2025-05-02
L’Africa salva il mercato delle armi russe
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Vladimir Putin stringe la mano al presidente del Mozambico Filipe Nyusi durante una foto con i capi delegazione e i partecipanti al Secondo Vertice del Forum Economico e Umanitario Russia-Africa a San Pietroburgo del 28 luglio 2023 (Ansa)
Con la spesa militare globale mai così alta dai tempi della Guerra fredda, a salvare l’export di Mosca è il continente nero, che riconquista il secondo posto a livello globale scalzando la Francia.
Con la spesa militare globale mai così alta dai tempi della Guerra fredda, a salvare l’export di Mosca è il continente nero, che riconquista il secondo posto a livello globale scalzando la Francia.Nel corso del 2024 la spesa militare globale ha raggiunto la cifra senza precedenti di 2,72 trilioni di dollari, segnando +9,4% rispetto all'anno precedente e il più forte aumento annuale dalla fine della Guerra fredda. Lo ha calcolato lo Stockholm International Peace Research Institute (Sipri) che ha anche segnalato come si tratti del decimo anno consecutivo di crescita della spesa militare mondiale, trainata dalle crescenti tensioni geopolitiche in tutte le regioni, ma in Europa e Medio Oriente a fronte dei conflitti in corso in Ucraina e Gaza.In questo scenario gli Stati Uniti hanno mantenuto la prima posizione con 997 miliardi di dollari, pari al 37% della spesa globale, annunciando che nel 2026 tale spesa supererà il miliardo di dollari. Segue la Cina con una stima di 314 miliardi di dollari, e a scapito della Francia al terzo posto torna la Russia (149 miliardi di dollari), quindi Germania (88,5 miliardi) e l’India (86,1). Insieme, queste nazioni rappresentano il 60% della spesa militare mondiale. I membri della Nato hanno speso complessivamente 1.510 miliardi di dollari per le loro forze armate, rappresentando oltre la metà (55%) della spesa globale. Diciotto dei 32 membri dell'Alleanza hanno raggiunto o superato l'obiettivo di spesa del 2% del Pil. Ovviamente l'Ucraina si posiziona nei primi dieci posti, precisamente all'ottavo posto a livello mondiale con 64,7 miliardi di dollari, ovvero il 34% del suo prodotto interno lordo. Sale anche la spesa militare del Giappone, cresciuta di un sorprendente 21% nel 2024, raggiungendo 55,3 miliardi di dollari, segnando il maggiore incremento dal 1952.Grandi affari grazie alle guerre più lungheQuesto preambolo serve per comprendere la posizione della Russia, che dopo aver dato segni di difficoltà – ricordiamo quando l'esportazione di controller per videogiochi dal Regno Unito a Mosca fu vietata in quanto possono essere riutilizzati per pilotare droni contro l'Ucraina – ha trovato il modo di rifornirsi di elettronica, materie prime e prodotti chimici da altre fonti, aggirando in parte le sanzioni su elettronica, macchinari e metalli per non limitare la propria capacità militare e industriale bellica. Tra questi rientrano circuiti elettronici e altri componenti che possono essere utilizzati nei sistemi d'arma. Per il Cremlino è ora importante ricostruire la propria reputazione di esportatore di armi, poiché la mancata vittoria sull’Ucraina l’ha fortemente intaccata e senza accordi con l’Iran e la Corea del Nord le forze russe si sarebbero trovare in grande difficoltà. Nel 2023 la Russia aveva ceduto la sua posizione di secondo fornitore di armi al mondo alla Francia, con un crollo del 53% delle sue vendite, nonostante le esportazioni verso l'Africa subsahariana, dove dal 2018 al 2022 Mosca deteneva una quota di mercato del 26%, seguita dalla Cina con il 21%. Ma il Cremlino ha fatto diversi errori, tanto che le esportazioni di armi russe sono diminuite del 92% dal 2021 al 2024 a causa del reindirizzamento delle risorse verso il fronte ucraino; delle sanzioni, dell'inflazione e dei problemi di finanziamento della produzione. Inoltre, il numero di paesi che acquistano armi russe è diminuito drasticamente e importanti acquirenti, come l'India, si sono rivolti ai concorrenti, ovvero Cina e Francia. Infine, seppure Mosca abbia promosso il suo nuovo caccia stealth Su-57, esaltandone le prestazioni dimostrate in combattimento in Ucraina, ha incontrato scarso successo. Inoltre, dal 2019 al 2023 la quota cinese è scesa al 19%, superando però quella russa del 17%. Ciò perché nello stesso periodo le importazioni di armi da parte dei paesi africani sono crollate del 52% e questo ha provocato un forte calo delle entrate anche per l'industria bellica russa. Alcuni dei principali clienti russi in Africa hanno resistito alle pressioni delle sanzioni, così la Russia ha ceduto terreno nel mercato degli armamenti ad altri fornitori e fa maggiore affidamento su accordi di fornitura di armi con stati fragili e afflitti da conflitti.Acquisti più rapidi e con meno vincoli politiciNonostante questo Mosca rimane un partner privilegiato per molti regimi autoritari africani che non potrebbero acquistare armi altrove e neppure ingaggiare istruttori militari. Sia per ragioni economiche, sia per quelle politiche, incontrando barriere e cavilli insormontabili. Al vertice Russia-Africa del luglio 2023, tenutosi a San Pietroburgo, il presidente Vladimir Putin dichiarò che la Russia aveva 40 accordi tecnico-militari in essere con i paesi africani. Questi patti, che comprendono l'antiterrorismo, la sicurezza e l'addestramento delle forze di polizia, aprono le porte a maggiori vendite di armi russe piuttosto che occidentali. Le esperienze di Nigeria, Angola e Uganda sono state emblematiche: da un lato, la Nigeria ha firmato un accordo di cooperazione militare con la Russia nell'agosto 2021, considerando gli elicotteri da combattimento Mi-35M e Mi-171E armi cruciali nella lotta contro Boko Haram. Dall'altro, Russian Helicopter ha subito una grave crisi nella catena di approvvigionamento dei componenti, che avrebbe avuto ripercussioni negative sugli acquisti di armi della Nigeria, che infine ha scelto di rafforzare la propria industria bellica nazionale portandola a un’autosufficienza del 40% entro il 2027, ma anche a firmare un accordo di difesa da un miliardo di dollari con l'India per colmare le lacune russe. L'Angola, che era il più grande cliente russo in Africa, si è trovata ad affrontare un dilemma simile riguardo alla fattibilità dell'acquisto di armi e nel 2019 il presidente angolano João Lourenço aveva dato il via alla costruzione di fabbriche per la produzione di armi russe. Entro la fine del 2022, l'Angola avrebbe voluto disinvestire dalla sua dipendenza dagli equipaggiamenti militari esteri, e in un'intervista del dicembre 2022 a Voice of America, Lourenço aveva ammesso che l'esercito angolano dipendeva dalla tecnologia dell'era sovietica e invitava gli Usa a partecipare ai suoi programmi militari. Alla Conferenza sulla sicurezza di Mosca dell'agosto 2023, il ministro della Difesa ugandese Vincent Sempija si era dichiarato aperto a una cooperazione militare a lungo termine con la Russia. Questa retorica, tuttavia, non si è tradotta in contratti redditizi e la Russia si è sentita in dovere di donare cento milioni di dollari in equipaggiamenti militari per mantenere l'Uganda tra i clienti. Dopo la fornitura di sistemi per la guerra elettronica Krasukha-4 all'Etiopia, Mosca ha perso un grande cliente come l’India, che recentemente ha acquistato caccia Rafale per la propria Marina abbandonando i MiG-29. Secondo Rosoboronexport, la società per l’esportazione di armi del Cremlino, le aziende russe manterrebbero comunque un portafoglio ordini record di 55 miliardi di dollari per forniture destinate a 44 paesi del mondo, annunciando anche di aver firmato i primi contratti con clienti “anonimi” proprio per i caccia russi Su-57e di quinta generazione. Poi si è saputo che si tratterebbe di un Paese africano, l’Algeria.L’importanza del ruolo dei mercenariLa presenza di compagnie militari private russe in Sudan e Mali ha consentito un trasferimento di armi particolarmente agevole. Queste organizzazioni forniscono ordigni alle forze locali che addestrano e le barattano con i loro clienti in cambio di denaro e concessioni minerarie. Dopo lo scoppio della guerra civile in Sudan nell'aprile 2023, il Gruppo Wagner ha inviato missili alle Forze di Supporto Rapido (Rsf) di Mohamed Hamdan Dagalo e il capo dell'Esercito nazionale libico Khalifa Haftar fu implicato in questo traffico di armi. L'organizzazione successiva a Wagner, l'Afrika Korps, ha trasportato armi da Bangui a Birao (Sudan) e ha utilizzato aerei emiratini per trasferire armi alle Forze armate rivoluzionarie (Rsf). Nonostante questi accordi la Russia ha contemporaneamente perseguito un accordo di scambio di armi per la base di Port Sudan con il rivale di Hemedti, le Forze Armate Sudanesi. Anche l’'abrogazione della cooperazione in materia di sicurezza tra Usa e Niger ha facilitato i trasferimenti di armi russi: nell'aprile 2024 il Niger aveva acquistato sistemi di difesa antiaerea e ha assunto tecnici russi per installarli. Bisogna quindi ricordare sempre che non è tanto il costo di un fucile o di un missile a fare il valore di una commessa, quanto l’indotto in termini di assistenza, addestramento e continuità di aggiornamento per restare al passo con le contromisure adottate dai nemici. Ciò porta a un aumento dei prezzi fino al 500% nei casi più longevi e complessi, come per esempio quello delle batterie di missili per difesa aerea. Ne è un esempio la Turchia, che durante il primo mandato di Trump fu espulsa dal programma industriale dello F-35 per aver acquistato da Putin i missili S-400.
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