medioevo», nonché un «risvolto sacro, e in qualche modo alchemico». Ad ogni modo, Armin Mohler, lo svizzero che fu segretario di Jünger per diversi anni e poi, nel 1949, scrisse quello che è ancora oggi il testo di riferimento sulla Rivoluzione conservatrice tedesca, riteneva che il libro del 1932 fosse «intraducibile». Fu proprio Mohler, come racconta de Benoist nel testo, a far conoscere alla Nouvelle Droite il pensiero jüngeriano. Lo svizzero era particolarmente affine al periodo giovanile di Jünger, quello dell’Operaio, appunto, mentre aveva qualche perplessità sulle evoluzioni successive del maestro. Sembra che abbia smesso di fare da suo segretario per via della tendenza dello scrittore tedesco a ripubblicare i suoi vecchi testi con censure e revisioni. Mohler, ad ogni modo, portò gli autori della Rivoluzione conservatrice nel pantheon della nuova destra francese. «In tale movimento, dalle innumerevoli ramificazioni, non vedevo affatto», scrive de Benoist, «una corrente di pensiero che fosse servita da Wegbereiter al nazionalsocialismo, così come si è talvolta sostenuto, ma al contrario una corrente alternativa il cui sviluppo avrebbe forse potuto risparmiare al mondo il disastro hitleriano».
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