2020-03-07
Al cinema scegliete Pippa, la brava maestra
Pippa Bacca (Nacne, Wanted)
Sullo schermo la scelta fra due universi di valori diversi. Quello di Mario Mieli, disturbato profeta dell'ideologia arcobaleno, celebrato nel film prodotto dalla Rai. E quello di Pippa Bacca, che ha sacrificato il suo corpo per difendere il diritto alla vita.Alle platee a posti alternati dei cinema italiani, nei prossimi giorni, saranno proposte due pellicole molto particolari, entrambe dedicate ad artisti e intellettuali morti entrambi in giovane età. Il primo film s'intitola Gli anni amari, regia di Andrea Adriatico, e sarà proiettato a partire dal 12 marzo. Ne abbiamo parlato spesso su queste pagine. Si tratta del film biografico dedicato a Mario Mieli, il profeta del pensiero Lgbt nel nostro Paese. La direzione generale per il cinema del ministero dei Beni culturali ha deciso, nel 2017, che quest'opera meritasse di rientrare fra i lungometraggi «di particolare qualità artistica e film difficili con risorse finanziarie modeste». Dalle casse dello Stato è arrivato un finanziamento da 150.000 euro, non male per un'opera così, diciamo, «di nicchia». Altro denaro pubblico è giunto dalla Regione Emilia Romagna, che ha gentilmente erogato 105.374 euro di fondi. In aggiunta, va considerato il contributo della Apulia film commission, che ha attinto per l'occasione al Fondo europeo di sviluppo regionale.L'argomento del film è per lo meno delicato. Mieli è stato un teorico della pedofilia. In Elementi di critica omosessuale - giusto per chiarire - scriveva: «Noi checche rivoluzionarie sappiamo vedere nel bambino […] l'essere umano potenzialmente libero. Noi, sì, possiamo amare i bambini. Possiamo desiderarli eroticamente rispondendo alla loro voglia di Eros, possiamo cogliere a viso e a braccia aperte la sensualità inebriante che profondono, possiamo fare l'amore con loro». Ed è lo stesso regista Adriatico ad ammettere che chi conosceva Mieli ne testimoniava «il disequilibrio, il ricorso alla psichiatria per sopportare la grande quantità di droga, la coprofagia, tema solo sfiorato nel film ma che è una chiave per capire quel periodo storico, basti pensare al Salò di Pasolini». È interessante, il riferimento a Pasolini. Salò o le 120 giornate di Sodoma fu vietato ai minori di 18 anni, dopo tre giorni di programmazione venne ritirato, poi rimandato in sala quindi ritirato di nuovo. Il film su Mieli, invece, non è vietato, e ovviamente il regista se ne compiace. Lungi da noi invocare censure o ritiri. Ci limitiamo a notare che il personaggio celebrato dalla pellicola non è certo «per grandi e piccini», e di sicuro sulla qualità del suo pensiero ci sarebbe da discutere a lungo. Mieli è morto suicida ad appena 30 anni, e oggi è tutt'altro che un reietto. Certe sue teorie che alla fine degli anni Settanta erano considerate estreme o folli oggi sono la norma, sono divenute di massa. E infatti il film su di lui è prodotto dalla Rai, finanziato con soldi pubblici, ospitato a festival (pubblici anch'essi) e incensato dai giornali. Mieli ci viene servito - per altro con una certa banalità - come un baluardo della lotta per diritti. Oggi dovremmo ammirarlo in quanto precursore delle lotte Lgbt. Beh, ci sia permesso almeno dire che ne possiamo fare a meno. L'ideologia che i suoi scritti e i suoi pensieri hanno contribuito ad alimentare ha prodotto e sta producendo danni su larga scala. In aggiunta Mieli non è più una «vittima» simbolo dei «discriminati». È diventato il santino di una cultura trionfante che innerva il pensiero dominante. Niente, censure, ci mancherebbe. Ma se volete vedere sullo schermo una figura che davvero si è battuta per i diritti negati, allora fareste meglio a guardare Sono innamorato di Pippa Bacca, il documentario di Simone Manetti (in sala da domani) dedicato a Giuseppina Pasqualino di Marineo, l'artista milanese morta a 33 anni in Turchia nel 2008, violentata e uccisa da un uomo che le aveva dato un passaggio in auto. Pippa Bacca, questo il suo nome d'arte, aveva deciso di girare in autostop per 11 Paesi straziati da guerre e conflitti in autostop, assieme all'amica e collega Silvia Moro. Il loro progetto si chiamava Brides on tour. Le due donne erano entrambe vestite da spose. Come ha scritto Raffaella Perna nel bellissimo catalogo Pippa Bacca. Eva e le altre (a cura di Rosalia Pasqualino di Marineo, Carlo Cambi Editore, 2016), «la mantella che indossa ha una funzione duplice: l'artista la usa sia come indumento, sia come elemento rituale durante la lavanda dei piedi che ella fa, in segno di devozione, alle ostetriche incontrate nel viaggio. Per pulire l'abito bianco, l'artista utilizza la liscivia realizzata, prima della partenza, con la cenere prodotta bruciando oggetti ricevuti in dono da amici e parenti. Ogni cosa, indumento o azione è scelto con cura e ha una simbologia precisa, legata alla cultura e ai riti cattolici (l'abito da sposa, la lavanda dei piedi, la gonna a forma di giglio ecc.)». Quando Pippa fu uccisa lungo il percorso, molti scrissero che era un'irresponsabile, che se l'era andata a cercare. In realtà lei era totalmente consapevole. In qualche modo, il suo è stato un martirio. Ha attraversato Stati in guerra forte della simbologia mariana che l'avvolgeva. Celebrava la vita in ogni luogo, lavando i piedi alle ostetriche che incontrava. Il suo è stato un dono all'umanità: ha mostrato dove siano davvero in pericolo i diritti delle donne (non solo). Non ha sfidato il mondo islamico, lo ha attraversato con rispetto e amore gratuito, e comunque non ha fatto ritorno. Pippa è morta per celebrare la vita e la purezza del femminile. Ha difeso dei diritti, ma senza risentimento o piagnisteo, anzi con enorme coraggio. Ed è il suo esempio che oggi dovrebbe trionfare.