
L’Agenzia chiude il periodo dedicato al pagamento degli acconti. Il direttore generale, Fabio Vitale: «Entro fine anno previsti altri 600 milioni».Con la chiusura del periodo di erogazione degli anticipi Pac, la Politica agricola comune tra i membri dell’Unione europea, Agea, Agenzia per le erogazioni in agricoltura, annuncia il raggiungimento dell’erogazione di oltre 1,1 miliardi di euro immessi nel sistema agricolo nazionale tra il 16 ottobre e il 30 novembre 2024.Questi fondi, provenienti dal Fondo europeo agricolo di garanzia e dal Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale, rappresentano un sostegno cruciale per il reddito degli agricoltori e per lo sviluppo del settore primario. Fabio Vitale, direttore di Agea, sottolinea: «In poco meno di due mesi abbiamo immesso nel sistema agricolo nazionale liquidità per oltre un miliardo e cento milioni di euro ed entro fine anno ne immetteremo altri 600 milioni». L’Agenzia si distingue per l’adozione di tecnologie avanzate come la Carta nazionale dei suoli e l’Area monitoring system (Ams), strumenti che rendono la gestione delle pratiche più precisa, con controlli preventivi per evitare errori e frodi. Questo approccio innovativo non solo semplifica le procedure amministrative, ma rafforza anche la posizione degli agricoltori nella filiera del valore, contribuendo al raggiungimento degli obiettivi strategici del comparto agricolo nazionale.Nel 2024, Agea ha distribuito oltre 438 milioni di euro per la gestione del rischio e più di 54 milioni destinati al Fondo nazionale indigenti. Complessivamente, il settore agricolo continua a dimostrarsi un pilastro fondamentale per l’economia italiana, con un valore stimato di 70 miliardi di euro.«Si tratta di una considerevole quantità di risorse destinate a sostegno del reddito delle aziende e della produzione agricola», prosegue ancora Vitale. «Una vera e propria boccata di ossigeno che consente agli agricoltori di fare fronte ai bisogni finanziari del momento e di programmare con maggiore tranquillità le attività future. È il secondo anno consecutivo che Agea rispetta le tempistiche di pagamento previste dalla normativa europea in materia di anticipazioni».
Non sapendo dove prendere le risorse per il Paese invaso, la Commissione riesuma il salva Stati, la cui riforma è bloccata dal veto di Roma. Poi mette l’elmetto pure alla libera circolazione e lancia la «Schengen militare».
Come non averci pensato prima? Alle «tre strade senza uscita» per dare soldi all’Ucraina elencate da Giuseppe Liturri pochi giorni fa su questo giornale se ne aggiunge una quarta, ancor più surreale, resa nota dalla Stampa di ieri. Ursula von der Leyen avrebbe proposto di utilizzare «a fondo perduto» per Kiev le giacenze del famigerato Mes, il Meccanismo europeo di stabilità la cui riforma è di fatto bloccata dalla mancata ratifica parlamentare del nostro Paese.
Cibo italiano farlocco
Il market di Bruxelles vende imitazioni delle nostre specialità. Come la carbonara (in vasetto). Il ministro: «Subito verifiche».
Verrebbe da dire: Ursula, spiegaci questa. Perché nei palazzi dell’Ue si spaccia una poltiglia in vasetto definita Carbonara che è a metà strada tra un omogeneizzato e una crema da notte? Va bene che la baronessa von der Leyen pecca per abitudine in fatto di trasparenza - dai messaggini sui sieri anti-Covid con Albert Bourla della Pfizer costati una valanga di miliardi fino alla corrispondenza con i generali tedeschi, senza contare il silenzio sulla corruzione in Ucraina - ma arrivare a vendere nel «suo» supermarket il falso cibo italiano pare troppo. Anche se sappiamo da tempo che l’Ue è tutta chiacchiere e distintivo, in questo caso falso.
Il Parlamento europeo (iStock). nel riquadro, la copertina del libro di Gabriele Guzzi
Alcuni esponenti del centrodestra hanno cambiato registro: parlano come Elsa Fornero.
Eurosuicidio è il titolo di un gran bel libro scritto da Gabriele Guzzi con prefazione di Lucio Caracciolo sull’impatto dell’Unione europea rispetto alle crisi in corso. Un’analisi severa e puntuale, dove i dati reggono le tesi che conducono all’arrivo: l’Europa non è in crisi, è la crisi.
La Commissione rivede al ribasso la crescita dell’Italia nel 2025 (+0,4%) e gli «strilloni» anti-governo ghignano: «Fanalino». Ma le stime dei burocrati sono spesso fallaci. E il nostro Pil pro capite supera quelli della Germania e della Francia del debito.
Tutti a parlare del fatto che le previsioni di crescita per il 2025 relegano l’Italia a fanalino di coda. Ah, le previsioni arrivano dalla Commissione europea. Che quattro volte l’anno ci offre le sue analisi sul passato e le sue previsioni per il futuro. A febbraio sono pubblicate le previsioni invernali. A maggio quelle di primavera. A settembre quelle estive. E a novembre quelle di autunno. E sono queste quelle che molti quotidiani italiani hanno commentato ieri. Il faro era puntato sulla bassa crescita. Che è una realtà indiscutibile.




